Letizia Scarpello

Pescara 1989
Vive e lavora a Pescara e a Torino
Studio visit di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi, Federico Palumbo)
31 dicembre 2023

Letizia Scarpello nasce a Pescara e si forma a Milano. Il suo percorso multidisciplinare parte dall’interesse per il tessuto e per il design di moda, frequentando il triennio all’Istituto Marangoni. Dopo un’esperienza a Londra, decide di ampliare il raggio d’azione della sua ricerca e, rientrata a Milano, si iscrive al corso di scenografia presso l’Accademia di Brera, avvicinandosi definitivamente all’arte visiva grazie ad alcuni docenti e alla fascinazione per Antonin Artaud. Tra i suoi vari spostamenti c’è anche un soggiorno a Torino, città che ha particolarmente segnato il suo percorso artistico.

Scarpello fa parte del collettivo SenzaBagno, un artist-run space ben radicato sul territorio di Pescara.

Il lavoro dell’artista presenta un interesse e un’analisi sul luogo, nonché sulla relazione che intercorre tra quest’ultimo e il corpo del fruitore. Il risultato è spesso un dialogo tra pieni e vuoti, che parte dal disegno, per poi svilupparsi nella formalizzazione scultorea del segno, nello spazio tridimensionale. Ciò è evidente nelle opere The Beauties e The Beauties #2, 2017 in cui alcuni cilindri in gommapiuma provocano reazioni quasi opposte, un invito alla manipolazione e all’interazione e, allo stesso tempo, un intralcio al movimento; in entrambi i lavori è tuttavia presente l’invito a maturare una maggiore consapevolezza della propria presenza e posizione nello spazio. Spesso questo interesse porta l’artista ad avvicinarsi a luoghi abbandonati o caduti in disuso, in cui tracce di vita passata si sovrappongono all’immobilità del presente (Freschi pensieri, 2021).

La formalizzazione di Scarpello è, negli interventi site-specific, sintetica e pulita: un lavoro ‘per sottrazione’, ‘ecologico’, attento cioè a evocare una precisa narrazione, tramite gesti minimi. Un esempio in tal senso è l’installazione Idiotes, 2020, in cui l’artista dialoga con Pereto e i suoi cittadini, unicamente attraverso piccoli triangoli in tessuto.

La non-invasione del luogo e l’attivazione di un meccanismo percettivo, mediante segni morbidi e liberi, rimandano a un vero e proprio accompagnamento nella fruizione, mai aggressivo.

L’ecologia della forma messa in atto da Scarpello, che Elio Grazioli definirebbe l’Infrasottile, ci pare essere una modalità interessante nel panorama artistico attuale. Si tratta, parafrasando, di una presenza/assenza al limite; della possibilità reale in bilico tra percezione discernibile e il suo opposto, in una sorta di terza via alternativa.

Nella produzione più recente di Scarpello, il rapporto con lo spazio e i fruitori è tuttavia cambiato: se nei lavori precedenti si poteva percepire ancora l’influenza del teatro e una volontà di dialogo con il corpo, nell’ultimo anno vi è la ricerca di una maggiore autonomia per l’opera.

A Torino, in un contesto di residenza e in dialogo con alcune realtà produttive del territorio, l’artista progetta uno dei suoi primi lavori non site-specific (Attraverso, 2023) in cui strutture taglienti e appuntite come lance rompono la forma. Per la prima volta, l’installazione viene esposta con una serie di disegni dal tratto estremamente delicato, quasi illeggibile, in contrapposizione alla durezza dell’installazione.

Gli interventi ecologici e la mancanza di ‘effetti speciali’ potrebbero essere letti come elementi critici su cui prestare attenzione per costruire un lavoro maggiormente ‘solido’ e durevole. In realtà, si tratta di una volontà dichiarata fin da subito dall’artista, interessata piuttosto alla costruzione di un’identità riconoscibile e a una povertà dei materiali che tiene in considerazione l’importante tradizione italiana.

L’attenzione che Scarpello pone nei confronti di ciò che è già stato definito infrasottile ci appare un punto di forza: lontana dall’analisi di immagini, la sua, piuttosto, è una creazione di immaginari che punta sulla delicatezza della forma; un’operazione in grado di riattivare la nostra percezione corporea e spaziale. Inoltre, l’uso quasi pittorico del colore, presente in tutti i lavori dell’artista, ci appare un ulteriore elemento di valore.

Foto di Limoon Studio
Foto di Limoon Studio