Roma 1982
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi, Federico Palumbo)
30 aprile 2024

Romina Bassu, durante lo studio visit di Daniela Trincia, stava lavorando alle tele presenti in Panopticon (2023), la sua mostra personale da Studio SALES (Roma); ripartiamo da qui, a produzione e mostra conclusa.

Trincia sottolinea come «lo sguardo maschile viene considerato responsabile del sorgere di un’inconscia e istintiva autosorveglianza nella donna, con una conseguente e spontanea autocensura». L’artista ragiona infatti su come il male gaze abbia, di fatto, a che fare con dinamiche di potere che innescano un comportamento inconscio, ligio e autoimposto. Non si tratta di una prerogativa maschile, ma di un’abitudine interiorizzata che porta le donne stesse ad avere uno sguardo allocentrico, rendendo la percezione del loro corpo come qualcosa di esterno. Il retaggio patriarcale porta, dunque, a un’estrema oggettificazione e a un azzeramento quasi totale dei bisogni primari; le figure femminili sono infatti rappresentate dall’artista in pose innaturali, come se i loro corpi fossero una sorta di macchina celibe volontaria o un elettrodomestico non funzionante. Questo approccio ribalta tuttavia la concezione della malattia mentale, dandole un connotato quasi positivo, in una rivoluzione silenziosa in grado di disinnescare la logica di produttività e compiacimento.

È inoltre importante sottolineare come la fotografia nelle sue opere sia un primo passaggio metodologico, piuttosto che uno strumento formale, poiché l’artista è interessata a una pittura sintetica slegata dal virtuosismo figurativo.

Il tema dello sguardo, la figura femminile e l’intrusività maschile rimandano ad alcuni lavori di Giosetta Fioroni, oltre a un’influenza del già citato Morandi. Bassu ci tiene però a sottolineare anche l’interesse per la dimensione biografica di alcuni artisti, come ad esempio Francis Bacon. Inoltre, l’aver vissuto in Spagna le ha permesso di approfondire il lavoro di Velasquez e Goya. Infine, l’artista cita l’importanza dei fumetti e dei manga nella sua ricerca, sia a livello formale che narrativo. Questa commistione con la cultura popolare è sempre stata per lei di fondamentale importanza, d’altronde, all’inizio, i suoi lavori erano ispirati da un modello idealizzato di corpi bianchi e conformi, presi in prestito dal cinema e dai rotocalchi anni Cinquanta; un modo per parlare di uno stereotipo ancora attuale, attraverso il distacco temporale.

Nonostante una sorta di maquillage della superficie pittorica, data da colori confortanti e delicati, il lavoro cela una narrazione tagliente che tocca tematiche politiche urgenti.

La ricerca di Bassu va oltre il preconcetto ─ sia della pittura che del femminile ─ e la stereotipizzazione che si accompagna a una certa piacevolezza superficiale. Nonostante ciò, l’interesse dell’artista non è verso l’aspetto ideologico, bensì psicologico: «Bassu si avvale dei fondamentali apporti di Jung sull’importanza del simbolo, realizzando lavori che approfondiscono tale tematica, oscillando dal femminile al femminismo, in chiave politica, e in relazione allo sdoppiamento dell’io, del sorvegliante e del sorvegliato, abbandonando ogni sarcasmo», sottolinea Daniela Trincia. 

Nell’ultimo periodo, l’artista sta lavorando a una serie di tele per una collettiva curata da Daniele Capra che analizza il tema dell’eros. Il fatto di attribuire un carattere erotico alla donna ─ che appare sempre algida nelle sue opere─ crea un cortocircuito concettuale. Per escludere lo sguardo maschile, Bassu indaga quindi la pratica dell’autoerotismo, trasformando i suoi corpi vulnerabili in corpi che si attivano attraverso la conoscenza di sé. Inoltre, l’artista sta attualmente indagando l’isteria, approfondendo gli studi di Charcot sul tema, testimoniando, ancora una volta, il suo interesse per la psicologia.

La prospettiva esclusivamente binaria ─ e il relativo protagonismo dell’identità femminile e dello sguardo maschile ─ rischia di diventare il racconto di un mondo quasi distopico e lontano da quello reale, riducendolo a un luogo diviso e vissuto esclusivamente da ‘maschi e femmine’. L’artista sta tuttavia ragionando su questo tema, facendo bene attenzione a non trattare con superficialità una tematica complessa che non vive in prima persona.

La solidità della ricerca di Bassu, che mette in campo un approccio innanzitutto umano, il modo di trattare temi urgenti accompagnati da una ricerca tecnica che cela molteplici livelli di lettura, sono per noi punti di forza da sottolineare.