Paesaggio/Alessandro Biggio e Antonio Fiorentino

Paesaggio è una sezione del ciclo espositivo Quotidiana al Museo di Roma – Palazzo Braschi, ideato e prodotto dalla Quadriennale, in collaborazione con Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, per approfondire alcuni orientamenti significativi dell’arte italiana del XXI secolo.

All’interno di Paesaggio, ogni due mesi sei curatori (tre italiani e tre stranieri) riflettono su traiettorie artistiche di particolare interesse attraverso un testo critico e una mostra composta da poche opere essenziali.

La seconda mostra di Paesaggio, aperta al pubblico dal 19 novembre 2022 al 12 gennaio 2023, è dedicata agli artisti Alessandro Biggio (Cagliari, 1974) e Antonio Fiorentino (Barletta, 1987) e trae origine da una riflessione della curatrice Alessandra Troncone su una tendenza della scultura italiana del XXI secolo: ovvero assumere forme assimilabili a quelle di reperti archeologici i cui connotati, invece che riferirsi a un passato noto, sembrano proiettare verso un possibile futuro. Il sentimento che lega diversi artisti a un’idea di “fine del futuro”, consapevolmente o inconsapevolmente espressa nei loro progetti, è qualcosa di profondamente radicato nella società attuale e nel suo profondo sentimento di precarietà.

La ricerca artistica di Alessandro Biggio e Antonio Fiorentino, presa in esame nel saggio critico della curatrice, si concentra sui processi di trasformazione della materia e dei significati culturali attraverso il tempo. Il saggio può essere letto cliccando qui.

Nell’opera Hermetica Hesperimenta (2018-in corso) di Antonio Fiorentino, presente in mostra, una scaffalatura da deposito archeologico espone una serie di opere non finite, quasi fossero anch’esse dei reperti, mentre i cumuli di detriti sul pavimento rimandano a oggetti distrutti e di cui si è ormai persa la memoria.

Alessandro Biggio presenta, invece, Cámua (2021), una scultura originata dal calco dell’interno di un tronco marcito, attorno al quale è intrecciato un cordino lavato in un impasto di acqua e cenere, qui utilizzato come materiale simbolico legato allo sgretolarsi del corpo. L’opera diviene un luogo in cui la conoscenza dei tempi e dei ritmi della natura si incrocia con quella delle tradizioni culturali, come la tecnica di intreccio della cordula, utilizzata per realizzare la scultura.

La sede espositiva è il Museo di Roma-Palazzo Braschi (Piazza di San Pantaleo, 10/Piazza Navona, 2). L’accesso è libero e senza prenotazioni. Orari: dal martedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 19.