Stefania Zocco

Ragusa 1980
Vive e lavora a Londra
Studio visit di Francesco Lucifora
3 dicembre 2023

Nello studio visit a Stefania Zocco, Daniela Bigi ha messo in rilievo lo sguardo dell’artista verso il futuro, la ricerca di assetti sostenibili e di appartenenze consapevoli tra memoria, Storia, corpo e tecnologia. Un altro aspetto riguarda le battaglie condotte in progetti di portata collettiva, esperienze che danno vita, negli ultimi due anni, a una produzione parallela ancora embrionale. Riparto da qui e dalle parole di Stefania Zocco: «la maternità ha stravolto la mia routine quotidiana, lo spazio di lavoro e la gestione del tempo». Dichiarazione che mi fa pensare all’equilibrio tra artista, madre e attivista in supporto a progetti che nascono dalle urgenze indotte dal global warming, dalla ricerca su nascita e metamorfosi e dalle energie di insorgenti comunità dell’arte.

Da una parte la ricerca sul futuro umano digitale e, dall’altra, una riflessione sull’infanzia come esistenza. Durante la pandemia sono nate piattaforme che hanno attratto produzioni parallele da parte degli artisti. In questa rotta è possibile leggere la presenza di Stefania Zocco, nel 2020, in Ti regalo un’idea a cura di Michela Eremita per il Children Art Museum, con il video La mia idea sboccia in bagno, una modalità situazionista che le permette di staccarsi dalla pittura e riavvicinarsi al videomaking. L’attuale serie Metamorfosi con vista è rivolta al flusso degli oggetti, giocattoli e vestiti per bambini che entrano velocemente in disuso. Intenzioni, oggetti e assemblaggi di questa serie, non soltanto sotto l’aspetto formale, sono connessi al lavoro di Cosima Von Bonin, alle istanze di More Love Hours than Can Ever Be Repaid and The Wages of Sin di Mike Kelly e all’educazione per contrasto di Children’s Anatomical Educational Figure di Paul McCarthy.

Direi che l’indipendenza e l’autonomia delle donne, impegnate a vario titolo nell’arte, sono un elemento significativo di questo studio visit di ritorno. Lo spazio di lavoro di Stefania Zocco si trova dentro MHS Mother House Studios nell’area di Catford a Londra, parte di Procreate Project, progetto pioneristico, ideato da Dyana Gravina e codiretto da Paola Lucente, che nasce anche per ovviare all’insufficienza di servizi e supporti agli artisti durante la maternità e nello stato genitoriale. Non è mia intenzione entrare troppo nello specifico, ma rilevo aspetti con i quali Stefania Zocco è entrata in contatto, cruciali nella sua ricerca perché si riferiscono al cambiamento epocale nella percezione della produzione artistica femminile e all’attuale rivendicazione del corpo della donna all’indomani delle conquiste portate da body art e performance. Lavorare in studio con il proprio bambino determina un legame tra spazio, vita, lavoro e comunità, postura che investe l’appartenenza a modelli di vita in continua evoluzione, problematiche di genere, ruoli prestabiliti e immobilità del pensiero globale relativo.

Un cambio radicale nel rapporto con il presente, l’ingombro di stoffe morbide, la gioia di appartenere al mondo e i fatti storici contingenti. Unificare questi lembi in un unico display è l’indice di forza della serie Metamorfosi con vista. Sculture che fanno eco a forme organiche attraverso diverse tecniche di tappezzeria. Il frame morbido incornicia paesaggi di albe, tramonti, tempeste, ma anche bombardamenti, nuvole minacciose e cieli di Palermo durante i recenti incendi. Nel divenire di questa serie, trova spazio il legno in quanto contenitore naturale di CO2 e non è chiaro come questa riflessione entrerà a far parte di una fase di produzione. Ho la sensazione che si tratti di una serie di lavori che l’artista vuole proteggere in attesa che acquistino forza e autonomia.

Alla visione mediterranea e certa fascinazione tipicamente anglosassone, indicate come elementi di un equilibrio nel precedente studio visit, mi sento di aggiungere un punto di fragilità che vede Stefania Zocco in bilico tra produzione artistica, attivismo e riuso degli oggetti. Un attivismo reale, non meramente teorico, anche questo da gestire tra rischi e potenzialità

L’attuale ricerca si nutre del contrasto tra sfera privata e realtà storica. Se considero la produzione legata ai comuni gesti digitali che persiste come progetto principale, annoto in Metamorfosi con vista l’intenzione di esporre un contrasto ancora più solido, una volontà precisa di presentare la contingenza storica di un’esistenza continuamente emergenziale in un formato che parla di vita e al contempo visualizza il rischio di viverla.