Diego Greco

Canicattì 1997
Vive e lavora a Catania
Studio visit di Francesco Lucifora
14 gennaio 2024

Diego Greco ha concluso il corso di studi in Nuovi linguaggi della pittura e si è perfezionato nel biennio in Linguaggi del contemporaneo all’Accademia di Belle Arti di Catania. Qui ha il suo studio che è casa, spazio di pensiero e rifugio. A Canicattì, territorio di Agrigento, in parallelo al liceo artistico ha frequentato i corsi di Musica moderna presso la locale Accademia, percorso che ha innescato vicinanza al videoclip e al suono come oggetto di ricerca. Nel periodo accademico ha fondato il collettivo Low Budget Group con Domenico Litrico, dando vita a un’epica produzione dentro l’underground etneo, e non solo, riferita alla videoarte. È presente alla Biennale Fiber Art di Spoleto nel 2022, ha vinto la prima edizione del concorso Eksperimenta 2022 per Magma Festival e ha realizzato un lavoro di animazione video per Hjirok, performance sonora di Andi Toma (Mouse on Mars) e Hani Mojtahedy nella rassegna Mediamatica.

Greco fa parte di una generazione che ritorna a considerare di vitale importanza la misurazione del mondo, vicino, lontano o circostante tramite gli strumenti della traduzione e della memoria. La sua poetica prevede la coesistenza di un originale e di una versione di esso dentro una sintonia di segno, meccanismo e dispositivo in cui il suono diventa flusso, appunto, e decodifica dello spazio di viaggio, di fuga, di vicinanza o lontananza. Una pratica artistica che riflette sul rapido sviluppo dei nuovi valori della società contemporanea e, nel particolare, si concentra sul binomio alterazione/dissoluzione dell’essere umano dentro i contesti di vita segnando coordinate che provano a dirimere isolamento e disorientamento. In questa direzione avviene l’innesto di un tempo soggettivo che è processo conoscitivo di sé. Lo spazio, la casa, il luogo attraversato sono contenitori di memoria e la mappatura viene creata a partire da segni personali, suoni e tracce restituite da una tecnologia minima, in bilico tra manualità, macchina e approccio digitale. Queste informazioni, sotto forma di porzioni espanse di minuti e ore, vengono modificate attraverso uno dei mezzi di deformazione temporale più noti: la scrittura musicale.

La produzione di Diego Greco acquista valore in quanto riflessione e azione dentro un dichiarato problema esistenziale che causa disadattamento al presente. Dal soggetto (originale) alla traduzione (opera) emerge una duplice postura, quella che restituisce la soluzione insita nella cura e nel farmaco come affidamento, e l’altra che rimanda alla primordiale e ormai rara forma di vicinanza tra esseri umani, matrice comunitaria e solidale che sgombrerebbe il campo da ogni male. In Bugiardino del 2020, gli appunti diventano note di uno spartito che eseguito da un carillon ristabilisce la sicurezza di un ambiente a partire da un ricordo. Viene a definirsi quello che Greco definisce “l’ora”, concetto ibrido che unisce due stati del tempo, del mondo e dell’io. Il valore temporale originario viene ridotto a informazione di localizzazione che descrive posizioni all’interno dello spazio, mentre la fruizione del tempo (da parte del pubblico) varia per ogni riproduzione, il fine dell’alterazione assume la forma del potere decisionale che ognuno di noi esercita nei confronti della fruizione del proprio tempo. Il fatto che i segni sullo spartito siano tracce o perforazioni implica la scelta di due matrici della memoria, una si avvale del tangibile visivo e l’altra del vuoto nello spazio.

All’interno dello studio, Diego Greco mi fa vedere, ascoltare e vivere i suoi lavori recenti, realizzati nel 2022: Conversare con il tempo mentre lo spazio solfeggia, Meridiane, The Song of Dying Cells, Diari di bordo, Spazio/tempo: partiture e Intro/Outro. Si tratta di opere ancora aperte, in forma di codici numerici dei biglietti, orari di partenza e di arrivo, numeri dei binari, condizioni meteorologiche, coordinate geografiche, dati utilizzati per dare vita a un paesaggio sonoro ideale, utilizzando la tecnica di data sonification.

Il lavoro di Greco vive la fase di investigazione tirando in ballo alcune tra le più importanti sfide che caratterizzano l’arte e l’essere umano nel tempo presente. L’estrema aderenza all’attuale e alla propria condizione psichica porta assenza di organicità e lo colloca in una posizione di perenne fragilità e continui ripensamenti.

In eguale misura, questa fragilità è oggetto di un’esplicita e coraggiosa dichiarazione che alimenta e rafforza il suo lavoro con esiti dotati di un affascinate lirismo tecnologico che convergono verso un’aumentata sensibilità che, strato dopo strato, si carica di significati creando un sistema di empatie diffuse nel pubblico.