Andrea Mauti

Roma 1999
Vive e lavora a Marino
Studio visit di Marco Bassan
3 novembre 2023

Attraverso una visione archeologica della materia, il lavoro di Andrea Mauti esplora le potenzialità poetiche e narrative degli oggetti, una volta liberati dalle implicazioni politiche e sociali di cui sono portatori. L’utilizzo complementare della pittura e della scultura crea immaginari inediti di fantarcheologia, in cui si sovrappongono antichità, tecnologie, umanità e animalità, che mettono in discussione l’idea stessa di monumentalità.

Le sculture nascono dal recupero di frammenti industriali e di materiali di scarto (come il polistirolo) contaminati con materiali organici come la cera, connettendo in questo modo il presente, fatto di sovraproduzione ipercapitalistica e il futuro, inevitabilmente post umano. L’approccio alla pittura, invece, è più corporale, con una produzione dell’immagine che scaturisce non solo dalle intenzioni umane ma anche da un processo creativo automatizzato.

Matericità e immagini iconiche desacralizzate assumono la forma di un iper-organismo in grado di accentrare a sé le scorie prodotte dall’agire umano recuperando residui industriali e scarti socioculturali, trattandoli come rovine che si sovrappongono e si contaminano. Il lavoro di Mauti si inserisce nella scia di pensatori e artisti come Fisher, Berardi e Huyghe e si interroga sulle questioni urgenti e sempre più centrali che nascono da realtà ai margini e che indagano criticamente il rapporto tra umano, non umano e un ambiente ormai infetto e contaminato da fenomeni che sfuggono al nostro controllo. Le immagini del lockdown del 2020, con le strade prive della presenza dell’essere umano e piene di scarti e rifiuti, sono state per l’artista l’anticipazione di un mondo post-apocalittico, e proprio questa narrazione gli permette di mettere in atto un’operazione opposta a quella che definisce i monumenti, dando vita a corpi ibridi che non hanno una specificità oggettuale. Attraverso un ossessivo rimando all’archeologia antica, alla fiction cinematografica e all’universo mitologico Mauti costruisce forme simboliche del cedimento, dell’estinzione, della caduta (come direbbe de Martino “untergang”), che mettono in discussione la presenza fisica, oggettuale e morale dell’umano. In questo senso, il suo è un lavoro di ricerca che esplora le potenzialità di nuove forme organiche che nascono da questa frattura sempre più marcata tra l’umano e l’ambiente.

Attualmente Mauti esplora la possibilità trasformativa e di mutamento dei suoi progetti, ovvero di come possano modificarsi autonomamente, come se fossero organismi che reagiscono chimicamente all’ambiente circostante. Il focus del lavoro è un progetto di natura ambientale che punta a restituire visivamente l’idea di un ecosistema in continuo divenire in relazione a frammenti di un’architettura iperoggettuale, pianificando per il futuro un’immersione diretta con altri medium attraverso il suo corpo.

L’immaginario seppur visivamente sintetizzabile nella produzione pittorica, richiede grandi dimensioni ambientali e scultoree per poter essere espresso nella sua massima potenza, l’immaginario dell’artista, infatti, è complesso e stratificato e richiede una progettazione spaziale per poter essere compreso.

Il talento pittorico, la forte ricerca intellettuale e filosofica e un immaginario interiore estremamente ricco e ancora quasi totalmente inesplorato rendono il lavoro di Mauti estremamente stimolante, in continua crescita e capace di aprire squarci di visioni del futuro.