Rachele Maistrello

Vittorio Veneto 1986
Vive a Bologna
Studio Visit di Elena Forin
3 gennaio 2023

Rachele Maistrello si è formata allo IUAV di Venezia, nell’atelier di Annette Messager dell’ENSBA di Parigi, e al dipartimento di fotografia dello ZHDK di Zurigo.

La sua ricerca si articola lungo diverse direttrici e impiega fonti e strumenti digitali insieme a componenti analogiche o legate a forme di artigianato. La fotografia ha un ruolo centrale, ed è impiegata insieme ad altri linguaggi per raccontare la connessione tra individuo e ambiente e la loro reciproca contaminazione nel definire la sfera dell’identità. Nelle serie fotografiche è inoltre ricorrente la presenza di cut-outs bidimensionali, cellule visive e di senso che vengono stampate in grande dimensione e rifotografate con strumenti analogici per creare interferenze e cortocircuiti nella narrazione visiva.

Spesso le sue mostre si presentano nella forma di archivi in cui foto, lettere, video, suoni e immagini documentano l’esistenza eroica di figure che hanno compiuto azioni apparentemente normali, ma al tempo stesso straordinarie. All’interno della tendenza diffusa di presentazione del lavoro attraverso la condivisione di documenti d’archivio, Maistrello trova però una sua posizione autonoma e personale: i documenti, infatti, sono solo uno degli elementi di una visione installativa che unisce aspetti concettuali, linguistici, sensoriali, narrativi ed estetici.

Recentemente ha esposto al MAXXI di Roma e al PAC di Milano Blue Diamond, il secondo ciclo dedicato all’acrobata Gao Yue, già protagonista di Green Diamond (2018-2021, prodotto grazie al Museo Inside Out di Beijing e presentato in diversi musei e festival europei), che prendeva il titolo dal nome di un’azienda di Pechino specializzata in microchip capaci di stimolare sensazioni naturali. Gao Yue era stata scelta per le sue capacità fisiche: l’arte acrobatica, l’unica sopravvissuta alle restrizioni del regime cinese, non è legata allo sviluppo di un plot o a contenuti sensibili, ed essendo concentrata sul rapporto tra corpo e gestualità, permette di stabilire una relazione particolare con lo spazio. Gao viene quindi assunta per testare i sensori e attivarli per creare sensazioni come il tocco del vento o del sole sulla pelle. La sua storia si desume attraverso l’epistolario e lo scambio che intrattiene con il suo innamorato, Li Jian Ping, il tecnico manutentore degli apparati tecnologici che conserva le tracce della vicenda lavorativa, sentimentale e umana che li lega. La Green Diamond però improvvisamente chiude e lei, che nel frattempo ha sviluppato una dipendenza dall’uso di questi sensori, interrompe ogni contatto con il mondo e sparisce.

Nel 2021 Rachele Maistrello riceve una cartella anonima con documenti, fotografie e registrazioni che hanno per oggetto delle sperimentazioni in ambiente marino: probabilmente la cartella apparteneva a Gao Yue. La ritroviamo quindi anni dopo: il suo percorso precedente l’ha portata a scendere negli abissi per indagare il mondo nascosto degli ultrasuoni. Alla Blue Diamond studia i cetacei e cerca di comunicare con i delfini, che usano il suono per misurare lo spazio: «come si può sentire andando oltre i sensi? I sensi nascondono o mostrano?» sembra chiedersi Gao Yue aprendosi a una diversa pratica cognitiva e percettiva. «Siamo parte di un “oceano” il cui fondale rimane oscuro ─ dice Maistrello ─. Invece di mettere delle barriere a questa oscurità̀, è solo accettandola nei nostri giorni, ritualizzandola, ascoltandola, che possiamo ritrovare un equilibrio con la nostra essenza profonda. Blue Diamond è un tentativo di parlare di questi bisogni».

Diapositive, appunti, stampe fotografiche e un video, The Hidden Shape, ricostruiscono per immagini, suoni e registrazioni alcuni esperimenti e un insieme di riflessioni su questa ricerca (fanta)scientifica estrema, di cui l’artista prova l’attendibilità e che coinvolge il pubblico in un ciclo di domande sui limiti e le frontiere biologiche e concettuali della conoscenza.

Il lavoro di Rachele Maistrello nasce da lunghi periodi di studio, osservazione, raccolta e produzione. Botanica, biologia, Storia, tradizione popolare, meditazione, scienza e universo digitale sono solo alcuni degli ambiti che ha toccato con Green Diamond e Blue Diamond: nel 2021 e 2022, ad esempio, ha incontrato i biologi della Jonian Dolphin Conservation di Taranto, ha investigato gli studi dell’apneista Jaques Mayol e la vicenda della sua allieva Angela Bandini, si è avvicinata all’indagine sulle deprivazioni sensoriali di John Lilly e ha acquisito l’archivio privato dell’apneista Loris Leghissa. Da questo percorso ha composto Blue Diamond alternandoforme di documentazione a opere immersive potentissime in cui emerge anche una raffinata attenzione al mondo delle immagini e ai supporti su cui queste possono essere condivise.

La profondità della sua ricerca concettuale e linguistica, insieme all’alternanza di stimoli così diversi, presuppone tempi di attenzione e di fruizione lunghi ─ e questo può non rendere sempre facile l’accesso al suo lavoro. D’altra parte, questi universi, oltre a toccare nel profondo chi li cerca e li avverte, proiettano lo spettatore in un mondo magico che fonde il carattere epico delle storie e dei personaggi alla dimensione utopica delle loro azioni, a una forma di teatralità mista tra digitale e analogico, a trame intriganti e misteriose, e infine alla sensazione di essere al medesimo tempo nel mondo reale, in quello onirico, in un tempo presente, passato, assurdo o inesistente.

Foto di Lorenzo Palmieri