Ragusa 1977
Vive a lavora a Roma
Studio visit di Nicolas Martino
19 luglio 2024

Nel suo precedente studio visit, Daniela Trincia scriveva che «l’invito di José Angelino è quello di avvicinarsi ai suoi lavori, anche a livello emozionale, affinché si attivino riflessioni, si raggiunga una maggiore comprensione, anzitutto dell’appartenenza di ciascuno al tutto». Questa osservazione mi ha portato a voler approfondire ulteriormente l’analisi del lavoro di un artista che si muove al confine tra fisica, arte e filosofia. Angelino, infatti, ha una solida formazione in fisica e neuroscienze – ha studiato e lavorato alla Sapienza ‒, ma ha deciso di dedicarsi alle arti visive, continuando la sua ricerca con un linguaggio diverso.

Come altri artisti della sua generazione, di cui abbiamo parlato in questa rubrica, anche Angelino ha capito come i confini tra arte e scienza siano molto meno solidi di quanto si potrebbe erroneamente pensare, e porta avanti un lavoro che dimostra come il linguaggio dell’arte, oggi, riesca a farsi antropologicamente discorso e interrogazione intorno alla condizione umana e sociale, a partire dalle ricerche che per secoli sono state portate avanti parallelamente dalla filosofia e dalle scienze. Qui è bene sottolineare che anche i confini tra saperi umanistici e scientifici sono puramente ideologici, poiché non è possibile fare filosofia senza seguire i principi della fisica né viceversa sviluppare una seria ricerca scientifica senza porsi interrogativi filosofici.

Ascoltandolo parlare dei suoi lavori, viene da pensare a Goethe e ai suoi scritti sulla natura dell’essere; in particolare sembra di sentir parlare il personaggio di un film di Sergio Staino del 1989, Cavalli si nasce, che durante il suo viaggio nel sud dell’Italia, ispirato dal pensatore tedesco, si chiedeva come mai essendo unica la materia le forme fossero molte e diverse. Le ricerca sulla risonanza di Schumann, sulla luce e sulla vibrazione, sulle onde sonore e il flusso dei gas, sull’energia elettrica e le strutture dissipative (non è un caso che figurino tra i suoi interessi anche le ricerche di Prigogine) portano inevitabilmente a un’interrogazione sul ‘senso’ o ‘non senso’ della vita e quindi della morte. Se per Angelino dalla fisica quantistica alla “filosofia dell’assurdo” di Camus il passo è breve, si potrebbe anche e giustamente ricordare il legame strutturale tra la filosofia materialista e la ricerca sull’atomo e il suo clinamen. Nel mistero della natura si nasconde il mistero dell’uomo, ed è un merito della ricerca artistica di José Angelino quello di collocarsi lungo la linea profonda tracciata dalla cosmologia che, da quella più antica a quella post-classica, cerca, nel particolare o nell’infinitamente piccolo, ciò che è più grande e generale. Il suo, insomma, è un lavoro che dimostra chiaramente come oggi quello dell’arte possa essere un linguaggio attraverso il quale fare ricerca intorno all’essere e all’uomo superando la frontiera del linguaggio alfabetico e matematico, ma senza sacrificare il rigore del metodo. In questo senso potremmo rimandare ad alcuni suoi lavori più recenti come Sintonie (2022), Resistenze (2021), Lipari (2021), Corteggiamenti (2019), che restituiscono in maniera suggestiva e coinvolgente gli enigmi del ritaglio spazio-temporale che abitiamo.

Oggi, nel suo studio, che in realtà è uno spazio mobile tra quello estivo, quello romano e quello milanese, si trovano molti progetti tra quelli già realizzati e quelli in realizzazione per una serie di prossimi appuntamenti. Se dovessimo individuare un punto di debolezza, come d’abitudine in queste schede, potremmo ravvisarlo in un rapporto non sempre del tutto risolto tra l’attitudine ‘cerebrale’ della ricerca e quella ‘emozionale’ dell’esperienza artistica, ovvero nella difficoltà ricettiva che talvolta alcuni potrebbero riscontrare nella restituzione formale dell’opera. Un limite che ogni artista supera nel tempo attraverso il lavoro quotidiano e quindi la disciplina costante che porta alla soluzione stilistica.

D’altra parte, un ulteriore punto di forza del lavoro di Angelino, oltre a quelli già evidenziati, sta nella capacità di individuare la stretta connessione tra ordine naturale e sociale, ovvero tra la natura sociale dell’umanità e quella fisico-chimica degli elementi naturali. Qui, insomma, la pratica artistica stringe una nuova e necessaria alleanza con altri saperi e con la teoria politica e sociale all’insegna di una epistemologia della complessità.