Alessandro Dandini de Sylva

Roma 1981
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Daniela Trincia realizzato il 19 settembre 2023
24 febbraio 2024

Dal 2010, Alessandro Dandini de Sylva condivide insieme ad altri artisti lo studio che era stato di Pietro Fortuna. Allo stesso modo, divide la sua attività professionale tra quella di fotografo e di curatore. Dopo la laurea in Economia, ha iniziato a lavorare presso Capitalia, attività da cui, nel 2006, ha preso una pausa che lo ha fatto approdare a New York, dove si è stabilito per un paio d’anni, lavorando nello studio del fotografo Xavier Brunet, per rientrare poi definitivamente nella Capitale. Da allora, questo spazio con grandi vetrate che si affacciano sull’Aniene è il suo studio. Con mostre a Londra, New York, Shangai, Parigi, Seoul e Tokyo, e libri d’artista (presentati nelle fiere di editoria a Parigi, Londra, Basilea e Amsterdam), ha co-curato FOTOGRAFIA. Festival Internazionale di Roma, e rivestito il ruolo di curatore nelle fondazioni Pastificio Cerere, Ermanno Casoli e Pescheria Centro Arti Visive, nonché quello di direttore della Fondazione Malaspina. Inoltre, da un paio di anni, si dedica a un progetto editoriale sulla città, pubblicando libri di artisti che hanno realizzato lavori a Roma.

L’ambiguità intrinseca nella fotografia è il principale campo di ricerca di Alessandro Dandini de Sylva. Perché essa contiene in sé, nello stesso momento, sia il pensiero di chi ha fotografato, sia quello che è stato fotografato. Livelli che, spesso, possono entrare in collisione. Così nelle sue immagini si rintraccia tale ambiguità, perché esse si muovono ai confini tra documentazione e astrazione: risultato di una certosina costruzione scenografica in studio che però contiene al suo interno elementi impossibili, immateriali. La serie Paesaggi, ottenuta attraverso la manipolazione della stampa, delle luci, crea mondi che in realtà non esistono ma che sembrano reali e dai quali emerge sempre un aspetto altamente pittorico. Interessato anche alla possibile rappresentazione del vuoto, i primi lavori dell’artista (Vuoti e Bruciature), selezionati al Talent Prize (2009), segnano i suoi iniziali passi artistici, distinti da precise tappe: la residenza all’Istituto di Cultura di Parigi, la personale da Operativa e la partecipazione al premio Shangai.

Il suo lavoro si inserisce in un filone di riflessione sul ruolo e sul significato della fotografia, sulla sua percezione, sul rapporto con la realtà e sui limiti del mezzo fotografico stesso.

Impegnato in progetti di ampio respiro, attualmente si sta dedicando alla serie Abbagli, dove acquista grande importanza l’imprevisto, legato alla reazione degli elementi coinvolti e scelti nello scatto (dalla luce alla bruciatura della pellicola, agli acidi utilizzati per lo sviluppo).

Forse penalizzati dal profondo impianto concettuale e filosofico, i suoi scatti necessitano di grandissima attenzione affinché si noti ‘il trucco’ che li sottende, nonché di un possibile strumento didascalico per individuarne i molteplici rimandi.

Ma proprio la necessità di osservare ogni sua fotografia in tutti i minimi dettagli invita lo spettatore a uno sguardo nuovo, a rallentare, attirandolo con la meraviglia. Il tempo, la durata divengono così ulteriori elementi portanti dei suoi scatti, necessari per individuare le stratificazioni (che potremmo chiamare ‘velature’ per ricongiungerci alla seduzione della pittura) e le ambiguità delle sue immagini, rendendo l’osservatore attivo, capace di elaborare una riflessione sulla visione e sulle sue suggestioni.

Foto di Eleonora Cerri Pecorella
Foto di Eleonora Cerri Pecorella