Luca Rossi

Collettivo attivo dal 2009, composto da Enrico Morsiani, Ines Vela e da altri componenti, anonimi anche per il collettivo stesso
Studio visit di Elena Forin
23 dicembre 2023

Uno degli obiettivi di Luca Rossi è quello di non identificarsi con il ruolo specifico di artista o di curatore: la sua pratica si divide infatti tra la produzione di opere, performance e progetti, e una forma peculiare di analisi critica condotta attraverso i social. Per definire la sua ricerca, va quindi analizzata questa doppia direttrice.

I suoi testi si concentrano su alcune tendenze ricorrenti nel mondo dell’arte, che categorizza in base alla tipologia di approccio: come moderni Indiana Jones moltissimi artisti e curatori, ad esempio, non raccontano il presente ma si ostinano a riprodurre modelli visivi e concettuali del passato. Le cause di questo orientamento sono motivate da diversi fattori, ma secondo Luca Rossi una responsabilità importante è data dalla mancanza di un orizzonte critico da parte di istituzioni come musei e accademie.

Il mercato è un altro tema preso di mira dal collettivo e viene analizzato attraverso l’impatto che esso ha sul mondo espositivo, la cui programmazione risente di scelte imposte da grandi attori internazionali e dalla loro egemonia. Da qui origina anche un interesse morboso per certe istituzioni il cui spessore è percepito più per questioni di marketing che di affermazione progettuale. Lo svelamento di questi meccanismi è parte integrante della sua indagine critica e artistica.

In tempi di ecologismo e di sostenibilità, la ricerca di Luca Rossi rileva un allarmante esubero di immagini: a fronte di milioni di file (foto e video) scaricati e dimenticati nel web, la domanda è che senso abbia produrne di nuove, ponendo una riflessione generale sui numeri e sulle quantità (di opere, eventi, mostre, fiere) oltre che sulla tutela del patrimonio legato all’immagine.

Se non capisci qualcosa cercalo su YouTube nasce come un ciclo di acrilici su tela che rappresentano numeri di files da recuperare online. Nel tempo, la serie ha anche presentato una riflessione ulteriore attraverso il confronto con alcune icone della storia dell’arte, le cui riproduzioni sono oggi merci pop acquistabili in rete: Luca Rossi ne espone le scatole e gli imballaggi vuoti lasciando che l’immagine venga ripescata nella memoria dello spettatore. Un passaggio successivo a questo ragionamento sembrano essere gli Hidden Works, iniziati nel 2014 e giunti negli ultimi due anni a una forma più stabile: sono opere che fondono il linguaggio di artisti celebri, ad esempio Warhol, Vezzoli e Sierra. Il lavoro però viene esposto imballato ed è l’acquirente a scegliere se condividere questa identità visiva multipla scartando il pacco dopo l’acquisto: un modo, questo, per affermare l’obbligo dell’artista di proteggere l’arte dalla contaminazione della superficialità.

In tempi molto recenti, Se non capisci qualcosa… è tornato anche all’interno del progetto lanciato per ParisPlus e Artissima: ogni galleria espositrice aveva almeno una sua opera nascosta, afferma Luca Rossi, e le istruzioni per poterla trovare si ricevevano via mail. Spoiler: il tema era quello del codice di una immagine da cercare online. Infine, in tema di performance, durante ArtVerona, ha realizzato un ciclo continuo di conferenze-stampa riproducendo tempi e modi di un momento divenuto ormai più rilevante dell’evento/mostra stesso.

Luca Rossi denuncia, allo stesso tempo, un quasi totale ostracismo nei suoi confronti e il fatto che la fruizione dell’arte è ormai sempre più mediata da uno schermo. Dichiara di farlo non tanto per denigrare il meccanismo in sé, quanto per rendere consapevoli le persone di questa dinamica: anche per questo, molti dei suoi lavori hanno vita online, perché appartengono a questo tempo.

Le sue critiche però, che nascano o meno attraverso un rapporto diretto e non mediato da uno schermo, sembrano perlopiù giudizi in cui gli artisti e le artiste vengono incasellati all’interno di etichette (‘Ikea evoluta’, ‘giovane Indiana Jones’, per esempio) e anziché aprire il dialogo o la discussione, hanno l’effetto di irrigidirlo del tutto. La sensazione, inoltre, è che l’assidua produzione di questi contenuti limiti la concentrazione nella produzione delle opere: non è tanto la ‘novità’ a essere assente, quanto, piuttosto, uno sviluppo organico sempre convincente.

Il punto di forza di Luca Rossi è la sua tenacia: è sempre aggiornato su tutto quello che accade nel mondo dell’arte contemporanea, non ha timore di criticare nessuno né di essere criticato, non persegue l’ideale del capolavoro o dell’opera assoluta, non molla mai ed è ovunque.

Foto di Enrico Morsiani
Foto di Ines Vela