Isabella e Tiziana Pers

Palmanova 1963; Palmanova 1976
Vivono e lavorano a Trivignano Udinese
Studio visit di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi, Federico Palumbo)
25 maggio 2024

La formazione di Isabella e Tiziana Pers è interdisciplinare e organica, così come la loro pratica, in cui attivismo ed esiti formali sono legati inestricabilmente.

Isabella Pers sente fin da bambina l’esigenza di tradurre le sue riflessioni attraverso la pittura e la fotografia; Tiziana Pers parte invece dalla poesia per poi passare in modo naturale alla pittura, guardando dipingere la sorella.

Le due artiste crescono, si formano e lavorano nella Bassa friulana: un luogo rurale in una regione di confine che le fa da subito scontrare con diverse forme di dominio, sia sugli animali ─ data la vicinanza al grande mattatoio di Gorizia ─ sia sugli esseri umani, essendo la regione interessata da una massiccia migrazione dalla rotta balcanica.

Molteplici sono i punti di contatto tra le due artiste, uno su tutti quello di intendere la pittura come segno ancestrale e rituale, rimandando al ruolo magico e primigenio dell’arte e alla relazione estatica tra l’umano e l’alterità animale, presente già nella grotta di Chauvet. Questo sentire è il cuore delle opere di Tiziana Pers, che con Art History propone ─ tramite un contratto siglato con un allevatore ─ di scambiare un animale che sta per essere ucciso con una tela che lo raffigura, delle medesime dimensioni. Si tratta di una pratica pittorica e performativa che destruttura il valore economico dell’individuo e dell’arte, portando alle estreme conseguenze il tentativo dell’opera di agire sul reale, al margine del possibile, quasi del miracolo.

Isabella Pers indaga l’intersezione tra dinamiche sociali, scientifiche e spirituali (Present, 2016) e la meraviglia che questa porta con sé; dunque, un ragionamento sul sistema organico in perenne trasformazione e mutamento in cui viviamo, inteso come luogo di rivelazione, che permette all’artista di indagare tematiche decoloniali ed ecologiche.

Le ricerche delle sorelle Pers trovano la massima espressione nel metaprogetto RAVE (East Village Artist Residency), parte della biografia e della quotidianità di entrambe, un luogo di totale apertura verso l’esterno in cui animali e piante salvate coesistono e dove artisti e studiosi si trovano a sperimentare un modello di condivisione e coabitazione inedito. Il progetto è parte di una pratica complessiva di cambiamento e di utopia: una grandissima scommessa sul fatto che l’arte possa avere un ruolo centrale nel creare scenari diversi e nuovi mondi, soprattutto in rapporto agli altri esseri viventi.

Isabella Pers nell’ultimo anno si è dedicata alla produzione del video La gnot dai lusors, presentato durante la residenza a cura di Olga Gambari alla Casa degli artisti di Milano. Partendo dalla riflessione di Adriano Favole sull’incolto, l’opera rimanda alla tradizione spirituale della notte di San Giovanni, in cui le ‘donne selvatiche’ raccoglievano le erbe spontanee per preparare un’acqua dai poteri magici. La tradizione diviene qui occasione per interrogarsi sul misterioso linguaggio delle piante: al montaggio di alcune scene di raccolta delle erbe nell’area vicino a RAVE, viene accostata la voce di un gelso secolare registrata dall’artista attraverso il dispositivo Plants Play, progettato dal musicologo Edoardo Taori. Tiziana Pers ha da poco presentato The Age of Remedy (in collaborazione con la Triennale di Milano, alla Casa degli artisti). Il video mette in luce una processualità differente rispetto a quella precedente: il contratto non viene stipulato con un allevatore, ma con chi entra in relazione con il lavoro; chiunque lo firmi riceve una coppia di piatti serigrafati dall’artista, alla condizione di non mangiarvi all’interno carne, pesce o altri derivati animali, creando così una crepa nelle abitudini comuni.

Quello delle sorelle Pers è un lavoro coraggioso ─ soprattutto in relazione alla tradizione culturale italiana ─ in grado di mettere le persone di fronte alla propria coscienza, portando una riflessione sulle abitudini quotidiane. Inoltre, le tematiche trattate, proprio per la loro urgenza, rischiano di associare le artiste a un filone di ricerca ‘di moda’, mentre è frutto di un’esperienza di attivismo più che ventennale e di una coerenza assoluta.