Goldschmied & Chiari

Sara Goldschmied, Arzignano 1975; Eleonora Chiari, Roma 1971
Lavorano come duo dal 2001 a Milano
studio visit di Daniela Trincia
11 febbraio 2024

Come già evidenziato da Elisa Carollo nel suo primo studio visit, Sara Goldschmied ed Eleonora Chiari rappresentano un caso pressoché unico nel panorama dell’arte del nostro Paese, per essere un duo al femminile che collabora dal 2001 e che, da allora, conduce una ricerca che intreccia femminismo, ecologia e attivismo, nonché una riflessione sull’identità, affinché non sia più dualistica. Una riflessione espressa soprattutto attraverso la performance, ma anche con video, fotografie, installazioni, musica, sculture, specchi, vetri. Sebbene il sodalizio artistico risalga ufficialmente alla partecipazione alla loro prima mostra come Goldiechiari (Prototipi 01, 2001, Fondazione Olivetti, Roma), il loro incontro è avvenuto tempo prima e già da quattro anni collaboravano insieme in alcuni progetti, tra cui Endomedrio, che riguardava la performance e la fotografia, molto legato al mondo femminile, col quale avevano coinvoltoballerine, attiviste, scrittrici, intercettate soprattutto nel loro mondo di amicizie. Sempre partendo da uno stretto confronto tra loro e da lunghi dialoghi, volendo sempre spostare lo sguardo, la visuale, la prospettiva, dello spettatore, seducendolo per poi svelare il vero contenuto delle loro opere.

Quelle ambientali e femministe sono tematiche nodali nelle ricerche di numerosi artisti, però, generalmente, hanno declinazioni più evidenti per l’una o per l’altra. In ambito italiano le possiamo rintracciare, la prima, in Andreco, Federica di Pietrantonio, Maria Grazia Pontorno e, a livello internazionale, in Elger Esser e Fiona Banner; la seconda, in Elena Bellantoni, Silvia Giambrone, Romina Bassu, Grossi&Maglioni e, in ambito internazionale, in Anna Maria Maiolino e Mika Rottemberg.

I temi affrontati da Goldschmied & Chiari, il femminismo, l’identità, la sessualità, l’ecologia e l’attivismo, alla luce dello stato corrente della situazione eco-sociopolitica e di alcuni recenti fatti di cronaca, sono argomenti non solo di grande attualità ma che, proprio per la loro portata e per i loro esiti, devono essere costantemente attenzionati e posti al centro dell’impegno collettivo, anche di resistenza e di azione. E l’indiscussa capacità che ha l’arte di porre domande e forzare riflessioni, può di certo aumentare la sensibilità collettiva nei confronti dell’abbattimento delle disparità di genere e di difesa dell’ambiente; ma anche dei concetti di nazionalità, della rappresentazione della storia italiana.

Dopo aver presentato a Firenze il video Cloud, accompagnato da una serie fotografica su vetro e specchio, in cui tentano di rendere scultoreo il fumo dei fumogeni, hanno lavorato al progetto, sempre performativo, per la Biennale di Malta.

Le loro opere risultano sempre provocatorie, nonostante la resa estetica sia seducente, erroneamente vista, a volte, decorativa (come sottolineato anche da Elisa Carollo).

Come spesso accade, però, tale aspetto (come negli Specchi/Medusa), è solo una trappola per ingannare l’osservatore che, avvicinandosi ai loro lavori senza preconcetti, si trova a fronteggiare tematiche scomode e sollecitato a prendere posizione.