Clarissa Falco

Genova 1995
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Marco Bassan
2 luglio 2024

La ricerca artistica di Clarissa Falco è incentrata sull’ibridazione tra corpo e macchina, nell’intreccio tra tematiche legate all’identità, alla produzione tecnico-economica e alla fiction speculativa. Le sue opere traggono ispirazione dalla letteratura, dal cinema e dai fumetti cyberpunk, della fantascienza e dell’horror. Questi generi culturali, spesso considerati minori, vengono utilizzati dall’artista per la loro capacità di registrare i cambiamenti sociali, innescando domande e riflessioni sul presente.

La pratica scultorea di Falco esprime una semantica corporea a livello profondo, attraverso la creazione di opere che superano le dicotomie tra umano e artificiale, ragionando su un soggetto post-tecnologico al confine tra vita, morte e sofferenza e unito in una simbiosi inevitabile con la tecnologia. Come nel film Alien (Scott, 1979), ma ancor di più come in Titane (Ducournau, 2021), le opere di Falco costituiscono mostri frutto di un qui e ora oramai trascorso, corpi estranei all’artista come secrezioni derivate dalla sua pratica. Il lavoro di Falco si inerisce all’interno di un filone artistico che esplora l’ibridazione e le evoluzioni tecnico-scientifiche legate alla contaminazione tra le macchine e i nostri corpi nell’era del Capitalocene harawaiano. Le macchine a cui l’artista fa riferimento appartengono a un campo discorsivo, scientifico e politico della tecnologia nel suo senso più ampio, quello che in termini più generici si può definire con le parole di Rosi Braidotti: “l’Altro inorganico.”

La sua pratica artistica propone una nuova estetica del corpo anomalo e una riflessione sulla vulnerabilità e la resilienza del soggetto postumano, attraverso opere che sfociano nel mostruoso ma che allo stesso tempo vengono ‘addolcite’, tramite l’uso ad esempio del rosa shocking, innescando nello spettatore un senso ironico nei confronti del futuro distopico come spesso è stato rappresentato. La lettura del suo lavoro affonda in una concezione arcaica, precedente alla filosofia estetica post-moderna, nel quale l’uomo, condizionato dal peccato originale, non può che produrre oggetti fallimentari e incidentati. Questi fallimenti tuttavia schiudono innumerevoli possibilità in uno spettro che passa dall’utopia alla distopia, creando s-oggetti che rimangono inevitabilmente contraddittori, in tensione con il mondo e con la vita stessa.

Attualmente, Clarissa Falco sta lavorando su una serie di opere che esplorano i legami tra vita, morte e tecnologia senza però fare uso di nuovi media o tecnologie complesse. Le sue sculture e performance cercano di trasfigurare la corporeità degli esseri viventi in oggetti cyborg, evidenziando la retorica della condanna delle pratiche di cosificazione e alienazione sociale prodotte dal capitalismo. Falco si interroga sui limiti politici, etici, sociali ed estetici del corpo, proponendo una rappresentazione del soggetto che unisca carne e metallo.

Seppur artefice di un’estetica fortemente riconoscibile, la ricerca di Falco non sempre riesce a produrre quel senso di misteriosa attrazione prodotta da opere che sembrano provenire dal futuro; a volte la composizione può risultare didascalica o troppo esplicita e narrativa. Il lavoro potrebbe beneficiare, nel processo di ricerca, di una dimensione ambientale che contestualizzi l’opera permettendole una fruizione diversa da quella dell’oggetto.

I punti di forza della ricerca di Falco includono la sua capacità di affrontare temi rilevanti e attuali attraverso una prospettiva critica innovativa. La sua arte è caratterizzata da un atteggiamento critico, ironico e sagace, attraverso il quale Falco realizza opere che si presentano come estremamente familiari e al contempo aliene.