Stefano Caimi

Merate 1991
Vive a Montevecchia
Studio visit di Francesca Guerisoli
22 novembre 2023

Architetto di formazione, Stefano Caimi insegna alla Naba Computer Art, guidando gli studenti nell’ideazione di progetti che utilizzano logiche computazionali come mezzo espressivo. I lavori nascono da una spiccata sensibilità legata al luogo in cui vive, una zona prevalentemente boschiva in provincia di Lecco. Caimi indaga le radici di questioni legate alla tecnologia, utilizza la programmazione e scrive custom software ad hoc per sviluppare progetti in cui la tecnologia viene messa al servizio del pensiero: «Non penso alla tecnologia come a un fine estetico, ma a uno strumento compositivo».

Nello sviluppo delle opere ha spesso un ruolo cruciale il coinvolgimento di ricercatori universitari. Ad esempio, a Dolomiti Contemporanee, con il TESAF Centro Studi per l’Ambiente Alpino di San Vito di Cadore, ha sviluppato un’installazione che si basa sulla dendrocronologia, scienza che studia l’accrescimento degli alberi in funzione delle condizioni climatiche. L’installazione Phytochronos (2022) è una sorta di orologio sonoro degli alberi controllato da schede elettroniche programmabili, ottenuto inserendo i dati acquisiti dai ricercatori: in base alla velocità di crescita dell’albero, si produce un ticchettio di velocità diverse.

Uno dei temi principali della ricerca di Caimi riguarda la percezione del paesaggio, dei suoi elementi generatori. In particolare, indaga le relazioni che esistono all’interno del paesaggio e che sono fondamentali per creare l’immagine che percepiamo. I vegetali sono l’oggetto di studio privilegiato, di cui sottolinea i processi fondamentali per la rigenerazione e lo sviluppo dell’ambiente. Nella serie Phytosynthesis (2019), viene utilizzato un software scritto in Java che consente di lavorare sulla fotogrammetria, tecnica utilizzata dagli architetti per il rilievo degli edifici storici. Partendo da circa duecento foto di un soggetto, si ricostruisce un modello tridimensionale sul quale viene condotto un lavoro di datapainting. L’immagine destrutturata dei fiori, scomposta in una nuvola di punti e linee, ricrea una connessione tra lo spazio e il cosmo, gli astri, i vegetali, richiamando la connessione diretta delle piante con il sole tramite il processo della fotosintesi.

Nella serie di sculture Trasduttore (2021), l’equilibrio messo in atto tra elementi naturali e tecnologia si esprime attraverso l’indagine dei sistemi utilizzati dalle piante per comunicare. Qui, Caimi si serve di proiettori che connette a Tillandsie per generare impulsi luminosi. La struttura è controllata da Arduino e ha un ciclo di accensione e spegnimento che, tramite codice Morse, invia messaggi alle piante. L’immagine di ogni singolo proiettore, man mano che scorre il tempo e la pianta si modifica, continua a cambiare e trasforma l’oggetto in strumento da laboratorio, dove diventa esso stesso elemento scultoreo.

Nella produzione di Caimi vi sono anche lavori in cui viene indagata la rigenerazione costante della natura. In particolare, l’artista si focalizza sul tema della decomposizione delle necromasse e sul processo della smaterializzazione della materia che, una volta decomposta, diventa fertilizzante. Nella serie Post fata resurgo (2021), funghi lignicoli sono stati collocati su sculture di carpino bianco, progressivamente degradate dall’azione dei funghi che si nutrono delle sostanze tossiche contenute nel legno.

La ricerca di Caimi si estende anche alle componenti musicali e digitali, utilizzando algoritmi e sintetizzatori per generare musica elettronica con un approccio ibrido, tra calcolo computazionale e sintesi analogica. Nelle sue opere, la forma concilia il dualismo tra elemento naturale e tecnologia, componenti non così lontane, basti pensare ai computer quantistici, che si ispirano ai sistemi che usano le piante per vivere: «La distanza tra la natura e la tecnologia, in realtà, non c’è. Ci siamo sempre ispirati alla natura per disegnare le tecnologie e lo sviluppo del progresso».