Giovanni Chiamenti

Verona 1992
Vive e lavora a Milano e a Verona
Studio visit di Marco Bassan
22 giugno 2024              

Nel suo precedente studio visit, Elisa Carollo faceva emergere come il lavoro di Giovanni Chiamenti sia complesso e stratificato, con una pratica orientata alla comprensione delle sfide antropologiche, ecologiche e sociali del prossimo futuro. La forte contaminazione con il mondo scientifico e l’impiego frequente di elementi sci-fi rivelano la ricchezza dell’immaginario dell’artista, mostrando inoltre la sua capacità di fornire suggestioni e interessanti spunti di riflessione. Questo secondo studio visit ha come obiettivo quello di analizzare l’evoluzione del lavoro di Chiamenti, soprattutto in relazione alla sua capacità di mantenere viva la propria poetica interiore, a discapito della ‘freddezza’ che può rischiare di accompagnare una tale ricerca tecnico-scientifica.

Il lavoro dell’artista si basa su un impianto teorico-scientifico fortemente rigoroso, che si ispira su studi d’avanguardia: tesi di recente ideazione e teorie non ancora avvalorate che lasciano alla sua pratica un ampio raggio di potenzialità immaginifiche. Nutrendosi di saggi antropologici e testi filosofici, tra cui quelli di Donna Haraway, Timothy Morton, Anna Tsing e Carlo Rovelli, il suo lavoro si innesta su un filone di artisti fortemente contemporanei, che indagano le possibili evoluzioni antropologiche e genetiche della specie umana sulla terra, collegandosi a pratiche artistiche anche apparentemente molto lontane l’una dall’altra, come quelle di artisti come Nicolas Llamas, Bianca Bondi e Jean Marie Appriou, ma anche con le pratiche video di Hito Steyerl, Pierre Huyghe o Cyprien Gaillard.

Rimanendo sospeso tra un linguaggio tecnico-scientifico e uno immaginario e utopico, dall’estetica sci-fi, Chiamenti realizza immagini e sculture che sembrano appartenere a un altro mondo, come possibili variazioni del nostro percorso evolutivo. Nei suoi lavori è riscontrabile un interesse per le questioni ambientali e per le criticità dell’azione umana su larga scala, senza mai però impiegare la rappresentazione di forme antropomorfe, che scompaiono sullo sfondo della sua pratica per lasciare spazio a organismi alieni.

Da poco stabilitosi nel nuovo studio di Verona, l’artista è tornato dopo molti anni alla bidimensionalità della pittura, traducendo la pratica scultorea in schizzi e disegni, per far evolvere gli ultimi progetti in qualcosa di più immateriale, che possa approfondire una visione intima, non sempre evidente a un primo sguardo nelle sculture. L’altra serie su cui sta ragionando in questo periodo riguarda la creazione di una serie di fossili del futuro. Per sintetizzare la sua pratica in un oggetto, i plastiglomerati possono rappresentare perfettamente la ricerca di Chiamenti: rocce sedimentarie in cui la lava solidificata del vulcano si fonde con scarti di detriti di plastica, suggerendo come gli elementi naturali si stiano già adattando alle condizioni d’inquinamento prodotte dall’uomo, cercando soluzioni biologiche ed evolutive. La sua ricerca scientifica si sta concentrando sullo studio di grotte e caverne, mai attraversate dalla presenza dell’uomo, ma che nonostante questo risultano dense di microplastiche, in modo da esplorare l’adattabilità degli ecosistemi. L’interesse per la plastica è legato alla sua duttilità come materiale e anche alle possibilità di replicare e imitare le caratteristiche della natura, oltre che a rappresentare il simbolo per eccellenza del paradigma antropocentrico e della sua insostenibilità.

Le complessità criptiche e stratificate di alcune serie di lavori rendono la pratica di Chiamenti non immediatamente fruibile da parte del visitatore, che, pur rimanendo affascinato dalla forma, può avere necessità di una sinossi o un approfondimento per comprendere a fondo le implicazioni del lavoro. Forte di un’estetica originale e di una ricerca unica nel panorama degli artisti che indagano l’ibridizzazione e le conseguenze dell’antropocene, per meglio fruire il suo immaginario, potrebbe essere necessario per la sua pratica prediligere la realizzazione di installazioni in grandi dimensioni, così da poter permettere di cogliere appieno le visioni che mette in campo.

La rigorosa ricerca scientifica su studi pionieristici, la transdisciplinarietà, l’efficacia con cui il suo lavoro si inserisce nel contemporaneo, così come anche l’utilizzo di tecniche all’avanguardia, rendono Chiamenti un artista capace di fare ‘incursioni’ nel futuro, le quali ci mostrano, attraverso le sue opere, scenari in cui l’uomo è l’unico attore a rimanere fuori, per indicarci come l’essere umano sia l’unica specie a correre un effettivo rischio di estinzione.