Meletios Meletiou

Limisso (Cipro) 1989
Vive e lavora a Roma
6 luglio 2024
Studio visit di Davide Lunerti

Meletios Meletiou è un artista cipriota che lavora a Roma, in uno studio situato nel complesso di Pastificio Cerere. Gli studi in Arti visive e Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Roma gli hanno permesso di trarre saperi trasversali per lo sviluppo della sua pratica, in cui è confluita una mescolanza di saperi architettonici, scultorei e pittorici.

Un’esperienza di volontariato nel 2016 all’isola di Lesbo e al Porto di Pireo ad Atene, punti cardine delle rotte migratorie dirette in Europa, ha segnato uno spartiacque nella produzione dell’artista, inserendo per la prima volta, oltre all’utilizzo dei materiali che tutt’ora adopera, un’apertura al discorso sociale contemporaneo, anche in riferimento alla situazione socio-politica del suo Paese. Il workshop a cui l’artista ha lavorato in questo contesto consisteva nella creazione di Imaginary friends: piccoli omini di fil di ferro, un materiale che evoca i significati della barriera, del limite, della zona di confine, attraverso i quali i partecipanti potessero rivendicare un proprio spazio e una propria identità, rappresentando se stessi in piccoli alter ego tascabili, in un’operazione che inducesse alla consapevolezza del sé in opposizione a una condizione di alienazione. Per Meletiou infatti l’esperienza ludica ha la capacità di trasformare lo stesso muro che divide le identità in un punto d’incontro tra di esse, in cui l’altro smette di essere nemico per assumere un volto, una voce, una storia.

Le storie neglette, sia perché non conosciute che perché volutamente nascoste all’opinione pubblica, sono il centro dell’interesse dell’artista; la sua ricerca ha però radici più profonde, che affondano nella storia della decorazione urbana. La città muta nel tempo, insieme alla sua cultura e alla sua politica; per Meletiou, ogni fenomeno storico lascia nella filigrana delle architetture della città tracce visibili come al carbonio, permettendo di risalire, attraverso un’archeologia della decorazione, alla mappatura genealogica degli influssi culturali che hanno contribuito alla realizzazione di ogni palazzo, edificio e monumento storico. L’artista concentra la sua analisi negli elementi ricorrenti applicati alle architetture antiche e moderne, mentre sul contemporaneo la sua riflessione verte su come questi stessi elementi, estrapolati dal passato, siano stati decontestualizzati e impiegati nell’architettura cosiddetta “ostile”. Il libro Epidermis (2022, edito da Viaindustriae, a cura di Gaia Bobò), raccoglie questa ricerca in una serie di stampe prodotte dall’artista, che unisce vari esempi e suggestioni di diverse costruzioni e città nelle quali questo fenomeno avviene. L’architettura ostile consiste nella strumentalizzazione di elementi architettonici decorativi in qualità di dispositivi respingenti, adoperati in modo sottile, subliminale, per allontanare determinate categorie identitarie e gruppi sociali minoritari, allo scopo di escluderli da uno spazio e marcarne il confine in nome del “decoro” urbano. Pattern decorativi e configurazioni architettoniche che prima avevano un mero scopo di abbellimento estetico, come ad esempio il bugnato così presente nel panorama urbano italiano, diventano nel contemporaneo armi difensive che agiscono sotto la pelle della città: ne sono un esempio gli spuntoni appuntiti che compaiono su pareti, facciate e gradini dei palazzi; affinché i senzatetto non possano sedersi, appoggiarsi o riposarsi. Questi stessi pattern decorativi vengono ripresi nella produzione dell’artista in elementi scultorei, perlopiù realizzati in cemento, e installazioni che simulano come frammenti degli edifici analizzati nella ricerca, sensibilizzando lo sguardo dello spettatore a queste conformazioni architettoniche tipiche del nostro periodo storico, ma di cui abbiamo scarsa consapevolezza, rendendole così più evidenti nel momento in cui le reincontreremo nella città in cui viviamo.

L’opera non viene limitata alla dimensione scultorea. Nella serie di lavori ReSize To Fit (2019- in corso), le sculture in cemento o in argilla bicomponente prendono come l’uso di una tela preparata, su cui viene applicato il colore, attraverso il quale l’artista può esprimersi invece liberamente, di getto, secondo altre dinamiche e logiche; in una scultura di un considerevole peso concettuale e progettuale, va ad aggiungersi così la dimensione emotiva e spirituale derivata dal mezzo pittorico. In alcuni lavori, i più recenti della serie, avviene una deformazione della materia, un disfacimento della solidità riscontrata invece nei pattern ricostruiti in precedenza, come se, con la loro fluidità, le nuove opere a tutto tondo mettessero in discussione la stabilità di quelle costruzioni, di quegli stigmi, ricordando che i muri non sono monolitici e statici, ma sono composti di materia malleabile, che muta e varia a seconda del contesto storico-culturale oggi come in passato. Per la sua personale più recente, Playground del 2023 alla Eins Gallery di Limisso (Cipro), a cura di Panos Giannikopoulos, Meletiou ha realizzato una grande installazione ambientale, che presenta in modo evidente sia gli aspetti di aggressività insiti nell’architettura ostile sia l’espediente del gioco come incontro, elementi fondativi della pratica dell’artista, evocando il senso del perturbante tra una familiarità ludica e un sottotesto minaccioso. In un percorso circolare, lo spettatore era chiamato a interagire e attraversare elementi tratti dalle architetture ostili, ma con forme e strutture che imitavano le dinamiche e le configurazioni di giochi dell’infanzia. La moquette che era stata allestita sul pavimento della galleria, di un viola abbagliante, costituirà il materiale della copertina del libro della mostra, edito da Dito Publishing, su cui l’artista sta attualmente lavorando.

Al momento lo storico di Meletiou conta poche mostre personali; si potrebbero trovare ulteriori occasioni di esposizione, anche per mettere in gioco la sua produzione in contesti e ambienti differenti, stimolando nuove associazioni e significazioni del lavoro.

Il chiaroscuro generato dalla dialettica tra forme e significati contrastanti (solido e morbido, compatto e fluido, confine e condivisione, aggressivo e giocoso, curvo e appuntito, respingente e attrattivo, variopinto e monocromo); le scelte tecniche, sperimentali, coerenti ed efficaci; un tipo di ricerca così attento e interessante sulla storia della decorazione e sulle questioni sociali della città contemporanea: tutti questi aspetti, integrati tra loro in modo autentico e organico, contribuiscono a conferire alle opere di Meletiou un livello di profondità e complessità piuttosto notevole.