Vincenzo Schillaci

Palermo 1984
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Nicolas Martino
15 febbraio 2024

Vincenzo Schillaci è un pittore, nato e cresciuto a Palermo, ha studiato all’Accademia di Belle Arti nel momento in cui il capoluogo siciliano conosceva, dal punto di vista artistico, un momento particolarmente fertile con la cosiddetta Scuola di Palermo, la presenza ‘didattica’ di Marco Cingolani e l’attività pionieristica del gallerista Francesco Pantaleone, tutti elementi che hanno contribuito fortemente a un ‘momento’ palermitano dell’arte italiana. Eppure, nel suo lavoro, non sono presenti influenze dirette di quella scuola se non per la scelta della pittura. Voglio dire che è probabilmente per ‘quella’ Palermo che Schillaci oggi è un pittore, ovvero è un artista che ha scelto la pittura non tanto come mezzo ma come fine in sé o, forse, è stato scelto dalla pittura che lo abita quotidianamente, ma ha comunque sviluppato un lavoro del tutto originale e che non sembra avere, dal punto di vista operativo, un rapporto diretto con quella prima formazione. D’altronde, dopo gli studi ha passato un lungo periodo a Berlino, anche come animatore della scena artistica e culturale, e nella capitale tedesca ha evidentemente assorbito l’eredità del romanticismo pittorico, oltre ad aver stretto un sodalizio con la Galleria Rolando Anselmi che segue costantemente il suo lavoro.

Un pittore, si diceva, per il quale la pittura è forma di conoscenza del mondo e che restituisce il fallimento continuo della nostra relazione con l’essere. Oltre i limiti dell’Illuminismo e delle categorie kantiane, l’interesse per la pittura romantica, e per quella di paesaggio in particolare che Schillaci cita nei suoi lavori più interessanti, nasce evidentemente da questa esigenza di cogliere le idee nello stesso momento in cui matura la consapevolezza di una impossibilità. Ogni opera di Schillaci rappresenta, quindi, un fallimento che rimanda alla nostra condizione esistenziale. La sua è una pittura quasi monocromatica, realizzata per stratificazioni successive di elementi minerali sulla superficie della tela. Una pittura lenta che si sedimenta per tentativi dando vita a immagini che si sottraggono continuamente al mondo della comunicazione contemporanea. Non è quindi una pittura che rappresenta e comunica ma, al contrario, una pittura che esprime senza comunicare, evoca ma non rappresenta nulla se non il tentativo di costruire una dimensione sensibile come ambiente originario nel quale i concetti possono iniziare a formarsi. È una pittura difficile quella di Schillaci, che si sottrae e si nasconde. Una pittura che non concede nulla all’occhio ‘diseducato’ dello spettatore né alla società ipermediatizzata, costituendosi come estremo atto di resistenza a quel ‘rumore bianco’ che risulta essere l’unico prodotto del ‘chiasso’ iconografico contemporaneo.

Questa attitudine risulta evidente guardando l’ultima produzione presente in studio, ma anche osservando le opere realizzate per la mostra Rising of The Moon allestita nel 2020 a Berlino, presso la galleria Anselmi, forse il risultato più maturo di questo artista, almeno per il momento. Qui, alcuni frammenti dei paesaggi di Caspar David Friedrich venivano estrapolati, ingranditi e rilavorati dando vita a una serie di opere pittorico-materiche di grande suggestione. Quello di Vincenzo Schillaci è, in conclusione, un lavoro importante nella scena artistica contemporanea, perché nel rinato interesse per la pittura che si registra in questi ultimi anni, si caratterizza per una scelta particolare di rigore e complessità che distingue il suo lavoro da quello di altri suoi colleghi. Lontano sia dalla pittura italiana degli anni Ottanta sia da quella degli anni Novanta, questo artista ha trovato una chiave che risolve l’arte nella superficie del quadro e che, nel tentativo di ripensare una tradizione, ma cercando allo stesso tempo di portarla oltre i suoi limiti, produce una ‘tensione’ artistica e concettuale che risulta essere il suo tratto più caratteristico.

Ci troviamo di fronte a una pittura di grande qualità, effetto di una quotidiana disciplina artigianale che si trova al cuore della concettualità filosofica. Operazione coraggiosa e ambiziosa quella di Vincenzo Schillaci, oggi artista quarantenne e quindi giovane e allo stesso tempo maturo. Proprio per questo mi chiedo se questa qualità e questa tensione concettuale riusciranno a resistere nel tempo ancora lungo e senz’altro impervio che l’artista si trova davanti.