Jacopo Valentini

Modena 1990
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Elisa Carollo
4 luglio 2024

Jacopo Valentini ha fatto della fotografia il suo medium principale, per la creazione di topografie alternative che analizzino i contenuti culturali relativi al processo di significazione e identificazione dei luoghi.

Nell’adottare un approccio speculativo e perlopiù filosofico alla fotografia, la ricerca di Valentini si concentra in particolare su un’idea di dislocamento territoriale nell’immaginario comune. Ciò si traduce in una raccolta fotografica di tracce ed elementi del territorio che diventa pretesto per riattivare narrazioni, o riflettere sul nesso tra cultura/natura, fra cicli antropici e cicli naturali. Un esempio è il vasto progetto in corso “Vis Montium”, la cui ideazione parte dalla pietra Bismantova, tipica della regione reggio-emilliana, terra d’origine dell’artista, per avviare una speculazione che procede tramite frammenti visivi, evidenziando i significati e nessi culturali e letterari associati, ma anche le estensioni possibili in altri territori, sia reali che immaginari. Una serie di coralli, una forma di parmigiano coperta da un velo bianco, illustrazioni della divina commedia, una vetta di un’immaginaria montagna indiana manipolata digitalmente: nel suo procedere randomico, Valentini porta avanti una ricerca di resti e indizi ibridi, che poi riconfigura in composizioni il più delle volte tridimensionali, che agiscono con lo spazio e nello spazio. Ad esempio, nell’installazione realizzata al Forte Santa Tecla a Sanremo, poi entrata nella collezione permanente, l’artista stampa uno degli scatti della serie su tessuto per rendere l’opera penetrabile e abitabile dall’osservatore, agendo attraverso una traduzione materiale dell’immagine che ne preserva, e amplifica, le varie caratteristiche e suggestioni.

A partire dai riferimenti danteschi alla pietra Bismantova, descritta come punto di contatto fra terreno e ultraterreno, Valentini ha sviluppato con il bando Cantica 21 la serie Concerning Dante, in cui rintraccia nel territorio alcuni paesaggi danteschi, per poi mettervi in relazione opere di artisti passati e contemporanei che hanno rielaborato elementi dell’immaginario della divina commedia, da Rauschenberg a Nicola Martini : il risultato di questa fantasiosa ricognizione è un collage di immagini che spesso si astraggono già dal referente reale, per giocare piuttosto a livello di suggestioni simboliche e metaforiche. Riflettendo così sul rapporto tra testo letterario e paesaggio, la serie evidenzia come l’influenza del primo abbia plasmato la percezione dei luoghi, fino a renderli “danteschi”. Il lavoro è stato presentato poi all’interno del Museo Civico Medievale di Bologna, creando interessanti conversazioni con la collezione, in una tripartizione su tre piani fra inferno, purgatorio e paradiso.

Al momento della nostra visita, Valentini stava lavorando a una riproposizione di questo progetto presso la Pinacoteca Martini in Oderzo, ma soprattutto a una nuova opera multidimensionale da realizzare per un’azienda vinicola: un memoriale fotografico ed esperienziale che celebra una vigna di Lambrusco particolare, la Croce di Cristo. Le foto della Vigna troveranno anche qui una traduzione tridimensionale, con stampe a tessuto in dialogo spaziale con l’ambiente della cantina.

L’opera fotografica di Valentini appare talvolta tanto concettuale, randomica e frammentaria, da risultare criptica, e per questo può dipendere troppo dai testi di accompagnamento.

Tuttavia, la capacità dell’artista è quella di restituire efficacemente in forma fisica e spaziale speculazioni filosofiche sul senso del territorio, attraverso installazioni che spingono a riflettere sui significati che attribuiamo allo spazio, sia a livello collettivo che personale, nella nostra esperienza quotidiana.

Foto di I. Pasqui
Foto di N. Frydman