Gianluca Brando

Maratea 1990
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Marco Bassan
21 maggio 2024

Le opere di Gianluca Brando sono oggetti familiari, quotidiani e apparentemente marginali, oggetti che il nostro sguardo conosce ma che vengono elaborati e presentati come se provenissero da altre civiltà. Oggetti alieni di cui non si ignora il significato originario e che hanno completamente perso la propria funzione. Icone e feticci appartenenti a ritualità perdute che suggeriscono modi diversi di vivere e di conoscere il mondo. La sua pratica scultorea si muove principalmente su tale direttrice, attraverso il calco di oggetti ricreati con materiali, texture e colori insoliti rispetto alla loro destinazione d’uso. Contrapposizioni e innesti che poeticamente si fondono in piccoli ecosistemi autonomi congelati nel tempo; eppure, in grado di evolvere lentamente. Rifiuti che diventano icone su monocromi maleviciani, tegole di abitazione disposte a formare sepolcri antichi su cui fioriscono preziose lumache albero o vasche rovesciate che raccolgono acqua celeste su uno sfondo di terracotta, sono come superstiti di un’epoca antica o futura che vengono conservati e riattivati nel presente.

Il lavoro di Brando affronta con sintesi e poesia le inquietudini e le speranze di questo momento storico; il riutilizzo di oggetti di scarto e la trasformazione graduale del loro apparire e del loro significato ricordano le opere della grande tradizione italiana poverista da Zorio a Kounellis, riuscendo a produrre alcune opere dal forte impatto simbolico, capaci di far affezionare lo spettatore. L’innesto di elementi naturali galvanizzati, come le lumache, il fungo himalayano Yartsa Gunbu o la polvere di terracotta, porta la sua ricerca vicino a tematiche contemporanee che indagano il presente come se fosse un’archeologia futura, in cui i fossili della nostra civiltà, mescolati con elementi organici, vengono riscoperti per aiutarci a capire le contraddizioni del presente.

In questo periodo l’artista sta tornando a un’accesa pratica di disegno: schizzi preparatori che nutrono il suo immaginario, generando una poesia che poi lentamente viene traslata nella scultura. A questa pratica quotidiana si aggiunge il lavoro con la ceramica, che ha caratterizzato i suoi esordi e che sarà protagonista di una mostra in una galleria di Milano il prossimo luglio.

Il lavoro di Brando si gioca interamente su un sottile equilibrio poetico della forma, capace di sprigionare suggestioni intime ma anche legate alle sfide della nostra epoca, per questo motivo necessita di una grande pulizia e attenzione affinché possa diventare simbolo. Alcuni innesti di oggetti e materiali possono sembrare artificiosi; quando il significato della composizione è troppo esplicito e non soltanto suggerito le opere sembrano perdere forza.

Le intuizioni dell’artista sono sicure e felici, sintetizzate in dispositivi che si ricombinano continuamente, capaci di sprigionare, attraverso la loro poesia, suggestioni e immaginari lontani dalla quotidianità.