Marta Naturale

Mirano 1990
Vive e lavora a Noale e a Venezia
Studio visit di Davide Lunerti
13 febbraio 2024

Negli anni in cui ha frequentato il corso di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, Marta Naturale ha strutturato la sua poetica anche attraverso studi di psicologia, simbologia e antropologia, attingendo, in particolare, alle ricerche sulla percezione e alle teorie sull’immagine di Jean Luc Nancy. La incontriamo per una visita nel suo studio di Venezia Mestre, condiviso con le artiste Chiara Enzo, Marta Spagnoli e Laura Omacini.

Le eccellenti capacità tecniche di cui dà prova nei suoi lavori permettono all’artista piena padronanza di una pittura naturalistica, impegnata, principalmente, in opere di piccolo formato. Ciò contribuisce alla costituzione di una dimensione intima, contemplativa e misteriosa nelle sue opere. Pittrice pura, con l’eccezione di alcuni lavori di incisione, Naturale realizza prevalentemente paesaggi domestici e vegetali, con particolare interesse per i luoghi liminali dove questi si incontrano, sottolineando il concetto di soglia: giardini privati, strade di campagna, parchi e zone urbane verdi prendono forma da scenari realmente esistenti, spesso ubicati nei dintorni del paese natale dell’artista. Centrale in tutti i suoi soggetti è questa rappresentazione del confine tra mondi solo apparentemente separati: siepi, cancelli, porte e finestre di vetro, che anziché dividere, mettono in comunicazione l’esterno con l’interno, il mondo conosciuto con l’ignoto, l’artificiale con il naturale, il contesto privato con il pubblico e, ancora, l’interiore con l’Altro, enfatizzando e indagando la sensazione del perturbantegenerata dal contrasto e dalla fusione tra mondi semantici opposti. Questa tensione inquietante, ricreata efficacemente attraverso l’accostamento e la compenetrazione di elementi estetico-narrativi familiari e insieme estranei, non viene mai risolta dall’artista, che alimenta, così, nello spettatore un sentimento di ansia e irrequietezza, verso presenze ostili e pericoli imminenti non chiari né dichiarati, ma che alludono vagamente, in modo indefinito e disturbante, alla possibilità di un Oltre non decodificabile.

Nel silenzio assoluto dei suoi scenari, sempre privi della figura umana o di oggetti in movimento, l’artista disegna le tracce di una lotta invisibile, il riverbero di un disagio esistenziale che caratterizza il rapporto dell’uomo con l’irrazionale. Questa riflessione ha origine da studi psicanalitici sull’apofenia, che indagano l’attitudine dell’uomo a riconoscere schemi e correlazioni di significato in fenomeni e informazioni che ne sono privi, mal interpretando la presenza di ripetizioni casuali per una possibile e più desiderata prevedibilità degli eventi. L’artista ricollega questa tendenza alla necessità esistenziale dell’uomo di trovare un senso ulteriore, che possa essergli di conforto in una realtà caotica, incontrollabile, ostile e sconosciuta. L’utilizzo delle geometrie regolari e squadrate impiegate in interventi urbani e in elementi architettonici diventano, quindi, per Naturale i segni di un tentativo di contenimento e controllo di un’alterità oscura e imperscrutabile. Cancelli, muri, reti metalliche, recinti, guardrail, cercano di arginare una natura silenziosa e apparentemente inerte che, però, rimane preponderante, selvatica e non addomesticabile. Attraverso questi e altri interventi artificiali, realizzando pattern regolari di forme precise e minimali, l’uomo sfrutta la rassicurazione della ripetizione come un mantra, un rosario che recita per esorcizzare l’ignoto. Registrando questi tentativi, Marta Naturale fa riemergere il rimosso, che trapela con delicatezza dalle zone d’ombra, dalla cortina di illusione e apparenza, nell’insospettabile placidità di case e sentieri di provincia.

Da qualche anno l’artista sta lavorando a dipinti su blocchi di ardesia, supporto molto scuro che le consente di ‘tirare fuori’ in modo ancora più efficace la luce, il cui uso è fondamentale, e ammirevole, nei suoi lavori. La luce artificiale che ricrea ─ rappresentata come ennesimo tentativo dell’uomo di conquistare l’ignoto e di simulare la chiarezza confortante della luce naturale ─ appare invece fredda, destinata a perdersi nell’assolutezza della notte. I suoi ultimissimi lavori si concentrano sullo spazio domestico interno: scorci di cucine, camere da letto e bagni dai pavimenti vecchi su cui la luce riflette malinconicamente. Ancora una volta, qui, l’artista si concentra su pattern geometrici di mattonelle, piastrelle, decorazioni floreali sulle tende, e sui giochi di luce attraverso i vetri delle finestre.

Dopo anni in cui l’artista ha realizzato opere pittoriche sullo spazio domestico, sul paesaggio naturale e sulla commistione tra questi, è riuscita a portare a maturità la sua poetica; la ripetizione continuativa di soggetti, schemi e tecniche impiegate, può portare, però, al rischio di rallentare il processo della sua ricerca.

Tuttavia, uno studio approfondito di questi soggetti consente all’artista un’incredibile attenzione al dettaglio, nonché una piena consapevolezza della stratificazione subliminale di allusioni simboliche, sociologiche e psichiche, che elabora con grande sensibilità e che contribuisce a rendere i suoi lavori delle finestre affacciate sul metafisico.