Eleonora Terranova

Catania 1998
Vive e lavora tra Venezia e Modica
Studio visit di Francesco Lucifora
14 luglio 2024

Lo studio di Eleonora Terranova si trova a Venezia e corrisponde anche alla sua abitazione. Tra le influenze più rilevanti, l’artista riconosce una serie di elementi che vengono prima della formazione ritenuta tale. A Modica, città dove ha vissuto, è importante il contatto e la collaborazione con l’Archivio Biblioteca di Arti Contemporanee del CoCA, tra i primi spazi no profit in Sicilia in cui le pratiche artistiche vengono sempre connesse alla presenza di fondi di letteratura, filosofia e storia. La facoltà di lettere antiche a Firenze diventa lo snodo in direzione di una ricerca metodica sulla potenza della parola e sulle declinazioni della poesia visiva e sperimentale. L’ultimo approdo è il corso di arti visive allo IUAV, dove si schiude la sua ricerca artistica nel confronto continuo con il dato sonoro. Come lei stessa dichiara: “il mio è desiderio di uno spazio poietico oltre che poetico”. Di recente sono da appuntare Spuma Gallery, Fondazione Bevilacqua La Masa e Pase Platform quali luoghi deputati all’arte che hanno mostrato interesse nel suo lavoro.

Non c’è predilezione per un medium piuttosto che un altro, questo rende evidente l’eredità del Neo Dada, del Fluxus e di alcune iniziali ricerche minimaliste che evolvono nella poesia concreta e visuale. Nella maggior parte dei casi, Terranova non pensa all’opera come a un artefatto o entità materica: i corpi di cui si circonda sono intensivi e al contempo volatili, sostanze sottili, areali, sparse, che si attraversano e che attraversano. Queste istanze sono presenti in Nascondi la pietra/studio liturgico claustrofobico (2022), lavoro installativo a partire da un testo di Maurice Blanchot sul concetto di latenza spaziale e ideomotoria con manipolazione di un blocco di pietra nello stesso ambiente e restituzione di suoni asfittici, oltre che apposita composizione di un testo poetico. Dal collettivo Muscoli Vittoria – nato agli inizi del 2023, in cui l’artista condivide esperimenti e produzione con Pierpaolo Ovarini – emerge Corporalia, un dispositivo per pratica sonora site-specific, urbana e rituale che parte dai misteri eleusini per approdare ad esiti riferiti a derive entropiche e soglie odologiche. Il materiale sonoro porta a un campo di rinegoziazione, una ridefinizione della sintassi urbanistica.

L’approccio e il linguaggio di Terranova sono estremamente disconnessi dal sistema del contemporaneo; nel loro diventare discontinui trovano alcuni punti di contatto con Robert Smithson e affiliazioni nella poesia con le direzioni di Adriano Spatola e Edoardo Sanguineti. I lavori, quando l’artista li reputa tali, sono presenze divenute più forti di altre, conquistando più spazio, e il risultato è quasi una convocazione, un venire-a.

Sul versante della scrittura, dopo l’uscita di Luoghi di attenzione per Transeuropa Edizioni nel 2021, oggi è in cantiere una nuova raccolta di poesie e in parallelo una già cospicua raccolta di luoghi e corpi per l’archivio di field recordings che, a dire dell’artista, non possiede una direzione mnestica e affettiva, ma compositiva e narrativa. Mi sembra di capire che la forma di questa indagine letteraria, sonora e performativa si sia già ribaltata dalla forma di bestiario alla verifica dello strumento per la caccia, per il richiamo.

Passi veloci conducono Terranova a porsi la questione dell’aleatorietà del suo lavoro, ma sono persuaso che la formalizzazione più certa e stabile non sia un punto di debolezza, quanto una derivazione del suo carattere estremo e caotico, che si svela invece come urgenza creativa da una parte e potenziale e rischioso limite dall’altro. L’assenza o quasi di un confine tra la personalità dell’artista e il suo linguaggio potrebbero rendere ognuno di questi passi tanto veloci quanto non decisivi, a vario livello.

Ridursi al silenzio è il timore latente in relazione ad un lavoro così intenso e impalpabile, ma è anche un valore intrinseco perché confessa sollecitazioni sempre tensive, uno sforzo ad esserci. L’intenzione delle sue opere è far entrare il pubblico in cavità profonde, che superando una fase dolorosa e introspettiva, introducono all’immunità verso la paura del silenzio, l’assenza e il polo negativo che ci caratterizza sotto varie forme. Questa direzione ha una forza imprescindibile.