Parasite 2.0

Collettivo fondato nel 2010 da Stefano Colombo (Vedano al Lambro 1989), Eugenio Cosentino (Luino 1989), Luca Marullo (Catania 1989)
Ha lo studio a Milano e a Londra
Studio visit di Francesca Guerisoli
22 ottobre 2023

Il collettivo si muove in modo fluido tra progettazione architettonica, design, arte visiva e performing arts. Il suo profilo ibrido fa saltare ogni classificazione. «Per il mondo dell’arte siamo architetti, per il mondo dell’architettura e del design siamo artisti», dice Stefano Colombo. I tre fondatori hanno insegnato in diverse scuole nel mondo e attualmente sono docenti al master GEO-Design alla Design Academy di Eindoven, diretto da Formafantasma, e a un master a Bolzano, Exhibition Design for Children. Da poco più di un anno il collettivo fa base a Milano, in un ampio spazio rinominato “Dopo?” nella zona di Rogoredo, che in precedenza ospitava un’officina di riparazione di veicoli a motore e che oggi è un coworking gestito insieme ad altre realtà.

L’osservazione dei loro lavori mi riporta, in particolare, ai Raumlabor e all’“architettura dell’empowerment”. Privilegiano la costruzione di uno strumento rispetto all’oggetto. Molte opere sono esperimenti in chiave processuale il cui focus è sulla cosmologia che si viene a creare. Lavorano spesso su commissione, realizzando ambienti e installazioni di lungo termine che coinvolgono comunità temporanee.

I concetti su cui lavorano sono ben evidenti in progetti come MAXXI Temporary School: The Museum Is a School. A school Is a Battleground, vincitore del bando YAP del MAXXI nel 2016, che prevedeva la produzione di un’opera sul tema della sostenibilità. Parasite 2.0 ha risposto al bando con una domanda: “che cos’è sostenibile in un museo?” Per sei mesi ha trasformato lo spazio esterno del MAXXI in una scuola, interrogandosi sul tema dell’Antropocene, destinando metà del budget all’allestimento di un ambiente e l’altra metà al public program che si svolgeva all’interno di esso. Ha portato vegetazione nella spianata in cemento (come richiesto dal bando) digitalmente, tramite un’app: tutte le scenografie realizzate erano grandi green screen che consentivano di ritrovarsi immersi in un’estetica pop da fine del mondo.

Lo studio non presenta opere; Stefano Colombo mostra dal suo computer progetti che generano partecipazione collettiva, forum di discussione, co-autorialità nell’esito oggettuale di un progetto, particolari dispositivi di osservazione di un luogo e coinvolgimento del corpo del pubblico in azioni semplici. Una parola chiave del loro lavoro è scenografia, perché intendere l’architettura come una scenografia teatrale permette agilità nella costruzione di spazi e ambienti in chiave sperimentale.

Nel 2019, nella personale Temporary Loversdi ar/ge kunst a Bolzano hanno lavorato sul tema della festa come zona temporanea autonoma. Il progetto era diviso in due parti. La prima riprendeva le convenzioni della mostra d’arte presentando come sculture alcuni elementi della vita del clubbing (guardaroba, cinema, consolle, sound system). La seconda, al termine del primo mese di esposizione, consisteva in un workshop di venti ore con venti studenti universitari a cui era stato chiesto di vivere nello spazio per quindici ore e a modificare la mostra servendosi di una serie di strumenti. Gli elementi trasformati e costitutivi della nuova mostra – che comprendevano anche divise modificate, drink creati ad hoc – portavano le tracce dell’energia di quel momento, divenendone il lascito. Il tema delle tracce di un evento trasformativo è presente anche nell’intervento Fuzzy Architecture #3,realizzato nel 2021 per Retrofuturo al MACRO. L’azione consisteva in un’esplosione di polveri colorate scaricate con estintori in alcune aree del museo. Le polveri si depositavano nello spazio e chi le calpestava le faceva transitare, tracciando relazioni con lo spazio e gli oggetti. La temporalità, la scomparsa e il lascito di un evento sovversivo caratterizzano l’azione che, proprio perché temporanea, non si fa assorbire e istituzionalizzare.

La forza di Parasite 2.0 sta nella freschezza e nell’agilità con cui si muove tra i contesti e le discipline, impiegando di volta in volta nei suoi progetti caratteri e dispositivi tratti dalle arti visive, dalle performing arts, dall’architettura e dal design. Molti progetti, e tra i più recenti Concrete Jungle ─ con il quale hanno partecipato al Padiglione Italia alla 18. Biennale di Architettura 2023 con la richiesta di lavorare su urbanistica, architettura e sport ─ fanno saltare ogni categorizzazione. L’intervento si innesta su una preesistenza, la facciata esterna della chiesa parrocchiale di Gesù divino lavoratore di Marghera, trasformata venti anni fa da un gruppo di abitanti in una parete da arrampicata. Parasite 2.0 ha utilizzato il budget a sua disposizione studiando nuove vie e implementando e rinnovando l’impianto, realizzando inoltre una struttura per bambini, che sarà installata sulla chiesa al termine della Biennale.

Foto di Carlotta Franco
Foto di Mattia Greghi