Antonio Fiorentino

Barletta 1987
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Marco Bassan
2 aprile 2024

Il tempo e la natura sono i veri artefici del lavoro di Antonio Fiorentino, che si limita, come un demiurgo, ad accelerare o rallentare i processi che trasformano oggetti umani o naturali con la stessa democratica insistenza. Il suo lavoro scultoreo, quasi come un diario di bordo, registra e traduce ogni impressione raccolta durante i suoi viaggi, metabolizzati e stratificati in oggetti che vengono lavorati non direttamente dall’artista ma dal tempo stesso. Opere fatte di luce, acqua, sali naturali e da tutti quegli elementi capaci di produrre o falsificare processi che lo scorrere del tempo produce sulla materia. Gli oggetti richiamano un mondo antico, come un tesoro che riemerge dall’acqua e che necessita di essere raccontato e nuovamente mostrato.

Oltre al viaggio e al tempo, la dimensione onirica è preponderante nelle sue sculture, che sembrano sognate e immediatamente realizzate. In questo processo, le opere diventano una forma di incontro tra passato e presente e sono a loro volta una rielaborazione inconscia di viaggi ed esperienze vissuti dall’artista.

Assistente di Giorgio Andreotta Calò nel 2010, Fiorentino è erede di una tradizione italiana che indaga i meandri della materia; come Roberto Cuoghi è interessato ai processi trasformativi esterni capaci di generare trasformazioni interne. Tra i suoi riferimenti internazionali ci sono Urs Fischer, per la capacità costante di sorprendere lo spettatore, e Matthew Barney per la capacità di farsi demiurgo e traduttore di sé stesso e del proprio mondo interiore.

Al momento, l’artista sta lavorando a una grande mostra personale, Ad naturam, curata da Marina Dacci presso Villa Rospigliosi, a Prato, in cui esporrà una decina di sculture e tele di diverse dimensioni. Nel suo studio sono presenti due nuove serie in cui Fiorentino sta sperimentando come la luce e l’acqua possano modellare nuovi corpi di lavoro: gli Opus mari sono sculture d’argilla realizzate in mare mentre si sciolgono e i Cianotipi sono quadri in cui la sua ombra viene registrata all’alba grazie al passaggio fugace del Sole.

La ricerca scultorea di Antonio Fiorentino non sempre riesce a coniugare la fascinazione per la materia con la capacità di produrre immaginari simbolici, e quando l’opera è soggiogata dai processi naturali e non riesce a manifestare il proprio rapporto con le urgenze del mondo contemporaneo rischia di perdere di potenza e rimanere figlia sterile di un virtuosismo tecnico.

D’altra parte, in un’epoca di forte attenzione al rapporto tra uomo e natura, l’indagine che l’artista porta avanti mostra nuovi squarci su un possibile equilibrio tra l’agire umano, apparentemente alienato dalla propria origine animale, e la natura, palcoscenico dell’azione ma anche nemica, capace di sovrastare qualsiasi nostro tentativo di permanenza. In questo scenario, Fiorentino ha una posizione conciliante, immettendosi gentilmente nei processi generativi naturali e creando opere che sono il frutto di una sorta di alleanza, come fossero risultanti di una danza fra l’artista e la natura stessa.