Francesca Grilli

Bologna 1978
Vive e lavora a Bruxelles
Studio visit di Angel Moya Garcia
27 febbraio 2024

La lunga conoscenza della ricerca di Francesca Grilli, i vari confronti nel corso degli anni e le diverse volte che ho visto un suo lavoro in una mostra o una sua performance in un festival, mi portano a tornare da lei dopo aver letto il precedente studio visit realizzato da Marco Scotti. Mi interessava sapere come si era sviluppata la sua ricerca, conoscere i lavori o i progetti più recenti a cui stava lavorando e, soprattutto, approfondire se l’urgenza che li accomunava si era modificata o sviluppata ulteriormente rispetto all’ultima volta in cui avevamo parlato.

La sua ricerca indaga in modo ossessivo l’ambito del tempo nelle sue molteplici implicazioni, attraverso un lavoro prevalentemente performativo ma che si avvale anche di installazioni e video, e prende le mosse da elementi privati e personali per proiettarsi verso una dimensione pubblica. La sua sfera intima si configura come uno specchio in cui riflettersi, mentre la proiezione verso l’esterno diventa a sua volta specchio della comunità a cui si sta rivolgendo, creando dispositivi di rifrazione per indagare come identità e alterità siano inevitabilmente intrecciate. Lo studio dell’altro, delle differenze rappresentate nei vari soggetti che raccontano problematiche personali, la dimensione dell’ascolto, la collegano ad artiste come Valentina Vetturi, in ambito italiano, o ad alcuni lavori di Ula Sickle, in ambito internazionale.

Nella sua produzione, il tempo biologico, quello narrativo e il tempo che stiamo vivendo, il rapporto tra le generazioni e la voce come strumento di comunicazione, permeano un lavoro che si formalizza attraverso ricerche su tematiche politiche, sociali o poetiche che ritornano a distanza di anni, si aggiornano e si attualizzano in funzione di come cambia il contesto di destinazione o in relazione ai soggetti che ne fruiscono. Questo particolare interesse per il tempo deriva sicuramente dalla sua formazione e dalla sua passione per il cinema che, nel corso degli anni, si è affinata intrecciando aspetti istintivi e ricerche filosofiche e letterarie più approfondite.

Grilli ha appena portato a termine la performance Record,sulla solitudine e sull’isolamento, ispirata ai dialoghi con un ragazzo hikikomori conosciuto nel momento in cui lui voleva tornare ad affacciarsi al mondo. Una serie di incontri online insieme al suo psicologo e mesi di dialoghi e racconti sul disagio e sulla pressione di sostenere di nuovo la vita sociale hanno avuto come esito una performance in cui un coro, formato da ragazzi e ragazze di età compresa tra i 18 e 25 anni, canta le memorie di quelle conversazioni. Il risultato è perturbante e magnetico, ansiogeno e liberatorio. In contemporanea sta chiudendo Family, una performance al National Museum di Oslo sul concetto di famiglia. Superando la necessità dei legami di sangue, la performance è rivolta a una comunità, un clan, una tribù o a qualunque gruppo che si consideri ‘famiglia’ e che sia composto da persone di generazioni diverse. Anche in questo caso, il risultato è una performance vocale di persone che cantano ciò che amano in quel momento, creando un’atmosfera intima, condivisa, e abitando il museo, percorrendolo, per fare delle varie sale la propria casa.

Uno degli aspetti che potrebbero rappresentare una criticità nel suo lavoro è l’uso ricorrente della voce a prescindere dal tema trattato, che rischia di indurre nel pubblico meno attento un senso di omologazione o di apparente somiglianza tra le varie performance più recenti.

Tuttavia, seppur in tutta la sua ricerca l’elemento sonoro diventi lo strumento più efficace per comunicare direttamente con l’inconscio personale e collettivo, grazie alla collaborazione con la poetessa Azzurra D’Agostino e con la maestra di canto Alessandra Bordiga, la sovrapposizione di voci, il canto corale, la dimensione comunitaria, l’inclusività e il rispetto per la differenza si diramano in atmosfere, suggerimenti o contesti acustici completamenti diversi tra loro, che incidono di volta in volta sulla capacità dello spettatore di ascoltare e di rispecchiarsi, a sua volta, in ciò che sente.

Foto di Karolien Chromiak
Foto di Liliana Simões