Francesco Lauretta

Ispica 1964
vive e lavora a Firenze
Studio visit di Francesca Guerisoli
6 dicembre 2023

L’attenzione che ho da tempo per l’opera di Francesco Lauretta mi ha portato, nell’ottobre 2021, a curarne la prima antologica museale, Festival. Lauretta fa leva su una straordinaria capacità tecnica nell’uso della pittura e del disegno, allargando anche la propria azione alla dimensione ambientale realizzando installazioni con media diversi dominate, però, da questi mezzi e interessa inoltre lo spazio delle relazioni con progetti partecipativi come la Scuola di Santa Rosa (con Luigi Presicce, dal 2017) e i Ritratti della morte (dal 2011). Proprio quest’ultimo ciclo, in cui ritrae il pubblico, singolarmente, su un letto di una morte provvisoria, è una delle azioni più coinvolgenti a cui abbia preso parte. Qui, come in molte delle sue opere, la vita e la morte, nelle loro dimensioni corporee e spirituali, lo slancio cromatico gestuale unito agli affondi tenebrosi convivono in perfetto equilibrio.

La produzione di Francesco Lauretta è caratterizzata dalla libertà con cui si serve del mezzo pittorico; va oltre la concezione dell’immagine come problema della pittura, lavorando soprattutto sul gesto e la performatività. Rifiuta sia le forme nostalgiche sia la pittura muscolare, collegandosi ad artisti internazionali che fanno leva su altri aspetti. Ne è un esempio Camille Henrot nella mostra Jus d’Orange allestita con la scrittrice Estelle Hoy, da poco conclusasi alla Fondazione ICA di Milano, che rifletteva sulla condizione dell’umano attraverso un gioco dove il testo è parte integrante del lavoro e che trova assonanza con la personale di Lauretta Viral Impurity – Fake Inner, in corso a Catania da Collica & Partners, in cui alla pittura è affiancato un testo narrativo qualificato come opera. La performatività e il corpo come pittura lo avvicinano alla boliviana Donna Huanca, i cui corpi dipinti e il passaggio su tela evocano tracce effimere del nostro tempo. Le sue sagome dipinte, che caratterizzano alcune mostre da oltre un anno, si avvicinano ai manichini dell’egiziana-canadese di origine armena Anna Boghiguian, evidenziando una delle vie attraverso cui la pittura può mostrarsi oltre la tela.

Per diverso tempo, la produzione di Lauretta non ha avuto, a mio avviso, l’attenzione che meritava, complice anche la ridefinizione costante che imprime al suo lavoro, che lo svincola da categorie preconfezionate. L’autonomia di pensiero, nutrita da una pari curiosità per la sperimentazione artistica internazionale e la letteratura, ne alimenta l’agilità nelle scelte. Non sempre riesce a trovare il sostegno economico per realizzare progetti già definiti sulla carta, ma al tempo stesso si distingue per la generosità con cui partecipa a numerose situazioni non commerciali. Tra i suoi punti di forza vi è la capacità di osare senza farsi condizionare dalla critica e da convenzioni accademiche. Alla richiesta, a mostra già inaugurata, di rimuovere le bombole dipinte che, insieme alla tela, fanno parte di Oxygen, esposta nella mostra Pittura italiana oggi alla Triennale di Milano, ha risposto chiedendo la rimozione dell’intera opera.

Per la prima volta Lauretta ha un proprio studio, a Firenze. Se la sua produzione è sempre stata ampia e rapida, ora conosce un’ulteriore accelerazione, così che a un progetto espositivo articolato ne succede immediatamente un altro. Attualmente sta lavorando a una serie di opere che costituiranno la mostra Grigio contemporaneo alla Galleria Bonelli di Milano, prevista per gennaio 2024. La mostra è concepita come un unicum e genera dalle riflessioni del filosofo tedesco Peter Sloterdijk, che parte da una citazione di Paul Cézanne: «Finché non si è dipinto un grigio, non si è pittori». La necessità avvertita da tempo di realizzare un progetto espositivo utilizzando solo gradazioni di grigio ha trovato una spinta decisiva con l’uscita dell’ultimo saggio del filosofo, intitolato Grigio. Il colore della contemporaneità (Marsilio 2023). I soggetti sono spesso gli artisti, ripresi in momenti di vita comune, soprattutto nel corso delle residenze, tratti dalla sua memoria personale. Come nella mostra personale Due volte, alla Galleria Bonelli nel 2018, in cui nel rifacimento di una selezione di suoi dipinti di anni precedenti conduceva una riflessione intorno all’idea di pittura, anche qui intende riflettere sul mezzo, in questo caso attraverso un ricordo del colore.