Valerio Rocco Orlando

Rho 1978
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Francesca Guerisoli
30 gennaio 2024

Valerio Rocco Orlando ha compiuto studi umanistici. Laureato nel 2001 in Drammaturgia all’Università Cattolica di Milano, sta ultimando un PhD in Ingegneria dell’architettura e dell’urbanistica alla Sapienza di Roma e insegna Drammaturgia multimediale all’Accademia di Brera. La scelta di cimentarsi in un dottorato di ricerca in Urbanistica viene dalla necessità di ripensare la città come spazio di apprendimento, coniugando la pratica artistica con gli studi urbani e la pedagogia.

Dal 2002 investe tutte le sue energie nel creare una relazione integrata tra arte ed educazione. Lavora sull’empatia, la fiducia, il desiderio di partecipare, utilizzando in prevalenza la parola e il testo. I suoi progetti sono sempre situati in precisi contesti locali e con prospettive di lungo termine, avvalendosi della forma del workshop per esplorare la relazione tra istituzioni, musei, accademie e sfera sociale e per creare un dialogo tra le parti. I laboratori – che considera opere d’arte a pieno titolo – sono il centro focale del suo lavoro. Accanto a questi, come una loro estensione, prendono forma installazioni fotografiche, video o luminose.

Valerio Rocco Orlando negli anni è riuscito a non farsi condizionare dall’accelerazione che impone agli artisti di produrre progetti partecipativi in tempi brevissimi. I finanziamenti reperiti sono in gran parte pubblici, borse, premi ecc. e gli consentono di strutturare il lavoro privilegiando la ricerca, senza il presupposto di un prodotto finale da destinare alla vendita. Pertanto, realizza progetti realmente calati nei contesti, cosa che rende il suo lavoro un caso esemplare nel panorama artistico nazionale.

Il caso più significativo coincide con quello attualmente in corso. Nel 2020 ha vinto l’Italian Council con il progetto South of Imagination (2021-2022), finalizzato alla creazione di una scuola interdisciplinare a Matera, che gestirà per i prossimi trent’anni tramite un’associazione e attraverso una convenzione stipulata con il demanio. Il lavoro su Matera è iniziato prima, grazie a un progetto Amaci presentato in occasione dell’Educational Day, Osmosis (2016), che puntava sulla conoscenza osmotica e si proponeva di mettere in relazione diversi dipartimenti educativi dei musei della rete. Successivamente, al MUSMA di Matera, ha realizzato il video Portami al confine (2016-’17), nato da un workshop che per due anni ha trasformato due sale del museo in un laboratorio a cui hanno preso parte cooperative locali, migranti, anziani della casa di riposo, rifugiati politici, minori non accompagnati. Questa esperienza ha portato all’affidamento degli immobili demaniali che costituiranno la sede della Scuola dei Sassi, ora in fase di ristrutturazione e di prossima apertura. Il processo di costruzione dell’offerta formativa, destinata a ragazzi tra i 15 e i 22 anni, avverrà insieme ai cittadini attraverso laboratori di co-progettazione, dove l’artista si porrà come mediatore. La presenza nei Sassi di una scuola fondata su forme pedagogiche di auto-organizzazione è anche una risposta dell’artista ai fenomeni di ‘turistificazione’ e mercificazione dei luoghi, per riportare la città alla sua dimensione di spazio di confronto e apprendimento collettivo.

Un altro lavoro in corso è Community Specific Archive, che realizzerà per CSAC Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma grazie al Bando PAC. Considerando l’entità dell’archivio, l’artista produrrà un’installazione come reinterpretazione di esso da parte degli studenti locali.

Elemento comune alle pratiche partecipative è che non sempre il prezioso lavoro processuale della ricerca emerge nel lavoro finale. Valerio Rocco Orlando risponde a tale problematica con la proposta di una mediazione culturale specifica per ogni suo progetto, che mira a restituire completezza all’opera oggettuale. Un carattere proprio del suo lavoro nello spazio pubblico sta nel muoversi in punta di piedi, cercando di mantenere un taglio delicato, sottile, come è visibile nelle opere installate recentemente sull’architettura della GAMeC di Bergamo (Chi diventare?) e al Museo di Santa Giulia a Brescia (Formiamo umanità), parti del progetto Vite operose realizzato per BGBS2023. I neon, mezzo che utilizza dal 2010, replicano la grafia di singoli partecipanti ai workshop attivati per l’occasione. Qui, il suo lavoro è da regista, legato più a un’orchestrazione di elementi linguistici che a un “one man show”. Se il risultato installativo può apparire ad alcuni poco visibile nel contesto in cui è posto, in realtà è coerente con la sua visione intimista, individuale, che non vuole porsi come un facile slogan.

La scelta di sussurrare anziché urlare nel momento in cui crea un’opera, distanzia Valerio Rocco Orlando dai processi che vediamo sempre più affermarsi nelle città, come Milano, dove lo spazio pubblico è preso d’assalto da processi di ‘selfinizzazione’ e ‘vetrinizzazione’. Un altro dei suoi punti di forza è relativo alla produzione di immagini attraenti, considerando la componente estetica un modo per facilitare il dispositivo partecipativo. L’artista produce o rielabora immagini dal chiaro impatto estetico nel corso dello svolgimento dei workshop, punto a mio avviso imprescindibile anche alla base della produzione di un artista che lavora con il sociale.

Foto di Nicola Biscaro
Foto di Nicola Biscaro