Roma 1976
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Studio visit di Edoardo De Cobelli
4 gennaio 2024

Nicolas Martino affronta la ricerca di Matteo Nasini con una riflessione intorno alla natura del suono, l’elemento che, più di altri, permea il lavoro dell’artista.

Nel panorama italiano, Nasini è senza dubbio uno degli artisti che meglio approfondisce questa dimensione nella sua ricerca, trasformandolo nell’elemento capace di interpretare la realtà, ampliando lo spettro esperienziale di un fenomeno, da una parte, e unendo più discipline, dall’altra. Ma il suono è strumentale alla vera poetica di Nasini, che consiste nello sviluppo di un esperimento, nel desiderio di captare il senso umano e scientifico di una condizione fisica o naturale, imbrigliandolo tra le maglie di una visione artistica. L’udito è così un dispositivo, che permette di restituire e rendere tangibili idee e progetti ancora intentati nella forma di un’opera, una composizione o più spesso un’installazione. L’arte diventa una forma di narrativa speculativa, una rete concettuale e, sì, una poetica che crea uno spettacolo, dal latino spectare – qualcosa da guardare, da poter afferrare.

Ancor più che le parole di un critico, a descrivere la tensione esplorativa dell’opera d’arte sono forse più adatti e affascinanti i dettagli tecnici della realizzazione, che Nasini mi racconta. Nel progetto Sparkling Matter, del 2016, l’artista tenta di scolpire i sogni. Attraverso una serie di encefalogrammi notturni eseguiti su alcuni performer, isola la lettura della fase REM – una delle cinque fasi del sonno – estraendone la mappatura dell’attività elettrochimica. Un’ora e mezza di encefalogramma produce circa 9000 pagine di dati, l’equivalente di un PDF lungo 10 libri. Il PDF in questo caso si chiama EDF, un formato universale. Nasini ha inserito la parte di EDF che gli pareva più interessante in un software di generazione automatica di paesaggio, il quale lo trasforma creando immagini sugli assi tridimensionali e restituendo forme al naturale secondo una matrice generativa. Le sculture riflettono (o riproducono) la bellezza della natura e mi riportano al concetto del bello di matrice rinascimentale. Quando il progetto fu realizzato le stampanti 3D ancora non esistevano, se non un prototipo che Nasini riuscì a ottenere. Non contento, decise di usare l’argilla stampata a crudo, il materiale più organico possibile, fino a quel momento inadatto alla stampa 3D. Queste sculture, inoltre, sono solo una parte del progetto Sparkling Matter, che si estende a performance, registrazioni e a riproduzioni sonore, avvenute in diversi luoghi. I progetti di Nasini durano mediamente due o tre anni. Di volta in volta le mostre e le occasioni espositive illuminano un aspetto della ricerca in corso, ma queste sono precedute da una lunga fase di ricerca che non segue i ritmi imposti dalle aspettative espositive o dal mercato. I progetti si sviluppano a fianco di ingegneri, fisici e programmatori che collaborano nella messa in pratica dell’idea, altrimenti impensabile. Il carattere scientifico si unisce a quello artistico nel tentativo di rappresentare qualcosa che va al di là dell’uno e dell’altro, che nasce dal desiderio di esplorare e capire per tentativi. Nei progetti di Nasini, l’arte si confonde con la matematica e dialoga con la filosofia e i fenomeni studiati passano da una natura epifenomenica all’altra, attraverso i suoi linguaggi, maniere di interpretare la realtà.

Dopo il progetto Welcome Wonderer, che l’ha occupato tra il 2021 e il 2022, l’artista ha ora intrapreso una ricerca intorno alla natura della sabbia, che lo affascina da mesi e l’ha spinto a creare una serie di esperimenti nel project space di Spazio Contemporanea, a Brescia. Quando l’ho chiamato, stava per scaricare quattro tonnellate di sabbia nel piano interrato del centro e mi ha raccontato l’incognita di questa mostra. Nasini intende far muovere l’intera distesa di granelli con un sistema d’aria in grado di creare delle onde. Immagina la vasca come un mare, in contraddizione con l’elemento stesso della sabbia. Per farlo, deve creare un sistema di aerazione in grado di spostare 5000 metri cubi d’aria all’interno delle sale. Questo spostamento non creerebbe problemi in un luogo di grandi dimensioni, mentre a Spazio Contemporanea rischia di creare un piccolo uragano, dal rumore e dell’intensità estremamente forti.

Ogni progetto di Nasini è un investimento di tempo e risorse significativo. Il problema principale di ogni progetto è la sostenibilità, dove la ricerca si concretizza dopo molti mesi, se non anni.

Ma la creatività dell’artista si manifesta anche all’interno dei limiti tecnici ed economici che l’attuazione di un’idea visionaria implica. In Welcome Wonderer, l’impossibilità di un computer normale di elaborare i dati forniti dalla lettura di un ampio raggio del movimento delle stelle, si risolse nella decisione di fotografare il movimento sopra l’installazione, che mutò il senso stesso dell’opera in qualcosa legato al qui e ora. Il viaggiatore a cui l’opera faceva riferimento era il visitatore nell’orizzonte dello spazio, mentre sono convinto che il vero viaggio del visitatore fosse quello nella mente dell’artista.