Paolo Parisi

Catania 1965
Vive e lavora tra Firenze e Catania
Studio visit di Francesco Lucifora
28 maggio 2024

‘L’artista è il suo studio’: un’affermazione, questa, perfettamente aderente al valore che l’artista conferisce alla ricerca individuale e allo spazio/luogo ad essa legato, dove raccoglie e formula una particolare univocità di pensiero, maturata nel corso di un riallestimento continuo, che permette di osservare i mutamenti progredire anche all’interno delle singole opere.

Questo studio visit avviene nel momento in cui Paolo Parisi si trasferisce nel suo nuovo studio. Ha trovato un’ex tipografia alle spalle di Fortezza da Basso, a qualche minuto dall’Accademia di Belle Arti, in cui insegna ed è vicedirettore, e dove tempo prima aveva studiato Pittura. Nella sua carriera emergono alcune mostre personali che disegnano una linea geografica piuttosto interessante: Galleria Massimo Ligreggi, Catania (2023); Building Milano (2021); facciata del Museo Novecento di Firenze (2018), Fondazione Brodbeck (2011), Centro Pecci di Prato (2008), Lenbachhaus di Monaco (2006) e Galleria Primo Piano di Roma (Color Mind, con Katharina Grosse, 2001). Residenze, progetti internazionali e importanti collettive hanno fatto registrare rilevanti punti di confronto e condivisione con artisti, critici e movimenti.

La poetica di Paolo Parisi è connessa alla riformulazione della relazione tra contenuto e contenitore, oltre che all’esperienza dell’arte vissuta come pratica cognitiva legata al cambiamento del ‘punto di vista’. Attraverso queste modalità di pensiero, la fruizione dell’opera diventa un’esperienza fisica, pervasa dai rapporti che la pittura instaura con ogni elemento circostante. Un percorso che, fin dagli esordi, si è basato su strumenti che potessero escludere l’interferenza del dato psicologico, quali la cartografia, il rilievo architettonico e l’ottica fotografica. Nel 1998, a Firenze partecipa alla fondazione dello spazio no-profit Base che, in parallelo ad altre realtà italiane, proponeva una riflessione sul ruolo dell’arte contemporanea e su forme di autodeterminazione al di fuori del mercato dell’arte. Queste riflessioni, rappresentative della postura dell’artista, sono state nel tempo introiettate nella sua pratica.

Nel futuro prossimo, Parisi lavorerà alla produzione di un libro sul suo lavoro e ad un nuovo ciclo di opere pittoriche di grande formato, alcune delle quali completeranno il ciclo di ventiquattro tende Alle ragazze d’Italia!, opere su tessuto ricamato il cui titolo è tratto dall’incipit del Manuale dei lavori donneschi, libro di testo delle scuole leopoldine di Firenze che intendevano salvare le donne senza marito. Qui l’artista tenta di ricostruire una storia, anche piuttosto recente, sul rapporto tra maschile/femminile, figurativo/astratto, naturale/artificiale; di nuovo, in questo caso è forte la volontà di approdare a nuove forme del pensare, catalogare e vedere, che possa sottrarsi all’impostazione mentale del dualismo occidentale.

All’interno di un percorso trentennale, Paolo Parisi ha esteso la sua idea di pittura, in una ricerca percepita come necessaria fin dalla metà degli anni Ottanta, che non sempre ha portato al posizionamento meritato in un sistema dell’arte sempre più incline all’omologazione e all’‘insistenza per l’esistenza’. È possibile che una scelta del genere abbia leggermente allungato il tempo con cui il suo lavoro avrebbe dovuto affermarsi.

Nel dialogo sulle sue opere, emerge nettamente l’attitudine ad ampliare il ventaglio dei media in uso: dalla pittura ai manifesti, passando per la scultura e il suono, mantenendo autonomia rispetto agli schemi dominanti e seguendo piuttosto il fascino della sperimentazione per moltiplicare i punti di vista. Qui la forza è commistione tra esperimento e ispirazione: The whole world in a detail (Fabric)], nasce, ad esempio, dalla riflessione sui materiali e come questi, all’interno della pittura rinascimentale, avessero già assunto la stessa rilevanza della verosimiglianza dei volti. Lo stesso vale per i dittici: The Wheather Was Mild On the day of My Departure, citazione da Sailing Alone around the World di Joshua Slocum, primo uomo a completare il giro del mondo in solitaria, senza saper nemmeno nuotare. Basandosi sulla sua ferrea convinzione, Paolo Parisi è riuscito a portare il suo lavoro nel mondo.

Foto di Leonardo Morfini
Foto di Regan Wheat