damp

Collettivo nato a Napoli nel 2017 e formato da Alessandro Armento, Luisa de Donato, Viviana Marchiò e Adriano Ponte. Ha sede a Napoli
Studio visit di Chiara Pirozzi
21 luglio 2024

damp è un collettivo formato da Alessandro Armento, Luisa de Donato, Viviana Marchiò e Adriano Ponte nato dall’incontro presso l’Accademia di Belle Art di Napoli. Come segnalato nel primo studio visit, la pratica del collettivo è marcatamente aderente al contesto di ricerca e di lavoro, che tendono a mutare di frequente grazie alle numerose esperienze di residenza all’estero. Una pratica, quest’ultima, molto comune per gli artisti stranieri, che damp sposa in pieno non solo come possibilità espositiva ma soprattutto come metodologia, come indagine che, partendo dall’esperienza sul luogo vissuto, forgia l’opera e la sua attitudine. I lavori di damp sono prevalentemente installativi, spesso effimeri e minimali, in movimento e destinati alla sparizione.

La poetica mutua dal concettuale inteso nelle sue connotazioni più ampie e linguistiche, come ricerca sul segno e sul significato, che si esplicita in opere sia dalle forme essenziali e precarie, dove sovente il senso è spinto avanti dal suo contrario. La pratica spaziale site-specific e l’armonizzazione della ricerca rispetto ai differenti contesti espositivi legati a spazi no profit, indipendenti e istituzionali, affiancano la produzione di damp a quella di artisti italiani e stranieri della medesima generazione.

La ricerca del collettivo intercetta diverse istanze legate a tematiche spiccatamente contemporanee, come il tema della precarietà e dell’instabilità, che impongono sempre continue forme di mutamento e di adattamento al nuovo stato di cose. Inoltre, damp dimostra una consapevole ricerca teorica, che spazia dall’uso delle tecniche e delle tecnologie impiegate agli approfondimenti filosofici e multidisciplinari. Pur nella loro sintesi estetica e formale, le opere si caricano di significati simbolici e politici, ponendosi come osservatori di fenomeni urgenti.

Emblematico di questa propensione è l’installazione recentemente realizzata per la facciata dell’edifico che ospita la Fondazione Menna a Salerno. L’opera è intitolata Hikikomori e racconta della condizione di isolamento volontario nata in Giappone, la scelta di ‘stare in disparte’ rispetto ad una vita attiva e sociale chiudendosi in casa. L’installazione consiste nella chiusura con un tessuto nero di diverse finestre della Fondazione, così da poter contemporaneamente assorbire tutta la luce proveniente dall’esterno, isolandone l’interno. Per damp quest’atto passivo è un’azione rivoluzionaria che, opponendosi alla necessità del fare e del produrre spasmodico, ne evidenzia il potenziale generativo. In altre opere recenti, come l’installazione intitolata Homelandless-ness, realizzata presso l’Ambasciata dell’Afghanistan a Roma, ci si sofferma sui temi dell’appartenenza e dell’identità territoriale a partire dal tappeto persiano che, per la sua essenza mobile e trasportabile, è inteso come spazio del risiedere mai fisso. L’installazione consiste nell’aver circondato con luci led per la coltivazione da interno i tappeti presenti nelle sale dell’Ambasciata, lasciando che questi ultimi si trasformassero simbolicamente da preziosi complementi d’arredo a luoghi di abitazione. Il collettivo, nei prossimi mesi, inaugurerà inoltre un’opera ambientale luminosa site-specific, intitolata Pneuma, realizzata nell’ambito dei lavori di restauro e valorizzazione del Castello di Forte a Mare di Brindisi.

La maturità della ricerca che damp sta conducendo si esplicita nella realizzazione di opere consapevoli, sia a livello architettonico sia in quello contenutistico, nella loro relazione con lo spazio e con l’ambiente di riferimento. Si auspica che il collettivo possa sempre più esprimere il proprio potenziale con interventi installativi su più ampia scala.

Pur nella differenza dettata dalla specificità dei contesti nei quali di volta in volta intervengono, i lavori di damp sono legati fra loro da istanze ed emergenze comuni, oltre che da una ricercatezza estetica e da una notevole sintesi e forza formale.

Foto di Elio Di Pace