Valeria Carrieri

Roma 1987
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Nicolas Martino

Valeria Carrieri ha studiato pittura alla Haute école des arts a Strasburgo e Filologia e critica all’Università, conseguendo un dottorato di ricerca a Siena e a Losanna. Ha dunque una doppia formazione che si riflette subito in tutta l’impostazione del suo lavoro artistico. Ha partecipato a diverse collettive, sia in Italia che all’estero e, tappa particolarmente importante nel suo percorso, ha partecipato al Simposio di pittura organizzato da Luigi Presicce alla Fondazione Lac o Le Mon, entrando in contatto con l’esperienza della Scuola di Santa Rosa.

Camminando nel suo studio si ha quasi l’impressione di essere proiettati in un’altra epoca, in quella dimensione fondamentale che fu, tanti secoli fa, lo spazio liminare tra l’artigianato e l’arte moderna, quando ancora la separazione del ruoli, in ambito creativo, non si era definita del tutto e il principio di individuazione delle soggettività era di là da venire. Lo dico perché Carrieri ha uno spiccato interesse per le arti e le tradizioni folkloriche, per l’artigianato come forma d’arte popolare, per la poesia e la scrittura anche nella loro forma essenzialmente grafica – con un rimando alle miniature ornamentali e alle tecniche di stampa come lento lavoro quotidiano – che ne fanno una singolare figura nel panorama italiano contemporaneo, quasi una continuatrice di quella linea di ricerca che rimanda ad artisti come Jorn, Corneille, Gallizio e al loro interesse per l’universo fiabesco e naïf. C’è quindi un interesse politico – declinato in chiave pedagogica – evidente nella sua attività laboratoriale sugli ex-voto rivolta a un pubblico popolare ma, allo stesso tempo, l’immaginario intorno al quale si concentra è spesso intimo ed esistenziale. Potremmo allora dire che, anche generazionalmente, Valeria Carrieri si colloca in mezzo tra quella generazione “politica” di quaranta-cinquantenni e quella “esistenziale” dei trentenni di cui si è parlato più volte nei «Quaderni d’arte italiana» e nelle esplorazioni di Panorama.

Il disegno a china, la pittura a olio, il ricamo, la scultura in cartapesta e la scrittura, sono le diverse tecniche che incrociamo nel suo studio, dove tra i lavori sono senz’altro da segnalare le grandi carte, non intelaiate, dipinte a olio, coloratissime e di una delicata poesia dal sapore fauve, così come i molti acquarelli, un’immersione in paesaggi e giardini della memoria, acquatici e bucolici, musicali e intimi. Così come le piccole chine, che tra figure antropomorfe, creature magiche e ritratti trasfigurati, ricordano quell’universo delle miniature e dei manoscritti di cui abbiamo già detto. Le cartapeste testimoniano invece l’interesse per l’arte come processo educativo, che potrebbe costituire il fondamento di una pedagogia ‘alternativa’ e non più fondata sull’egemonia della parola e del concetto astratto rispetto alla dimensione operativa. Nello studio si incrocia anche, e non a caso, una serie di libri che testimoniamo gli interessi teorici dell’artista, da Carla Lonzi a Ursula K. Le Guin, da Bell Hooks a Georges Didi-Huberman, solo per citarne alcuni, e dicono di una ricerca che corre parallelamente tra l’approfondimento teorico e l’esercizio manuale e quotidiano come forma di vita (già praticata sotto altri cieli dagli amanuensi). Detto questo, certamente qui sorprende la mancanza di mostre personali rilevanti e quindi di un’attività espositiva più intensa che avrebbe avuto il merito di far conoscere maggiormente un lavoro che finora è rimasto legato a una dimensione ‘segreta’ che, se da un lato lo ha preservato rendendolo prezioso, certamente lo ha anche sacrificato, sottraendolo al confronto e alla possibilità di un’ulteriore crescita. In conclusione, e come nota senz’altro positiva, viene da pensare che in un’epoca come questa, di post-alfabetizzazione, la Carrieri suggerisca di ricominciare da capo a re-imparare l’abecedario, a fare lentamente ciò che poco a poco abbiamo dimenticato, travolti dalla digitalizzazione e dalla velocità. Lentezza e manualità contro velocità e astrazione, sembrano essere queste le parole chiave del lavoro di un’artista che merita senz’altro una maggiore visibilità.