MASBEDO

Duo artistico fondato nel 1999 e composto da Nicolò Massazza (1973) e Iacopo Bedogni (1970)
Vivono e lavorano a Milano
Studio visit di Elisa Carollo
7 giugno 2024

Il collettivo MASBEDO si è mosso negli anni in una dimensione sempre più collaborativa e multidisciplinare. Muovendosi fra Storia e microstoria, fra realtà e finzione, tra memoria individuale e collettiva, e relativa elaborazione e trasmissione, il duo esplora come i linguaggi video e audio possono considerarsi strumenti di analisi e comprensione del nostro tempo.

Negli ultimi anni, il lavoro del duo si è concentrato soprattutto su archivi spesso conservati in condizioni perfette, ma perlopiù ‘silenti’, nella loro difficoltà ad attivare e divulgare le storie custodite al loro interno.

Questo tipo di lavoro è iniziato negli anni di Manifesta Palermo, con un progetto presso l’Archivio di Stato; dalla stessa esperienza è nato anche il progetto di racconto urbano Welcome Palermo (2019), dedicato allo stretto rapporto tra la città siciliana di Palermo e il cinema italiano, in cui un “video wagon” è diventato un laboratorio mobile dotato di palcoscenico per performance, interviste e proiezioni, per una narrazione della città che interseca le voci dei registi storici che l’hanno attraversata (Luchino Visconti, Ugo Gregoretti e Vittorio De Seta) alle voci dei palermitani di oggi.

Questo approccio di indagine multicanale, sviluppata direttamente sul campo, ma messa poi in relazione con testimonianze storiche, anticipa in qualche modo l’opera più recente Ritratto di Città, presentata durante l’ultima settimana dell’arte a Milano, ora in mostra al museo del Novecento come un racconto topografico della storia della città e della sua continua evoluzione. Concepita come reenactment dell’omonimo Ritratto di città realizzato nel 1954 da Luciano Berio e Bruno Maderna, l’opera è stata sviluppata all’interno dell’archivio di fonologia della Rai, negli studi concepiti da Gio Ponti, per passare poi alle sale dei Musei Civici del Castello Sforzesco, con l’allestimento di Bbpr: un esercizio di storiografia alternativa, da considerare come un ibrido performativo piuttosto che esclusivamente una video installazione, e che diventa al contempo anche piattaforma dinamica di produzione di nuovi racconti. L’opera è infatti a sua volta racconto stratificato, presentato su due schermi: il primo rappresenta una topografia sonora, realizzata con quello che tecnicamente viene chiamato ‘riverbero con voluzione’, ovvero nove microfoni che procedendo in feedback scansionano lo spazio progressivamente dalla stanza alla città; l’altro schermo presenta invece le narrazioni attivate dall’opera stessa, rendendola una rinnovata piattaforma di scambio eterogenea e fluida tra esperti di vari ambiti che si sono confrontati sulla tematica della città, che sfocia in un’interpretazione topografica più ‘emotiva’, frutto di un’intelligenza collettiva.

Il rischio di adoperare una pratica che metta in crisi ogni ruolo tradizionale e i meccanismi della produzione dell’immagine e della società della comunicazione, è quello di costringere gli spettatori ad un’esperienza densa e stratificata di narrazioni poco accessibile, nonostante la componente immersiva e la proposizione universalistica, e che forse dovrebbe poter dedicare un’esperienza più completa dell’opera a una determinata categoria di pubblico, già abituato ad esperienze di cinema sperimentale o d’avanguardia.

Dal tipo di progetti citati, risulta chiaro come l’approccio sia alla pratica artistica che filmica del duo si estenda, da una valenza semiotica ed estetica, a quella di una più ampia indagine storico-sociologica, e conseguentemente anche politica, rivelando le possibilità alternative del racconto multidimensionale, dentro e al contempo già oltre alla storia ufficiale. Questo permette a MASBEDO di trasformare le proprie ricerche in importanti piattaforme di elaborazione collettiva, che facilitano una sempre più necessaria riflessione critica sulle narrazioni che interessano il nostro tempo.

Questo è il caso ad esempio di Pantelleria che, svelando l’artificio dietro al racconto dello sbarco americano sull’isola, propone una più ampia riflessione sulle possibili manipolazioni del racconto storico e di cronaca nella contemporaneità. L’opera verrà per questo riproposta a breve per Manifesta Barcellona.

Foto di Luca Carlino