Emma Moriconi

Milano 1997
Vive e lavora a New York
Studio visit di Elisa Carollo

Dopo un BA alla UCLA a Los Angeles, Moriconi ha deciso di spostarsi in Italia per un master alla NABA di Milano: entrambi questi contesti formativi hanno contribuito a plasmare il suo approccio all’arte come qualcosa fondato innanzitutto su una ricerca, che porta poi a sviluppare il lavoro. In particolare, l’artista dichiara di essere interessata a esplorare modalità nuove di visualizzazione e quindi di relazione: l’osservazione al microscopico di batteri, funghi e altri microrganismi così come le strutture e i fenomeni interni agli esseri viventi, osservabili dall’occhio umano solo tramite strumenti scientifici, sono parti integranti di tali modalità.

La pratica di Moriconi si configura come un mix tra gioco, analisi scientifica e processo creativo, nel tentativo di portare all’attenzione fenomeni naturali spesso ignorati e invisibili all’uomo, ma fondamentali all’esistenza del pianeta. L’ambizione è quella di mettere in discussione il senso visivo comune nei confronti di questi fenomeni, analizzando come le scienze naturali li abbiano classificati e descritti sempre da una prospettiva dualistica che ha contribuito alla relazione attuale dell’uomo con la natura, considerata come “oggetto”. Moriconi desidera mettere in evidenza, invece, la dipendenza dell’uomo da altre forme di vita e di processi e nuove possibilità di approcciare queste simbiosi, come modalità alternativa di relazione con la natura per le nuove generazioni. Particolarmente emblematico di tale messaggio è il video Response-Ability Generation M, realizzato dall’artista durante la sua tesi: qui accosta a un video di immagini al microscopio le parole di Dimitris Papadopoulos, secondo cui l’artigianato e la fusione tra digitale e materiale sono i fattori che definiscono la generazione M, ovvero la prima generazione del XXI secolo che ricerca nuove collaborazioni fra esseri e con la natura, per creare condizioni materiali più sostenibili. Ad oggi, la ricerca di Moriconi trova però traduzione soprattutto in forma pittorica: l’artista trasla su tela dettagli di immagini al microscopio, biologiche o geologiche, rivelandone così una componente estetica, come poi la vitalità di tali strutture e fenomeni, sebbene spesso invisibili all’occhio umano. In tale processo spesso si serve anche di pigmenti naturali e frammenti organici o minerali, che le permettono così di portare fisicamente la natura e tali particelle e fenomeni, all’interno dell’opera. Il risultato sono composizioni apparentemente astratte, che però mantengono relazioni concrete e spesso anche materiche e fisiche con gli esseri e i fenomeni naturali che le hanno ispirate o prodotte. Parallelamente, Moriconi è interessata anche a portare avanti un’investigazione critica delle modalità espositive e narrative, soprattutto in ambito museologico, con cui la natura è stata presentata e raccontata: l’artista evidenzia, anche in questo tipo di opere più concettuali, la persistenza di un dualismo che porta alla reificazione della natura, in una visione scientifica antropocentrica.

Al momento della nostra visita Moriconi sta lavorando a una serie di tele dove ha ingrandito una serie di dettagli e curiose conformazioni di strutture cellulari: estratte dal loro contesto di vetrini da microscopio, queste forme rivelano un proprio potenziale estetico e narrativo e la vitalità degli esseri che rappresentano. Ha iniziato a sperimentare anche fenomeni naturali e chimici, limitandosi a esserne attivatrice nell’accostare sostanze diverse che, reagendo, creano composizioni astratte e turbinii cromatici.

Nell’intrecciare arte, storia delle scienze naturali, immagini tecniche e relativa museologia, Moriconi porta avanti una rilevante esplorazione critica del modo in cui le pratiche di visualizzazione e documentazione abbiano plasmato la nostra percezione e la comprensione della natura. D’altra parte, se l’orientamento al processo e alla ricerca offrono sicuramente ampie possibilità di sviluppo della pratica, l’artista pare oggi ancora sulla via di individuare la direzione principale da prendere affinché la sua riflessione critica si rifletta in modo ancora più efficace nelle opere.