Simone Carraro

Treviso 1995
Vive e lavora a Venezia
Studio visit di Stefano Coletto

Simone Carraro cresce in un paese nella provincia di Treviso. A tre anni, nella sua casa di campagna, comincia a guardare disegnando. Ecco, la cosa che ti colpisce di un suo poster, come di una maglietta, di un suo quaderno è questo talento sorprendente. Si appassiona alla cultura punk, quindi alle fanzine, all’autoproduzione e a quell’energia che la musica riesce a darti per uscire da un ambiente asfittico. Eppure, negli anni del liceo artistico porta con sé quegli appunti, erbari, taccuini dove trovi insetti, fiori, erbe, elementi di quel paesaggio in cui è cresciuto.

Il diploma all’Accademia di Venezia nel 2018 e poi uno studio per un anno a Palazzo Carminati, che riempie di oggetti, strumenti musicali, carte e dove lavora producendo mappe, progettando residenze secondo un nomadismo che lo porta a realizzare murales in luoghi decentrati. Partecipa a svariate mostre e interventi urbani a livello nazionale e internazionale. Il suo studio ora è una stanza in un appartamento di Sestiere Castello a Venezia.

Le sue passioni sono le forme della natura che diventano impaginati complessi di testo e immagine, dai contorni marcati, quasi aggressivi. Approfondisce quindi la contaminazione tra elementi del paesaggio e i materiali abbandonati dalle attività umane (Di certe bestie possiamo fare a meno). Negli ultimi due anni espone nello spazio di Alma Zevi; nel 2020 l’Almanacco organico lagunare – A proposito di erbe, bestie e genti, lavori su tessuto di cotone e vernice acrilica e poi, l’anno successive, Il canzoniere dei pezzenti, vernice acrilica su carta. Simone è attratto dalle comunità dei contadini, dai cantastorie, dai proverbi, da racconti che confortano e che esorcizzano le paure ataviche di chi abita le campagne e i piccoli borghi, prima che la tecnologia consolasse le nostre serate. Mi mostra almanacchi, calendari contadini, esempi di stampa popolare, vecchi ritagli di giornale dove il retino, la stampa su carta sedimentano l’immagine nel tempo. Così per l’arcano o l’arcaico dal sapore novecentesco, come l’immagine della sua ultima mostra Paesaggi invisibili, in cui si avvicina al microcosmo degli organismi che abitano materiali e oggetti abbandonati.

Discutiamo sulla street art che disegna animali, mondi, cose, paesaggi, scene organiche e linee curve, quindi artisti incredibili come Ericailcane, Blu, Guido 108. Il suo lavoro potrebbe approdare nel mondo straordinario dell’illustrazione contemporanea; accenniamo al lavoro bellissimo dell’associazione Hamelin a Bologna. Prende appunti. Simone è affascinato dal muralismo, la superficie di pietra ancorata negli spazi urbani, abitati e abbandonati, che diventa schermo per messaggi antropologici ed ecologici insieme; comunicare, interpretare, partecipare. Si accenna a Diego Rivera e al movimento messicano con le sue istanze rivoluzionarie. Ecco, Simone è uno spirito libero; gli chiedi un progetto ma se non lo sente, se non lo percepisce come parte delle sue attitudini non lo accoglie, non gli interessa; però è curioso, si interroga. La sua ricerca è speciale, individuale, come deve essere per chi naviga nel mondo dell’arte, contemporanea o meno, e sta cercando una sua direzione. Ma esiste una direzione? I rischi sono di chiudersi in una visione identitaria, che rinforza e nobilita stereotipi culturali, oppure che il lavoro sulla natura e gli esseri viventi assuma le caratteristiche di una mera didattica, caratteristica di tanti manuali o delle vecchie enciclopedie. Lo sa. Ci sta lavorando. Il suo progetto più recente è Circo ritual sonante, una performance per il teatro di figura con musica dal vivo, realizzato con Ornella Cardillo e che è in finale alla Biennale College. Nello studio, Simone mi mostra queste marionette sonanti che interpretano il microcosmo degli insetti secondo gerarchie e ruoli. In sintesi, con le sue parole: «In un gioco metaforico e parodico, i vari personaggi indossano allegoricamente i segni dell’epoca, rappresentati nell’omologazione, nella fretta, nell’ossessione per il controllo e nella menzogna strumentale. Come un alveare o un formicaio, questo circo brulica di figure che, attratte dalla luce dei riflettori, si mostrano in tutta la loro essenza di fronte a un pubblico giudicante». Parliamo della residenza Una boccata d’arte nel borgo di Petracamela in Abruzzo, per la quale sta realizzando strumenti musicali zoomorfi quasi apotropaici e me ne mostra i disegni. Citiamo artisti che lavorano nei piccoli abitati, nelle comunità, per immaginare possibili sviluppi, tra i quali Marinella Senatore. Sabato 20 maggio gli mando un whatsapp con una immagine della copertina dell’inserto de la Lettura del « Corriere della Sera» con disegni collage proprio di Marinella Senatore: risponde «Molto bello! Approfondisco!». Simone è in cammino.