Clarissa Baldassarri

Civitanova Marche 1994
Vive e lavora a Livorno
Studio visit di Angel Moya Garcia
13 giugno 2024

Nel precedente studio visit, realizzato da Chiara Pirozzi, emergeva una ricerca che si concentrava sui limiti della percezione e sulle possibilità di oltrepassare tali confini in termini di relazione fra l’individuo e lo spazio-tempo attraversato. Dopo il trasferimento dell’artista da Napoli a Livorno, mi interessava approfondire questi aspetti, e indagare se la ricerca si fosse spostata, modificata o ulteriormente sviluppata.

Un’esperienza autobiografica di Baldassarri, legata a un problema della vista, è stata il punto di partenza delle sue ossessioni, che si sono tradotte su livelli diversi e stratificati, con l’obiettivo di indagare i limiti fisici e sensoriali della percezione. La ricerca di strategie in proposito e di nuovi scenari la porta a sperimentare con materiali trasparenti, o con linguaggi come il braille, per tentare di scavalcare o superare quei confini e riuscire ad aprire nuove visioni e interpretazioni della realtà. Un altro elemento ricorrente nella sua ricerca, che si snoda attraverso un binario parallelo ma che spesso si intreccia al tema precedente, è la presenza di componenti o strutture legate alla religione e alla spiritualità come ambiti proiettati verso un altro limite, incarnato nell’altrove. In questo caso, lo sguardo si concentra sugli aspetti paradossali di determinati sistemi che, invece di traghettare verso l’aldilà, diventano essi stessi creatori di altri limiti, come ad esempio nel lavoro Dalla Parola (da Generazione in Generazione), in cui un versetto estrapolato dalla Bibbia viene inserito in google translate e tradotto sequenzialmente in tutte le lingue a disposizione, evidenziando le criticità, le alterazioni di senso e, ancora una volta, i limiti di un determinato sistema.

L’utilizzo della parola scritta e la riflessione sul linguaggio hanno una lunga tradizione nell’arte contemporanea. Nel suo caso, inoltre, l’esplorazione delle dimensioni del fraintendimento e dell’incongruenza, tipiche della trasmissione del linguaggio, insieme all’analisi delle contraddizioni, le sfasature e le crepe, si declinano in una costante critica allo stesso sistema dell’arte, inteso come l’ennesimo sistema chiuso, configurato attraverso una successione di limiti escludenti rispetto a coloro che non hanno i codici per decodificare la struttura con cui è stata costruita.

Attualmente ha in corso la mostra Exposure value, un’installazione multimediale pensata appositamente per lo spazio di Albisola della Galleria Raffaella Cortese, in cui l’artista invita a immergersi nei delicati confini tra esposizione ed esibizione. Il lavoro trae ispirazione dal fenomeno dei trompe l’oeil sulle finestre delle facciate dei palazzi liguri, realizzate per evitare la tassazione commisurata al numero delle finestre delle abitazioni, imposta durante il XVIII secolo dalla Repubblica Genovese. In questo senso, l’analisi della pratica fotografica e la tradizione artistica del trompe l’oeil confluisconoper porre degli interrogativi sulla manipolazione dell’immagine, sui meccanismi di presentazione dell’arte contemporanea e sulla ricezione dell’opera.Recentemente, inoltre, ha realizzato il progetto Quotidiano per il Quotidiano per l’edicola delle Terrazze a Siena, in cui, attraverso un software di Intelligenza Artificiale ricodificato, tutto ciò che succede in prossimità dell’edicola viene filmato e restituito sotto forma di testo descrittivo sullo schermo, ricucendo il legame tra il chiosco e il passante.

Sicuramente una criticità che potrebbe essere riscontrata nella sua ricerca è quella di confondere o sottovalutare potenzialmente la sottile, ma imprescindibile differenza, tra autobiografico e autoreferenziale come avvio delle varie ricerche, mentre lo studio e la formalizzazione del limite potrebbe esaurire presto le possibili declinazioni, diventando un’auto-trappola con cui giustificare o trovare legittimazione per lavori che, in realtà, seguono strade diverse.

Tuttavia si evince una maturità nelle riflessioni, nei percorsi e negli obiettivi, al contempo senza trascurare un’impeccabile ricerca formale, che consente di affermare la solidità del lavoro e di creare una curiosità e un interesse per i futuri sviluppi della sua ricerca.