Andrea Mastrovito

Bergamo 1978
Vive e lavora a New York e a Bergamo
Studio visit di Elisa Carollo
16 febbraio 2024

Andrea Mastrovito è un artista italiano che ha posto il disegno al centro della sua pratica, trasformandolo in uno strumento per mappare la contemporaneità e le storie che l’attraversano. Il disegno viene usato da Mastrovito per delineare i confini tra tempo e spazio, realtà e finzione, traducendo, fra i vari supporti che possono ospitarlo, una osservazione al contempo critica ed empatica del reale. Come descritto nel precedente studio visit a cura di Lara Demori, Mastrovito fa propria la lezione di Vasari e usa il disegno come logos universale, tramite il segno grafico che registra gli eventi e li interseca con narrazioni da altri spazi e luoghi.

Vorrei quindi concentrarmi su alcuni dei più recenti progetti in cui l’artista ha applicato questo strumento di lettura della realtà e su alcune delle consapevolezze del suo utilizzo che lui stesso ammette di aver sviluppato più di recente. L’uso del disegno come strumento di comprensione, misurazione e interrogazione del reale, talvolta, avvicina Mastrovito ad altri artisti internazionali, come il collega messicano Jorge Méndez Blake, la cui arte si connette similmente all’architettura, alla società, alla letteratura e ad altri sistemi di narrazione condivisa. Al contempo, Mastrovito mantiene però una singolare attenzione al quotidiano, muovendosi agilmente tra contenuti filosofici e teologici alti, proponendosi, tuttavia, anche come traduttore di eventi umili, sulla base di una piena fiducia nelle possibilità del segno manuale sopra altre possibilità documentative dei nuovi media.

Come Mastrovito confessa, il progetto realizzato nel 2022 durante la residenza al Proa51 di Buenos Aires (quindici metri di disegni fra calchi di oggetti di scarto e una rappresentazione metaforica dei sottoboschi della città), gli ha permesso di prendere consapevolezza del disegno come strumento di conoscenza, che procede tramite la ripresentazione/riscrittura del reale, e permette così di passare dall’osservazione all’analisi di quanto ci circonda e delle narrazioni attraverso altri mezzi linguistici e di espressione a disposizione dell’uomo. La stratificazione di narrazioni che l’artista realizza nei suoi frottages, ha appunto lo scopo di dimostrare questa multidimensionalità fra il racconto che facciamo del reale e la sua inevitabile lettura plurale, delle inevitabili dialettiche e delle antinomie che si possono creare tra queste. Un esempio recente è l’opera esposta al Mart di Rovereto: una testimonianza drammatica della complessità del tempo che stiamo vivendo, dove l’artista ha sovrapposto alla Melancholia di Dürer, la riproduzione di una foto in cui una donna incinta viene soccorsa durante il primo giorno di bombardamenti in Ucraina. Talvolta i lavori di Mastrovito si fanno più narrativi e diretti, come nel caso delle recenti commissioni per edifici religiosi, ultima delle quali quella di Tortona, che racconta la figura di Don Orione.

Al momento del nostro incontro, Mastrovito stava per installare un nuovo, ampio lavoro, una rappresentazione metaforica della storia dell’Armenia, che anticipa la sua personale in una galleria di Ginevra. Per questa nuova mostra concepirà anche un’ampia installazione di alberi, una foresta di narrazioni su frottage da attraversare. Come l’artista stesso osserva, nell’ultimo periodo le sue opere si sono sempre più mosse a rappresentare immagini di salvezza, una possibilità di rigenerazione nonostante la fragilità di questo momento storico, sociale, geopolitico e umano. Anche la sofferenza è così rappresentata come possibilità di consapevolezza e conoscenza della realtà.

La pratica di Mastrovito rischia di apparire, talvolta, incoerente e frammentaria per l’eclettica scelta di contenuti e di narrazioni e per la varietà dei media utilizzati, mancando di quella cifra distintiva che talvolta il sistema dell’arte, e soprattutto il suo mercato, richiede.

Tuttavia, è proprio questa multidimensionalità e capacità di destreggiarsi fra vari materiali e saperi artigianali che l’artista è in grado di muoversi agilmente fra sfera pubblica e privata e arrivare con le sue opere anche a pubblici al di fuori del sistema dell’arte.

Il valore dell’opera di Mastrovito risiede in questa capacità di usare l’universalità del disegno come strumento di coscienza storica, tramite la creazione di narrazioni visive comprensibili a pubblici diversi. In maniera simile alle opere che fin dal principio hanno ornato le chiese, i suoi disegni permettono di trasmettere universalmente narrazioni e valori aldilà di qualunque codice linguistico, alfabeto e capacità di lettura del medesimo. Come ampiamente dimostrato dall’iniziativa della Drawing Hall a Bergamo e dalla pubblicazione monografica Drawing To Know, il disegno di Mastrovito è sempre più strumento di conoscenza umana, e condivisione della medesima.