Raffaele Cirianni

Torino 1994
Vive e lavora a Torino
Studio visit di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi e Federico Palumbo)
16 settembre 2023

Raffaele Cirianni nasce e si forma a Torino. La città, in modo particolare la scena musicale punk underground da cui proviene, influenza in modo consistente il suo lavoro e lo porta a sviluppare una naturale attitudine alla cooperazione e all’autogestione. Proveniente dall’Accademia Albertina, è stato allievo di Mario Airò prima, e successivamente di Franko B, due artisti molto diversi che tuttavia hanno entrambi influenzato il suo lavoro. Il primo, con la sua vicinanza all’arte povera, ha portato Cirianni a una riflessione sull’utilizzo di media aperti, a una precisione spasmodica e a una dimensione concettuale del lavoro. Il secondo ha influito sull’integrazione della componente autobiografica e attitudinale nel lavoro, anche lui spingendolo a spaziare tra diversi media.

L’interesse dell’artista per la politica militante si traduce nella scelta di espedienti poetici in cui l’arte diviene linguaggio e medium privilegiato. Cirianni non si definisce dunque un artista che fa arte politica, bensì un attivista politico. Questo sentire si riflette nella continua ricerca di contro-narrazioni che possano aprire un modo diverso di immaginare e interpretare le cose. Anche l’archivio e la ricerca storica divengono alleati importanti, con l’idea di collezionare e ricostruire storie, sottolineando sempre la differenza tra memoria e Storia e le conseguenti differenze nella narrazione. L’artista, in quest’ottica, predilige il rapporto diretto con le persone e i luoghi, ponendosi come traduttore di esperienze, con un approccio che può essere definito antropologico.

Il lavoro di Cirianni ci pare essere completamente inserito nel contemporaneo, poiché attento alle urgenze che il contesto attuale ci offre. Esso è in continua tensione verso il futuro, spesso ancorato al punto di vista delle nuove generazioni e per tale ragione può essere definito a tutti gli effetti ‘generazionale’. Cirianni si fa inoltre carico di una nuova attitudine produttiva, scardinando la figura dell’artista, ripensando il rapporto che esso instaura con il territorio in cui opera, cambiando contestualmente la percezione delle persone. I lavori più recenti affrontano tematiche quali il rapporto con la casa e il conseguente processo di gentrificazione e speculazione edilizia. A prescindere dall’urgenza affrontata, è elemento costante la totale orizzontalità del lavoro, che si traduce nella creazione di uno ‘spazio abitabile’. L’artista non lavora con un medium specifico, ma segue piuttosto un approccio che ama definire fight specific (termine preso in prestito da Isola Art Center). I suoi ultimi lavori sono infatti l’avvicinamento a una tipologia di performance partecipativa in cui svanisce il confine tra artista, performer e pubblico. Riscontrabile negli ultimi lavori è inoltre una certa asprezza che va di pari passo con l’incupimento dei tempi che viviamo e dei temi affrontati. Ciò si traduce nella tendenza a sottolineare maggiormente la pratica militante e, a livello di formalizzazione, nella presenza sempre più evidente del colore nero (Viva l’arnarchia addio a mia madre, 2023; My Hardcore Skin, 2023).

Non servendosi di forme estetizzanti, e data la complessità dei vari livelli che compongono il lavoro, un punto critico che ci sentiamo di sottolineare potrebbe essere dato dalla necessità di approfondimento, per una più completa comprensione delle sue opere. Inoltre, il suo attivismo e la sua partecipazione a pensieri antagonisti, fortemente legati al mondo giovanile, possono portare a una lettura che è solamente parziale rispetto alle reali possibilità che il lavoro offre. Ciò che ci convince maggiormente è la proposta di una visione ‘altra’ e per certi versi visionaria. Cirianni anticipa, infatti, modelli di cooperazione e di cittadinanza attiva a cui tutti si dovranno avvicinare per necessità fisiologiche. Inoltre, un punto di forza risiede nella possibilità di spaziare naturalmente tra media diversi senza snaturare il lavoro e mantenendo fede alla sua purezza, con la conseguente generazione di un impatto reale sul territorio e sulle persone.

Foto di Davide D’Ambra
Foto di Davide D’Ambra