Portfolio/Irene Fenara

Portfolio è una sezione del ciclo espositivo Quotidiana, ideato e prodotto dalla Quadriennale di Roma, in collaborazione con Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, per approfondire alcuni degli orientamenti più significativi dell’arte italiana del XXI secolo.

Nell’ambito di Portfolio, undici artisti under 35 sono presentati in mostra una volta al mese con una sola opera. A raccontarne la ricerca è un portfolio sviluppato da Gaia Bobò, curatrice in residenza presso la Quadriennale.

La settima mostra di Portfolio (17 marzo – 9 aprile 2023) è dedicata a Irene Fenara (Bologna 1990). Al centro del suo lavoro si colloca l’indagine sul funzionamento degli sguardi meccanici, intesi come emanazioni di nuove soggettività. L’artista si interessa alla “specificità” dei singoli dispositivi, ovvero a come questi siano capaci di restituire una propria visione del mondo, negando la pretesa di impersonalità che li vedrebbe unicamente come organismi produttivi e di controllo. Ne è un esempio il vasto corpus di lavori dedicato alle videocamere di sorveglianza, di cui l’artista sovverte l’ordinaria finalità, soffermandosi sulla dimensione della disfunzionalità e dell’errore. In questa prospettiva, le immagini non agiscono più come veicolo di informazione, ma piuttosto di speculazione poetica. Per consultare il suo portfolio, clicca qui.

Nella serie Supervision (2018 – in corso), l’artista estrapola fotogrammi dai circuiti delle videocamere di sorveglianza con lo scopo di evidenziare l’imprevedibilità e la soggettività di una possibile interpretazione. Le immagini selezionate sono vedute talvolta irriconoscibili, astratte, alterate da difetti di fabbricazione o dall’insorgenza di fattori esterni che ne rovesciano la primaria funzione di controllo. L’opera in mostra, realizzata nel 2021, restituisce una visione oscurata dalla crescita incontrollata delle fronde di un albero, i cui colori appaiono alterati da un difetto della macchina. La funzione di sorveglianza appare dunque neutralizzata dall’incognita rappresentata dalla natura che, come un’interferenza, devia il dispositivo verso un’inaspettata esperienza di apertura poetica.

La sede espositiva è il Museo di Roma-Palazzo Braschi (Piazza di San Pantaleo, 10/Piazza Navona, 2). L’accesso è libero e senza prenotazioni. Orari: dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 19.