Mario Campo, Alcamo 1987; Lorena Stabile, Alcamo 1989
Vivono e lavorano ad Alcamo
Studio visit di Marcello Francolini
5 marzo 2024

Incontriamo nuovamente il duo Campostabile, Mario e Lorena, nella loro casa-studio, attraverso la loro cooperazione-convivenza. È in tal modo che la loro ricerca, tiene insieme la realtà dell’arte e la realità quotidiana: l’amore. In ciò il loro stare insieme si completa come universo autosufficiente e co-organizzato, entro cui è possibile osservare il loro lavoro esplicarsi attraverso un processo completo dall’idea all’installazione. Un processo che, come ha ben evidenziato Daniela Bigi nel loro primo studio visit, viene fuori come summa di due ambiti contigui, micro e macro, da cui in ultimo, l’opera.

Ciò che collega il loro lavoro in senso generale a quello di altri artisti che pian piano compongono il materiale di Panorama (intendendo tutti gli artisti visitati fin qui), è questa loro progettualità espansa che tiene insieme antichi processi di imprimitura, calco, cucito e nuove procedure come la stampa 3D e la manipolazione di gomme e polimeri. Ma la ‘forma’ finale, il modo in cui conducono questa progettualità espansa, è ciò che ritengo più significativo, in questo momento della storia dell’arte. Ovvero una forma che promana da quel vibrante spirito della geometria mediterranea, come la chiamò uno dei primi teorici dell’astrazione moderna (Carlo Belli, KN, 1935). Potrei pensare che nel loro lavoro si parli di forma in senso generale, la forma in sé, come struttura inevitabile di ogni cosa e non come forma di qualcosa o forma rispetto a qualcosa. Pensiero per niente estraneo al terreno culturale della Sicilia occidentale, intrisa da subito di islamismo e bizantinismo. Da Palermo a Marsala la teologia orientale aveva già inteso la ‘forma delle forme’, come lo Spirito Santo, rinominandolo Spirito di Bellezza (Pavel N. Evdokimov, 2017). Una bellezza che è dunque armonia, ma siccome l’armonia non è nella forma apparente ma nelle relazioni tra le forme, diventa linguaggio, ovvero il modo attraverso cui traduciamo in ‘forma’ le cose. In tal senso le opere di Campostabile potrebbero essere intese come sorta di icone, qualcosa di approntato non tanto all’emozione ─ da intendersi come riconoscimento formale nel reale ─ ma come propensione mistica, partecipazione totale all’alterità. Vorrei qui chiarire che Campostabile non mi ha parlato di tradizione dell’icona, ma vorrei ribadire che l’opera, se è tale, non contiene solo il ‘dire’ dell’artista, anzi il suo ‘detto’ retrocede nel ‘potersidire’ dello spettatore, un’opera aperta. In ciò vi è l’apertura tutta contemporanea di questi lavori, alla luce però di una critica che si voglia rinvigorire con la toponomastica, la mitologia, così come con l’archeologia o la biologia. Sappiamo ormai che la cultura penetra l’essere nella sua genetica fino a modificarne il DNA. Allora ancora di più, per espandere lo sguardo critico e di caratterizzare i nostri artisti in un’epoca postmoderna, è necessario quanto più ‘glocalizzare’ lo sguardo.

A riguardarle, le loro opere ─ Mercatorum (2022), Allunga il passo (2021), Pool (2019) ─ si sviluppano nell’ambiente ma, al tempo stesso, lo negano come materialità concreta. L’architettura di pareti-tessuto ridefinisce lo spazio come un ambiente mentale, perimetrando una sorta di zona sacra, che sembra più accessibile dal lato percettivo che esperenziale. Così essi definiscono la possibilità di un’opera ambientale-non ambientale, un’icona-ambiente. In tal senso, la ricerca di Campostabile aprirebbe a connessioni iconografiche con artisti contemporanei che condividono lo stesso bagaglio mnemonico sulla congiunzione ideale tra il bacino del Mediterraneo e il Medioriente, dandoci così occasione, attraverso la storia dell’arte, di riscoprirci nelle differenze e così, forse, ricucire gli strappi della politica mondiale con i rammendi della cultura, tra comunità. Questo è un plus che dovrà a mio avviso essere perseguito con maggiore consapevolezza da Campostabile, una qualità che potrebbe farli affacciare con maggiore facilità in mercati e culture d’oltre mare.