Antonio Managò, Busto Arsizio 1978; Simone Zecubi, Gallarate 1979
Duo artistico formatosi nel 2008 a Milano dove tutt’ora vive e lavora
Studio visit di Elisa Carollo
13 gennaio 2024

Lavorando in maniera complementare tra fotografia e video, il duo si è reso noto per le composizioni fotografiche talmente rigorose e sofisticate da mettere alla prova il confine tra immagine digitale e realtà fisica. Realizzate senza alcuna manipolazione ed editing successivo, le opere di J&Peg sono il risultato di una magistrale messa in scena di luci, colori e texture dei soggetti scelti.

Dopo le prime sperimentazioni condivise in Accademia, la carriera del duo è rapidamente decollata, presentando il proprio lavoro alla fiera di Bologna, dove si è fatto subito notare per un tipo di fotografia artistica all’epoca pressoché unica nello scenario italiano e più vicina a un approccio ai nuovi media come quello praticato da Matthew Barney e Bill Viola. I rispettivi background ─ di Simone in Scenografia e di Antonio in Fotografia ─ sono complementari e permettono al duo di esplorare una dimensione estetica che lascia spazio a una performance di oggetti, luci e ombre così perfetta da sembrare irreale. Artisticamente nato con la rete e le immagini digitali, sin dall’inizio il duo ha voluto sfidare questi nuovi linguaggi e le loro possibilità, creando immagini disorientanti, cortocircuiti fra realtà e finzione. Le composizioni create da J&Peg includono sempre un aspetto performativo, non solo nel caso di soggetti umani, ma anche nelle nature morte, che si configurano come vere e proprie performance randomiche di oggetti.

Al momento del nostro incontro, tuttavia, il duo ammette di trovarsi al termine di un interessante periodo di decostruzione della propria pratica che lo ha portato a spogliare la propria produzione visiva di molti tecnicismi e filtri che l’hanno caratterizzata finora. Il duo ha intrapreso la via di una ricerca più emozionale e quasi psicologica dei soggetti, ripresi a un livello più metaforico che diretto e in una dimensione più relazionale della pratica fotografica e video. Protagonisti della nuova serie di lavori sono soggetti apparentemente neutri ed inerti ─ come fogli di carta stropicciata ─ che rappresentano però il risultato di precise reazioni emozionali dei soggetti quando vengono sottoposti a specifiche domande. Con questo progetto, che si avvicina a un approccio tipico dell’arte relazionale, il duo intende esplorare le sensazioni interne del soggetto: l’idea è di catturare il sentire nel suo divenire, in un momento di reazione ed espressione che si traduce in qualcosa di materiale e tuttavia altamente simbolico tra realtà interiore ed esteriore.

Con questo nuovo corpo di lavori il duo riesce così a spogliarsi di quell’estremo tecnicismo che rende le sue immagini rarefatte, spesso talmente surreali da risultare aliene, relegando l’opera finale a un apprezzamento puramente estetico. Rispetto a quell’artificiosità e saturazione dell’immagine, i nuovi lavori trovano organicità tanto nel soggetto come nel processo che li genera, essendo basati su una profonda analisi psicologica e sociologica. Al contempo, questo nuovo corpo di lavori, che il duo sta ultimando, pare spingere la ricerca verso un’interessante esplorazione sulle possibilità del medium fotografico di catturare e restituire il reale, che non è più solo quello fisico ma anche quello emotivo e psicologico dei soggetti rappresentati, portando così a una nuova potenzialità espressiva.