Andreas Zampella

Salerno 1989
Vive e lavora a Milano
Studio visit a cura di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi, Federico Palumbo)
19 ottobre 2023

Alessandra Troncone, realizzando lo studio visit ad Andreas Zampella, si concentra sulle declinazioni spaziali e trasversali della sua pittura, soffermandosi sulla questione teatrale/scenografica. Citiamo: «il concetto di pittura appare molto più esteso, suscettibile di sollecitazioni spaziali (forte risulta il legame tra pittura e scenografia) ma sempre ancorato alla dimensione bidimensionale nella pratica quotidiana, che diventa un flusso continuo nel tempo e nello spazio».È da qui che ripartiamo con il secondo studio visit.

Zampella contestualizza il suo lavoro a partire proprio dai Sipari: si tratta delle pezze che l’artista utilizza per pulire i pennelli, successivamente preparate con la colla, intelaiate e unite in patchwork, sui quali dipinge trompe l’oeil iperrealisti (Arlecchino, 2021). Si tratta di una parte importante del lavoro pittorico in sé che, nonostante di norma sia celato, ne rappresenta la parte non-figurativa. Così assemblate, le pezze si trasformano in un sipario e lo spettatore cambia il proprio ruolo, senza capire se si trovi dal lato della ribalta o della platea, mettendo in crisi il ruolo della realtà stessa. «La ripetizione di un modulo diventa una formula che rende i soggetti stranianti, provocando effetti onirici e ipnotici», sottolinea adeguatamente Troncone. L’analogia con il teatro è inoltre semantica e sta nel fatto che la “pezza”, in italiano, viene chiamata anche “canovaccio”, che è anche punto di partenza su cui costruire una narrazione. Questa premessa dà una grande libertà di movimento a Zampella, perché tutto diventa possibile. Tale vicinanza all’elemento narrativo, ricco di simboli, è probabilmente dovuta agli autori e artisti che interessano Zampella. Come Nanni Loy, ideatore del teatro invisibile (in cui lo spettatore diventa attore entrando inconsapevolmente all’interno di uno spettacolo) o Edward Gordon Craig, definito il primo regista della Storia, nonché grande innovatore in ambito teatrale. Per quanto riguarda la pittura, vi è indubbiamente una connessione tra i lavori di Zampella e la Transavanguardia, in particolare con il lavoro di Enzo Cucchi. Infine, troviamo un forte parallelismo con il lavoro di Hermann Nitsch, sia per l’idea dell’utilizzo di una materia viva e mutevole, sia per le sperimentazioni teatrali. Del resto, mentre Nitsch espone i vestiti sporchi utilizzati durante i suoi atti performativi, Zampella espone le pezze.

L’artista non si limita alla sola pittura, ma sperimenta diversi media. Il suo è comunque un approccio concettuale alla pittura che non rinnega le esperienze storiche, nella consapevolezza che sia necessario ricostruire un’arte totale, in grado di partire dall’immagine e dalla pittura stessa. Ogni volta che è presente, come in questo caso, una ricerca solida e una trasformazione, un ragionamento sul materiale, sullo spazio e sulla concezione dell’immagine, si tratta per noi di una pratica in grado di apportare un valore aggiunto alla ricerca contemporanea.

Negli anni è gradualmente scomparsa la figura umana, tuttavia l’artista non esclude che possa ritornare nei prossimi lavori. Inoltre, la pratica di Zampella ha, come cifra costante, l’idea di mettere in relazione materiali naturali e artificiali, soprattutto a livello iconico. Questa combinazione si è andata a rafforzare nell’ultimo anno, anche per quanto riguarda la scelta dei materiali stessi: farina e silicone, argilla e colla, carne e resina epossidica sono accostamenti che sfociano in un vero e proprio combattimento tra forma e materia (Pinocchio, 2022).

Andreas Zampella è affascinato da tante cose e il poco tempo per svilupparle tutte potrebbe rappresentare un problema. Vi è quindi per lui la necessità di operare una selezione, poiché spesso alcune intuizioni appaiono ancora ‘immature’, evidenziando così il bisogno di una maggiore concretezza, al fine di renderle solide come il resto del suo lavoro.

L’opera dell’artista ha diversi punti di forza. Indubbiamente vi è una coerenza e un’unità nei lavori, che hanno come genesi comune la scelta dell’immagine. Inoltre, è interessante la sua analisi sulla materia e il processo trasformativo che evidenzia in essa, in particolare in relazione all’argilla, materiale mutevole, così come le sue opere.

Foto di Andreas Zampella
Foto di Andreas Zampella