Francesca Baglieri

Modica 1997
Vive e lavora a Palermo
Studio visit di Francesco Lucifora
10 luglio 2024

Riparto dall’appunto critico di Daniela Bigi che, riguardo alla poetica dell’artista Francesca Baglieri, individua la “costruzione di porzioni di mondi abitabili e pacificanti”. Osservo degli elementi singoli che se congiunti rivelano una situazione più concreta, la stessa vissuta da una generazione che, al linguaggio individuale, unisce azione, vita e pensiero collettivo. Indagando la complicata posizione dell’artista nel presente, Francesca Baglieri conferisce un valore particolare all’esperienza del risiedere in quanto presidiare, non per forza o soltanto in riferimento a luoghi oppure a oggetti, quanto alla verifica di percezioni e visioni, alcune di esse ferme al palo da troppo tempo, come mezzi per tradurre diverse complessità. I soggetti degli acrilici sono il tempo e il paesaggio, oltre la cura e la sostenibilità dell’ambiente. Tre residenze e i rispettivi luoghi hanno, più di altri, dato voce alla sua necessità d’indagine e testimonianza: Frenkiel & Ponti Foundation nel sud dell’Abruzzo, Frat.tale a Tresigallo nel ferrarese e C.o.C.A. a Modica, negli iblei. Tra l’eccesso di certe pratiche residenziali e la deriva delle autonomie differenziate, le opere restituiscono coordinate preziose, dove identità e diversità sono risorse di un territorio continuo.

Francesca Baglieri è legata alla contemplazione come ritmo vitale; questa le proviene da tradizioni familiari e culturali che prima di dissolversi le hanno trasmesso un’attenzione particolare per le ciclicità naturali che regolano l’esistenza sulla terra. Non mi stupisce che la vita monacale di Giorgio Morandi e il suo linguaggio atemporale rappresentino punti di contatto e fascinazione, mentre, per contrasto, il desiderio di guardare fuori da un sistema logico e rigido portano l’artista ad avvicinarsi all’andatura di Gino De Dominicis, del quale riprende l’ironia, il surreale e la causticità.

Ritengo che nel lavoro pittorico e plastico-scultoreo ci siano degli aspetti che in questo momento storico qualifica un gruppo eterogeneo di artisti coetanei, contigui e conterranei. L’artista dichiara di sentirsi figlia del suo tempo e che la sua produzione artistica sia impiantata nel suolo dell’oggi, nel qui e ora, per appartenere a questo mondo come testimone, per raccontare il contingente osservando alcune posture che dal passato sussistono e persistono sotto forma di tradizione, stagione, cibo e paesaggio intorno all’umano. Anziché fuga dalla realtà, la poetica si fa politica, non strettamente nei temi, ma più in profondità, guardando all’utile, etico ed estetico per rimanere e attuare riconnessione; queste intenzioni sono palesi nella serie Al momento si uniscono in questo posto, 2023 e nell’installazione Pulire, Gettar e Ripetere, 2023. In studio trovo Francesca Baglieri alle prese con antichi stampi per la frutta martorana; una prima fase di ricerca ha evidenziato che la forma di frutta e verdura è mutata nel corso dell’ultimo secolo. Si tratta di un’opera aperta, un processo ancora in corso che risente in parte del lavoro di Rachel Whiteread.

La vicinanza tra arte e indagine antropologica accompagna le ricerche artistiche da tempo. Quando lo sguardo diventa però troppo statico rischia di indebolire un lavoro che deve trovare di volta in volta un complesso equilibrio tra leggibilità e giusta lontananza dal didascalico.

Credo che una produzione si possa ritenere forte quando i segni stagliati nel passato non vengono piegati alla formalizzazione del lavoro, e di fatto c’è rispetto per il flusso che Baglieri è in grado di canalizzare nel quadro come nell’ambiente installativo, nella scultura come nel lavoro specifico in sito, come risultato di un processo relazionale articolato e sensibile.