Francesco Bertelé

Cantù 1978
Vive e lavora a Canzo e a Bihać
Studio visit di Chiara Pirozzi realizzato il 6 novembre 2023
30 dicembre 2023

Francesco Bertelé vive a Canzo, dove ha il suo studio/archivio, e nella città di Bihać, in Bosnia Erzegovina, dove da qualche anno ha avviato una collaborazione con il programma per rifugiati e migranti Mediterranean Hope,ideando il progetto Flamingo Loophole, una palestra gratuita per l’arrampicata concepita come occasione d’incontro fra popolazione locale e migranti in transito. La complessità dei temi indagati da Bertelé e la sua capacità di fondere la ricerca e la pratica artistica con una reale attività umanitaria, come evidenziato nel precedente studio visit, rappresentano uno stimolo a indagare ulteriormente gli sviluppi dei suoi progetti in corso.

Al centro dell’indagine di Bertelé c’è il corpo umano inteso come materia sensibile in grado di conformarsi all’ambiente o di influenzarlo nella sua declinazione fisica e tangibile o virtuale e smaterializzata. L’artista attraversa media differenti concependo continui passaggi di stato che, come una traduzione e spostando il significato, generano alterazioni dell’esperienza originata dall’opera stessa. Il corpo in Francesco Bertelé rappresenta un cardine intorno al quale si aprono una serie di temi fra i più urgenti e attuali indagati dagli artisti, in Italia come all’estero. A titolo d’esempio, in opere come Hic sunt dracones (2020) Bertelé crea un ambiente immersivo, ipertecnologico e iperconnesso che si espande oltre lo spazio fisico per trattare temi come la geopolitica del confine, la spettacolarizzazione del concetto di frontiera e l’impatto della tecnologia digitale sulla dimensione biopolitica della società contemporanea, proponendo un’esperienza totalizzante e multi-prospettica.

La ricerca di Francesco Bertelé risulta particolarmente significativa per la sua capacità di utilizzare sia i media tradizionali, che vengono costantemente ibridati con un immaginario sintetico generato dalle realtà virtuali, aumentate e mixed, sia i media digitali, che l’artista utilizza al fine di indagarne limiti e potenziali a partire dall’esperienza sensibile dell’individuo. Attraverso un processo di attualizzazione dei contenuti e di acquisizione di nuovi modelli, Bertelé applica processi legati a metodi partecipativi sia in riferimento alla produzione delle sue opere, che vedono coinvolti professionisti di altre discipline, sia nelle forme dell’incontro e della relazione con il fruitore dell’opera.

A novembre l’artista ha realizzato il secondo evento, dopo quello al Museo Madre del 2022, del progetto intitolato Else Space presso ilJonas Psychoanalytic Clinic Center di Trento che consiste in un dialogo, fruibile attraverso un visore VR e da remoto, tra il sociologo Andrea Mubi Brighenti e lo psicanalista Mauro Milanaccio, chiamati dall’artista a riflettere sul tema: «essere presenti in un altrove». Bertelé ha da poco presentato il libro Flamingo Loophole, parte dell’omonimo progetto, che raccoglie una serie di contributi, fra cui quelli di Pasquale Campanella e Alessandra Pioselli, sulla relazione fra pratica artistica, dinamiche umanitarie e committenza civica. Unitamente al libro, una mostra presso la Galleria Civica di Bihac espone gli esiti, i processi e le visioni dell’intero progetto in analisi. Nel mese di gennaio l’artista presenterà il film Centocapre ─ nato dall’omonimo progetto site specificrealizzato a Latronico nel 2014 nell’ambito del programma A cielo aperto ─ presso il Bulevard Art and Media Institute di Tirana all’interno del programma Kafe Kokoshka.

I progetti di Francesco Bertelé sono il frutto di un’incessante ricerca teorica che attraversa sia i temi indagati sia i media utilizzati. Le sue opere risultano complesse e stratificate rinunciando a esiti formali evocativi o simbolici in grado di coinvolgere in modo immediato lo spettatore ma richiedendo piuttosto maggior tempo per una comprensione profonda. In un’epoca che obbliga a forme di repentina interpretazione, le opere di Bertelé sembrano sfidare tali ritmi sfuggendo a una sintesi di forme e contenuti.

Pratica artistica e vissuto personale non sembrano avere in lui soluzione di continuità, la sua partecipazione attiva in operazioni umanitarie, da Lampedusa alla Bosnia, riesce a potenziare il valore e il significato delle sue opere che si mostrano prive di retorica e anti-simboliche.