Elena El Asmar

Firenze 1978
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Lorenzo Madaro
16 maggio 2024

Entrare nello studio di Elena El Asmar vuol dire confrontarsi con una dimensione di ricerca sofisticata e, insieme, apparentemente immediata, frutto di un lento e raffinato operare che riguarda il segno, i materiali, ma anche i processi attraverso i quali vengono adottati sia nelle sue opere bidimensionali che nelle sculture e nelle installazioni. Elena El Asmar ha esordito con una mostra personale, nel 2013, negli spazi di Srisa Gallery of Contemporary Art a Firenze, a cura di Pietro Gaglianò, il critico che probabilmente ha seguito con più attenzione e cura il suo lavoro. Precedentemente, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, aveva già elaborato un proprio alfabeto di forme e immagini destinate alla dissoluzione nel liquido generarsi della pittura stessa, sperimentando, investigando. Tra le collettive, tante presenze in spazi privati e pubblici, tra cui il Complesso museale di Santa Maria della Scala a Siena, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, Centrale Contemporary Art a Bruxelles e Orlando Museum a Orlando, negli USA. È tra i fondatori di Madeinfilandia, in Toscana, e di spazio C.O.S.M.O. a Milano, dove ospita ogni anno artisti di differenti generazioni.

Elena El Asmar ricerca forme e tracce con cui poi ricostruisce perimetri e spazi di un universo visionario e quindi onirico. Prende in prestito con consapevole poeticità suggestioni medio-orientali e le mescola con un rigore di impronta rinascimentale, mixa con cura, impegno e con una naturalezza insieme pacata e forte, delicata e potente nelle sue carte, sulle superfici delle sue tele e dei suoi arazzi. D’altronde, le sue origini famigliari (padre libanese, madre toscana) derivano dall’incontro tra queste due culture, quasi un doppio registro che però nel proprio lavoro artistico ha sempre saputo conciliare con efficacia. Il suo lavoro scaturisce e sollecita una meditazione quasi spirituale, una disciplina dello sguardo, nonostante non sia mai rigido o imperturbabile, al contrario, è lirico e metamorfico. L’ascendenza mediterranea del suo immaginario, frutto di suggestioni – il tema dell’ombra, che deriva da ricordi infantili nella sua casa di famiglia in Toscana, è primario, riguarda strettamente la sua ricerca e la formalizzazione del suo pensiero –, ma anche la capacità di muoversi con disinvolta libertà nelle pieghe di differenti linguaggi, tracciano le principali direzioni del lavoro dell’artista toscana. Esiste una linea dell’arte contemporanea che ha ancora una connessione con ciò che è femminile, ma non in termini meramente ideologici, bensì emotivi, concettuali, processuali. El Asmar rientra in questa genealogia, i suoi lavori sono, intimamente e fortemente femminili senza sfociare in slogan o altre mozioni cronachistiche.

Vetro, tessuti, luce, aria. Nello studio di El Asmar ci sono tanti lavori in produzione. Lei non lavora mai unicamente su un unico ciclo, ma su differenti cicli che di volta in volta riprende e prosegue. Una parte preponderante del suo lavoro attuale riguarda gli arazzi. Nella dipendenza ininterrotta tra le cose, tra le convivenze e i dialoghi dei fili bianchi e dei fili neri che si intrecciano, si manifesta la metamorfosi costante di un’immagine. Se all’inizio di questo ciclo, quasi una decina di anni fa, sulle superfici si manifestavano delle cartografie, oggi appaiono rarefatti brani di paesaggi di una memoria inesausta dove si rintracciano costanti apparizioni di luce. Sono gli spazi e le atmosfere notturne a incuriosirla.

In questi anni l’artista ha portato avanti, contestualmente, una ricerca sulla parola e di recente ha pubblicato una raccolta di poesie dal titolo C’era una volta ed era celeste (per l’editore La Vita Felice). Penso che in futuro sarebbe particolarmente interessante se Elena El Asmar volesse coniugare la dimensione della materia con quella della parola, in un unico grande o piccolo intreccio di segni e di ulteriori tracce orientate verso una decodificazione tangibile o impercettibile di strati di senso.

Per Elena El Asmar il disegno «è un sismografo dell’anima capace di captare ogni più piccola e remota vibrazione dell’animo umano». Ecco, penso sia questa la grande energia intrinseca di tutto il suo lavoro, dal piccolo disegno acquerellato al grande arazzo, dalle installazioni con le architetture di vetro affiancate e costantemente rielaborate, ai dipinti su tela e carta. Elena El Asmar è per una ricerca che preserva, ancora e fortunatamente, la dimensione umana del fare in tutte le sue declinazioni poetiche.