Marco Giordano

Torino 1988
Vive e lavora a Glasgow
Studio visit di Alessandra Troncone
12 gennaio 2024

Di origini torinesi, Marco Giordano ha studiato Pittura a Venezia prima di trasferirsi a Glasgow nel 2012, dove tuttora vive. Il nostro incontro avviene all’apertura della sua mostra personale alla galleria Umberto Di Marino dal titolo Un—Shaped Breath (7 ottobre – 29 dicembre 2023), un progetto inedito che rintraccia un insolito parallelo tra linguaggio e vulcanologia. Tra le occasioni espositive più recenti figurano il progetto per Pista 500 di Pinacoteca Agnelli (2022), la personale a The Modern Institute a Glasgow (2020), la partecipazione a School of Waters. Mediterranea 19,Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo (2021).

La ricerca di Giordano si nutre di una riflessione profonda sul linguaggio come ‘attrezzo sociale’, definizione cui l’artista ricorre per spiegarne la funzione di tramite nella comprensione e formalizzazione della realtà circostante. Nella sua opera il linguaggio ricorre in forme diverse, dalla presenza visiva a quella sonora, intrecciandosi con media quali la scultura, l’installazione, la performance, spesso declinati in una dimensione ambientale. Esempi di tali soluzioni di incontro tra parola, suono e scultura sono l’installazione To Disturb Sonnolent Birds (2020) che, attraverso una collezione di sculture in resina, la variazione di luci e una ninna nanna, mira a rappresentare uno stato ipnagogico, tra veglia e sonno, stimolando una percezione alterata della realtà; o anche Interlude (2021), presentata alla Biennale dei giovani artisti dell’Europa e del Mediterraneo, che include sculture in cristallo che emettono vapore acqueo, suggerendo una connessione tra corpi diversi attraverso respiro e traccia sonora.

Negli ultimi anni l’artista si è indirizzato a esplorare il concetto di disfluenza, attingendo a testi teorici che indagano il linguaggio antinormativo e dunque le sue possibilità di offrire una visione espansa della realtà, non imbrigliata in categorie predefinite. Tale approccio è certamente interessante nel contesto di una lettura omnicomprensiva della realtà che non fa differenza tra mondo animale, vegetale e minerale, e che parte da presupposti linguistici per osservare le eventuali ricadute fenomenologiche, eleggendo la disfunzionalità come strumento di conoscenza.

Proprio la disfluenza è al centro dell’ultima mostra nella galleria Umberto Di Marino, che vede esposta la più recente produzione dell’artista: una serie di sculture che mettono in campo la combinazione di materiali diversi, in particolare rocce laviche fuse e resina, insieme a opere a parete dedicate a “one-word poems” (poesie di una parola) realizzate con alluminio, vetroresina e termoplastica, materiale utilizzato per la segnaletica stradale. È inoltre presente una nutrita serie di opere su carta racchiuse da suggestive cornici metalliche che rimandano all’attività quotidiana dell’artista e offrono possibili chiavi di lettura sulle associazioni su cui è costruita la mostra, in particolare quella tra discontinuità linguistica e geologica. Tra i progetti in corso, un video che ricorre al linguaggio poetico per evidenziare il rapporto tra flusso e capitalismo, suggerendo possibili crepe nel movimento continuo generato da interessi politici ed economici.

La complessità dei discorsi affrontati da Giordano e la loro stratificazione teorica non sempre trova un’immediata corrispondenza nelle soluzioni formali, che anche nella varietà di media e materiali portano a un’ulteriore frammentazione di senso e prendono direzioni non sempre lineari. La frammentazione è d’altra parte proprio uno dei concetti indagati dall’artista, che mostra sicurezza nella contaminazione di materiali dalle proprietà diverse e nella sperimentazione di tecniche inedite (quale appunto la fusione di rocce laviche), portando alle estreme conseguenze il dialogo tra organico e industriale e puntando così, anche attraverso le scelte pratiche e formali, al punto di rottura utile a liberare una nuova consapevolezza nei processi comunicativi e di comprensione della realtà.

Foto di Danilo Donzelli
Foto di Andrea Guermani