José Angelino

Ragusa 1977
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Daniela Trincia realizzato il 26 settembre 2023
3 febbraio 2024

Dopo aver avuto uno studio per circa dieci anni nel Pastificio Cerere, Angelino si è trasferito nel 2019 in quello che fu lo studio di Pietro Fortuna, condividendo lo spazio con altri artisti (anche se tra qualche mese si sposterà nuovamente). Approdato a Roma nel 1996 per studiare Fisica con indirizzo Neuroscienze, nel 2004 diventa assistente di nunzio e, parallelamente, suona la batteria in una band. Constatando che entrambi i mondi, quello della fisica e quello delle arti visive, passano attraverso la rappresentazione, nel 2010 inizia a esporre i suoi lavori in mostre nazionali e internazionali. Nel 2013 è vincitore del Premio per le arti visive della Fondazione Toti Scialoja; mentre Swing (2015) è la prima personale da Alessandra Bonomo.

Utilizzando l’installazione come linguaggio d’elezione, sempre mobile e accompagnata dal suono e dalla luce, il suo lavoro può essere inteso come «una sorta di zoom su un particolare di un paesaggio. Questo diventa esso stesso un paesaggio, sul quale effettuare di nuovo uno zoom, e così via, al fine di esplorare vari mondi su più piani, trovando le eventuali corrispondenze. Trasmettendo l’idea che tutto si rassomigli, dando, così, la sensazione di abbracciare il tutto, pur abbracciandone una parte». Questi tre elementi, non fissità, suono e luce, creano flussi che possono evocare particolari situazioni naturali, come, a titolo esemplificativo, la stratosfera o l’aurora boreale. Diversi sono i materiali usati, anche se il vetro è quello che più spesso utilizza per la sua trasparenza, che consente di vedere il passaggio dei flussi, dei gas, delle onde sonore, della luce. L’innesco di questo processo e le correlazioni e le interferenze che si creano con l’ambiente circostante, sono il fondamentale punto nodale della sua ricerca.

Col principale intento di rendere l’invisibile visibile, l’intangibile tangibile, il flusso simile e mai uguale a sé stesso, attraverso materiali fragili che, se maneggiati con cura, sono eterni, riproduce in scala la natura con la sua intrinseca forza e fragilità. Affascinato dalle interferenze temporali (come in SINTONIE, 2022), immaginate come possibili, crea riproposizioni di quello che siamo e di quello che facciamo, per una maggiore comprensione del tutto. Elementi che, uniti, creano la realtà; individui che, uniti, creano una collettività e il suo delicato equilibrio. Una conoscenza che può aiutare a cogliere appieno l’ambiente in cui viviamo, con le criticità a volte esasperate dalle azioni dell’uomo.

Costantemente impegnato nella creazione di elementi capaci di riprodurre tali flussi, e le relative interferenze, attualmente sta realizzando una scultura con tubi, come a formare un canneto (una serialità già sperimentata in Mosquitos, 2023), che tiene presente, come tutti i suoi lavori, la risonanza di Schumann (risonanze elettromagnetiche nella porzione di spettro delle frequenze estremamente basse del campo elettromagnetico terrestre).

Intriso di nozioni scientifiche, alcuni passaggi non sono immediatamente intellegibili, se non supportati da un puntuale commento.

Come una sorta di piccolo chimico che materialmente crea ogni elemento scultoreo delle sue installazioni, l’invito di José Angelino è quello di avvicinarsi ai suoi lavori, anche a livello emozionale, affinché si attivino riflessioni, si raggiunga una maggiore comprensione, anzitutto dell’appartenenza di ciascuno al tutto.

Foto di Adriano Mura