IDEM Studio

Collettivo fondato a Torino nel 2015 da Ruggero Baragliu (Nuoro 1987), Samuele Pigliapochi (Jesi 1987), Angelo Spatola (Torino 1987)
Studio visit di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi, Federico Palumbo)
9 dicembre 2023

IDEM Studio si materializza dall’unione delle ricerche dei pittori Ruggero Baragliu, Samuele Pigliapochi e Angelo Spatola. I primi due si conoscono a Torino durante il biennio specialistico in Accademia, mentre il terzo subentra successivamente quando inizia a condividere lo studio con Baragliu. I tre artisti iniziano fin da subito a condividere riflessioni sul dato pittorico, sull’immagine e sull’ossessione per essa, rintracciando dei punti in comune nel modo di intendere la pratica artistica. Si tratta di un avvicinamento mosso da interessi di ricerca affini e dal fatto che, subito dopo il periodo di formazione, i tre artisti si trovano senza riferimenti esterni con cui identificarsi.

I lavori di IDEM Studio sono realizzati a sei mani con il fine di distruggere e ricomporre le immagini, coerentemente con l’attitudine dei singoli artisti che compongono questa entità. Una pratica che non si esaurisce unicamente nell’accostare elementi che caratterizzano le singole ricerche, ma si compie nel raggiungimento di una progettualità naturale e condivisa.

Nello specifico, Baragliu parte da una rielaborazione dell’immagine in digitale riportata su tela, in un continuo palleggiamento tra l’originale e la sua distorsione. L’artista considera la superficie pittorica come un paesaggio in cui il fruitore può trovare e percorrere diverse vie. Spatola usa una pittura – pretesto, fatta principalmente di smalti su tela e accostata ad altri materiali come, ad esempio, piccoli coriandoli di carta. Anche in questo caso è riscontrabile un interesse per la distruzione dell’immagine e per il gesto pittorico: l’artista mette in atto un processo che consiste nell’accostare due tele diverse destrutturate, dando vita a un terzo risultato inedito. Pigliapochi lavora, invece, sulla cancellazione della forma al fine di proporre nuove ipotesi costruttive, contrapponendo la sua pratica alla figurazione e all’oppressione visiva che, per lui, deriva dalla riconoscibilità di un’immagine. Si tratta dunque di un lavoro al limite tra il disfacimento e la conservazione della forma, tra caos e controllo che accomuna i tre artisti e che ritroviamo nella pratica condivisa.

Una progettualità come quella di IDEM Studio ha per noi un grande valore nell’ambito della ricerca attuale. Si tratta di un lavoro che coglie in modo puntuale la frenesia del contemporaneo e della sovrapproduzione (e sovrabbondanza) di immagini, cercando di aggiungere un nuovo significato e fornendo inediti percorsi all’interno di esse. Inoltre, si tratta probabilmente di un unicum nel panorama nazionale per la centralità del tema, già affrontato da Deleuze, della “deterritorializzazione”, ossia dell’idea di fare posto all’altro cedendo terreno, prassi in totale contrapposizione all’individualità e autorialità della pratica artistica.

I lavori prodotti nell’ultimo anno presentano intarsi su legno talmente delicati da sembrare collage realizzati a partire da ritagli di tela, recuperati da opere distrutte in precedenza (Nature morte, 2023). Realizzati in diverse dimensioni, raffigurano molteplici composizioni di natura morta. In queste opere è palpabile l’influenza di tanta pittura del passato e un costante esercizio pittorico, che si accompagna nuovamente alla riflessione sull’immagine e sulla distruzione e ricostruzione della forma.

Dall’unione di tre diverse progettualità possono nascere numerose suggestioni che tuttavia non necessariamente vengono poi indagate, morendo o riducendosi al solo display di mostra. Questo fattore potrebbe evidenziare un punto di debolezza all’interno della pratica di IDEM studio, sul quale varrebbe la pena soffermarsi per approfondire incipit non ancora del tutto emersi.

Non possono essere riscontrate evidenti debolezze di metodo in una pratica così naturale e consolidata. L’unicità del progetto e la naturalezza con cui questo evolve, insieme alla capacità tecnica di ogni singolo artista e che trova nel momento di fusione e trasmutazione in IDEM Studio il suo massimo potenziale, sono sintomi di una ricerca genuina e ispiratrice.

Foto di Davide D’Ambra
Foto di Davide D’Ambra