Edoardo Aruta

Roma 1981
Vive e lavora a Roma e Venezia
Studio visit di Davide Lunerti
8 giugno 2024

Edoardo Aruta ha avuto una formazione multidisciplinare. Mentre studiava Scultura all’Accademia di Belle Arti di Roma e poi Produzione di Arti Visive allo IUAV, lavorava anche come assistente per altri artisti, come allestitore per gallerie e come scenografo per alcuni teatri. Nel 2013, insieme a Marco Di Giuseppe e Rosario Sorbello, fonda Gli Impresari, collettivo artistico caratterizzato da linguaggi ibridi fra scultura, scenografia e scenotecnica, mentre a Venezia fonda nel 2020 con Paolo Rosso Cinema Galleggiante, progetto che consiste nella programmazione di film e performance di registi e artisti internazionali proiettati fra le acque della laguna di Venezia. Dal 2021, Aruta è co-curatore dell’artist-run space venezianoBardadino.

La sua pratica artistica spazia principalmente tra il linguaggio della scultura classica a interventi più ibridi e installativi, nei quali vengono impiegati a seconda del progetto media audiovisivi, sonori, plastici, fotografici, performativi e del disegno, sempre direzionati a veicolare aspetti di carattere sociale o collettivo. Il mezzo espressivo è per lui intrinsecamente legato ai criteri del discorso che intende trasmettere e del luogo in cui prende avvio, in un approccio teorico e per certi versi curatoriale che lo spinge ad assumere nel ragionamento e nel processo creativo una postura site-specific, come testimonia l’ampia frequenza delle partecipazioni a progetti in residenza, che registrano sempre passaggi importanti per la sua produzione. Particolarmente interessante per l’artista è la stratificazione delle esperienze, sia personali che storiche, che coesistono in uno stesso luogo o in una stessa iconografia, e che cerca di recuperare con la cura di un archeologo; nelle sue opere questa molteplicità di tempi e ricordi viene trasmessa attraverso la manipolazione progressiva dell’oggetto scultoreo, grazie ai processi di deperimento e ossidazione derivati dall’utilizzo di sale, rame e materiali organici. Queste scelte denotano una grande conoscenza dei materiali, che permette in parte di prevedere le loro reazioni e interazioni; a queste l’artista aggiunge una componente di autonomia dalla sua mano, aprendo l’opera ad un approccio casuale e non-antropocentrico. Ne sono un esempio le sue sculture in bronzo realizzate da calchi di giocattoli abbandonati: immerse nel sale per lunghi periodi, le opere si modificano in modi che l’artista difficilmente può determinare. Questa specifica ricerca è nata da una critica alla violenza subliminale di alcuni giocattoli dedicati all’infanzia, come robot e supereroi, che sembrano indirizzare il bambino verso atteggiamenti aggressivi e distruttivi. Nel lavoro di Aruta, il discorso sociale entra spesso in questo modo, come soggetto o attraverso l’apertura a interventi partecipativi, spesso a partire da elementi di quotidianità. La maggior parte dei suoi progetti, anche quelli in cui ha avuto ruolo curatoriale, sono mirati all’attivazione della coscienza sociale, della memoria storica e politica del presente e del passato. Per un progetto recente, La Furia del Dire (2021 – in corso), l’artista ha realizzato una serie di vinili con delle compilation di registrazioni d’archivio (interviste, messaggi radio, annunci televisivi) riguardanti avvenimenti storici e politici segnanti per la comunità italiana. In una serie di eventi serali open decks, i vinili sono stati messi a disposizione dei DJ presenti, che rielaborando le tracce a piacimento hanno potuto avvicinarsi a un tentativo di ripristinare un rapporto mancato con il proprio passato, sia personale che collettivo.

La trasmissione di narrazioni così complesse deve avvenire necessariamente attraverso un linguaggio ibrido e sperimentale. Per questo l’artista gioca all’interno delle sue opere con l’interazione contaminante di una pluralità di materiali, agenti e idee, come per attivare, attraverso la stratificazione sia materiale che mnemonica, un processo che renda l’opera “viva, come una pianta”. A questo grado di complessità si aggiungono, riassumendo, uno sguardo fotografico e un’attenzione curatoriale, una grande conoscenza pratica dei materiali e un interesse appassionato per la loro storia, il tutto unito da un sentito impegno sociale, che apre il lavoro alla collettività e alla sua rigenerazione. Così tanti saperi, visioni e suggestioni sono integrati tra loro in modo organico ed efficace, in una pratica artistica matura e ben consolidata.

Il suo studio è molto ordinato, a detta dell’artista per la prima volta da tanto tempo, a seguito di un recente traslocamento di opere, realizzate con gli Impresari, trasportate a Torino. Nel momento del mio arrivo, l’unica cosa fuori posto sembrano essere delle cornici, appena arrivate, impiegate per un progetto iniziato nel 2013: tra cielo e terra, che coinvolge la richiesta formale allo Stato italiano dell’inserimento di una nuova serie di francobolli. L’artista propone dei francobolli che ritraggono il passaggio delle nuvole nel cielo, da alcuni scatti realizzati da lui; l’assenza di riferimenti geografici, nelle immagini del cielo anziché raffiguranti persone e cose ‘terrene’, è una provocazione al nazionalismo e alla propaganda dell’immagine di un Paese nella scelta dei personaggi storici che lo rappresentano. Il progetto, come molti altri dell’artista, nasce da una volontà di riattivamento della coscienza cittadina, nei confronti in questo caso dei meccanismi democratici che portano alla formazione e al riconoscimento di un’identità nazionale e collettiva.

La produzione di Aruta è frutto di una pluralità di stimoli creativi, che spesso portano i progetti in direzioni impreviste, nella realizzazione di opere dalla comprensione non immediata. I lavori e i progetti sono vari e numerosi ed è difficile tracciare una linea chiara che possa illustrare lo sviluppo del suo ragionamento artistico.

In questa lunga e prolifica produzione, Aruta ha raggiunto un grande equilibrio tra consapevolezza concettuale e conoscenza dei materiali, che gli permette la realizzazione di opere complesse e dense di significato, nelle loro stratificazioni temporali e spaziali e relativi intrecci di senso.