Monia Ben Hamouda

Milano 1991
Vive e lavora a Milano
Studio visit 2.0 di Alessandra Troncone
2 giugno 2024

Nell’ultimo anno, Monia Ben Hamouda è risultata vincitrice del VG Award, premio internazionale dedicato all’arte contemporanea, promosso dalla Fondazione Vordemberge-Gildewart e attribuito a cadenza annuale a un artista under 35; è stata inoltre candidata al MAXXI Bulgari Prize, insieme a Riccardo Benassi e Binta Diaw. L’attenzione crescente verso il suo lavoro e il curriculum internazionale – nel quale figurano le personali del 2023 presso la Casa Encendida a Madrid e alla galleria ChertLüdde a Berlino – costituiscono i presupposti di questo approfondimento, che segue il precedente studio visit di Edoardo De Cobelli; in quest’ultimo, il curatore ha evidenziato il ruolo del background familiare e culturale dell’artista italo-tunisina nella creazione di lavori che, a partire dall’aniconismo professato dalla religione musulmana, declinano in maniera originale il rapporto tra figurazione e astrazione.

Pur eleggendo la scultura come media predominante, il lavoro di Ben Hamouda è orientato a una sintesi di diversi linguaggi espressivi, che si avvale di materiali differenti, in primo luogo le spezie, usate inizialmente come pigmenti, successivamente integrate nell’opera per le loro qualità olfattive. Molti elementi narrativi appartenenti al suo lavoro si legano alla storia personale e familiare, rendendosi veicolo di una riflessione sulla relazione tra culture diverse, che può generare fraintendimenti, incomprensioni e il consolidamento di stereotipi. Il suo lavoro può trovare dunque assonanze con quello di altri artisti, italiani e non, che attraversano storie di migrazione, per metterne in luce i possibili risvolti nei confronti dell’ultima generazione.

La ricerca di una convergenza tra disegno, scultura e pittura, permeata dal riferimento all’arte calligrafica islamica e da quella che lei stessa definisce una ‘postura cerimoniale’, rende il corpus di opere finora prodotte riconoscibile e denso di suggestioni, sempre in bilico tra indecifrabilità e familiarità del segno grafico, poi trasformato in gesto scultoreo. È inoltre interessante rilevare come ognuna di queste sculture cerchi una precisa relazione con lo spazio nel quale viene installata, oltre a essere resa unica dal ‘lancio’ delle spezie – un atto intrinsecamente violento, nelle parole dell’artista – che va a stratificarsi su eventuali livelli preesistenti, generando un assetto sempre nuovo e tentando di innescare una reazione fisica da parte dello spettatore.

Mentre discutiamo, Monia Ben Hamouda ha inaugurato da pochi giorni una doppia personale con Maude Léonard-Contant presso l’Istituto Svizzero di Milano, dove ha presentato un lavoro di nuova produzione. Si tratta di una scultura dalla forma di una betoniera in movimento, che rilascia con moto costante una determinata quantità di curcuma, grazie alla quale prende vita un’immagine a parete. La mostra include inoltre una serie di opere su carta, che riprendono le forme delle sue sculture precedenti. Ben Hamouda sta lavorando anche al progetto per il MAXXI Bulgari Prize, per il quale intende focalizzarsi sull’idea di ‘collasso’ – morale e fisico – in stretto dialogo con l’architettura del museo.

L’evidente precisione formale che caratterizza il suo lavoro potrebbe aprire in questa fase a degli spiragli più ‘imprevedibili’, dando un maggiore risalto alla componente gestuale e processuale, finora tenute dietro le quinte, ma anche affrontando in maniera più diretta temi di natura politica. Gli esiti di tale ricerca, tutt’ora in corso, sono al momento ancora incerti, ma è degno di nota il tentativo, così anticipato dall’artista, di decostruire il suo stesso lavoro.

L’attuale riflessione sul ruolo dell’arte, anche rispetto ai luoghi che la convalidano in quanto tale e alle sue tante ‘storie’, non limitabili a quella dei Paesi occidentali, rappresenta un interessante punto di partenza per nuove forme d’incontro tra linguaggi e materiali in grado di lavorare sul principio di contaminazione, sia dal punto di vista formale che culturale, che potranno arricchire la produzione futura di ulteriori spunti.