Erik Saglia

Torino 1989
Vive e lavora a Torino
Studio visit a cura di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi e Federico Palumbo)
26 gennaio 2024

Torino è un luogo a cui Erik Saglia è molto affezionato e che ha un ruolo fondamentale nella sua formazione e nella sua ricerca. Addirittura, la topografia della città con la sua intersezione di Cardo e Decumano sembra essere segretamente connessa alle sue opere. L’utilizzo di una vera e propria griglia, ossatura di molti suoi lavori, è un elemento centrale della sua produzione fin dagli esordi. Una struttura che rimanda anche al periodo dell’Accademia e alla tecnica del chiaroscuro appresa durante il corso di Incisione. Fin da giovanissimo l’artista si approccia, inoltre, al mondo dei graffiti, imparando a padroneggiare la bomboletta spray, tecnica che non abbandonerà mai.

Saglia si definisce un pittore astratto. Egli attinge da ricordi e sensazioni interiorizzate che si traducono in composizioni portate alle estreme conseguenze. La sua tecnica segue un procedimento molto rigido, che lo porta a ragionare per livelli come in una vera e propria elaborazione in digitale. Da qui l’utilizzo di colori spray coprenti, non addizionabili ma sovrapponibili, per giungere a una stratificazione non solo formale ma concettuale, in una presa di coscienza che tutto ciò che ci circonda, noi compresi, è una sedimentazione di informazioni e significato. In questo processo, Saglia lavora prediligendo supporti rigidi e utilizza la resina come ultimo strato, materiale che crea una sorta di schermatura in cui il fruitore e il mondo circostante si riflettono, rendendo difficile la riproduzione fotografica delle opere con la velocità e il consumo tipici del contemporaneo. I lavori di Saglia non hanno un verso, all’artista piace l’idea che questi possano essere installati in un moto d’azione totalmente libero. Ciò ribadisce l’autonomia totale dell’opera e la possibilità per essa di trovare il suo posto nel mondo; ecco perché possiamo trovarle installate sul soffitto, come nel caso dell’opera presentata alla Triennale di Milano (Celling n.3, 2023) o addirittura trasformate in un tavolo sul quale lavorare (Una tranquilla apocalisse green, 2020).

Tenendo bene a mente la storia dell’arte astratta, soprattutto quella italiana, le opere di Saglia entrano in contrasto con la narrazione figlia del contemporaneo più recente. L’idea sottesa è quella di lasciare libertà e respiro al fruitore, provocando in lui la sensazione straniante di andare alla deriva, concedendogli uno spazio aperto, senza guida. Questa mancanza di appigli, figurativi e narrativi, coincide con la volontà di creare un’opera libera da contenuti superficiali, portando uno sguardo altro, slegato dalle immagini.

Negli ultimi anni Saglia ha introdotto alcune novità tecniche, come la sperimentazione con colori metallici e aerografo presente nella serie Manifesti Satelliti, a cui sta attualmente lavorando. In una delle opere (Calliroe, 2023) vediamo due figure geometriche realizzate sovrapponendo diversi livelli: prima un cerchio di colore in positivo, poi il suo negativo, ancora dei cerchi in orizzontale e, infine, il suo frottage. Questi due cerchi si spostano sulla superficie del quadro quattro volte, riproducendo il movimento orbitale dei satelliti del sistema solare; tuttavia, quello dell’artista non è uno sguardo scientifico, bensì frutto di una fascinazione romantica. Saglia sta inoltre portando avanti sperimentazioni che vanno oltre la bidimensionalità del quadro, per formalizzarsi in veri e propri oggetti installativi scultorei. Questi tentativi hanno a che fare con l’idea dell’artista di intendere la pittura come struttura e con la sua libertà di agire nello spazio.

A volte, una certa impazienza fa cadere Saglia in imprecisioni formali, che in un lavoro così metodico rischiano di interferire con la geometria assoluta delle composizioni e creare un’interferenza per il fruitore, estraneo a tutte le fasi di produzione.

La metodologia e le varie fasi di lavoro, che implicano l’impiego di molteplici materiali, sono per noi segno di una ricerca solida e di valore. Il ragionamento sull’astratto, andando oltre un accademismo fine a sé stesso, è un altro elemento che vale la pena sottolineare, soprattutto in un contesto contemporaneo dove la pittura, e in particolare un certo tipo di figurazione, sembra ormai aver saturato il dibattito e le possibilità.

Foto di Davide D’Ambra
Foto di Davide D’Ambra