Merano 1996
Vive e lavora a Merano
Studio visit di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi, Federico Palumbo)
1 dicembre 2023

Lo studio visit di Angel Moya Garcia a Silvia Capuzzo si focalizza, tra gli altri aspetti, sulla tecnica e sulla materia pittorica utilizzata, elemento da cui ripartiamo per la nostra analisi critica.

Attraverso stratificazioni trasparenti di allumina e amido di mais, che con il passare del tempo creano cristallizzazioni e ingiallimenti visibili in alcune porzioni di tela, i lavori dell’artista cambiano e si modificano. In un arco di tempo che varia a seconda dello spessore della pittura, si crea dunque un moto generativo o distruttivo che cancella o mette in risalto alcuni elementi dell’opera. Non si tratta tuttavia di un processo casuale o incerto: Capuzzo è ben consapevole di questi micro e macro cambiamenti, che portano la pittura iniziale ─ dolce, ondulata e caratterizzata da colori relativamente saturi ─ a svelare contorni frastagliati e taglienti dai colori cupi e scarni.

Questa atmosfera, che rimanda all’aggressiva consapevolezza del cambiamento repentino, si riflette anche nella scelta dei temi. Nonostante alcuni soggetti possano apparire buffi e ingenui, celano in realtà una storia più complessa, spesso ambigua. È il caso della pianta di Ailanto (Ailanti, 2022), unico verde presente nelle opere di Capuzzo, una pianta ornamentale introdotta in Europa che si scopre, nel corso dei secoli successivi, essere infestante; o ancora delle allodole, che sono in realtà trofei di caccia (Lana due, 2022).

Proprio nell’ultimo periodo, l’artista si è trovata a riflettere sulla sua vicinanza ad alcuni pittori, come ad esempio Michaël Borremans o, andando indietro nel tempo, Felice Casorati, Mario Sironi (in modo particolare per la stratificazione materica) e El Greco. Si tratta di autori da cui Capuzzo seleziona elementi specifici per riportarli, in una personale rielaborazione, nelle sue opere. E per quanto riguarda gli artisti italiani contemporanei: Oscar Giaconia, con il quale sente un’affinità nel modo di trattare la pittura; Yuri Ancarani, Christian Jankowski e il collettivo Forensic Architecture, artisti che hanno poco a che fare con la pittura ma che, forse, hanno in comune con lei la stessa aggressività celata.

Capuzzo porta avanti un’originale lettura della pratica pittorica, che diventa mezzo e materia per la creazione di immagini ambigue e mai innocenti, cariche di significati altri. Si tratta dunque di un discorso legato al fare e alla composizione dell’immagine, attraverso i suoi elementi primari. Queste riflessioni si traducono in ciò che lei definisce un «modo astratto di fare figurazione»; riflessioni che non sono mai da intendere come un autoreferenziale feticismo legato alla pittura bensì riflettono una padronanza del mezzo che l’artista apprezza anche quando riscontrabile in altri media, ad esempio, nel cinema. Questo passaggio di senso, fa sì che Capuzzo non cada mai in un accademismo fine a sé stesso.

Le opere realizzate nell’ultimo anno ─ a tutti gli effetti un ciclo pittorico ─ sono legate dalla medesima tecnica trasformativa sopra descritta.

Capuzzo si trova ora in un momento di ricerca, che la sta portando a ragionare su altri soggetti e nuovi approcci pittorici. L’artista vorrebbe iniziare un ciclo più ampio con l’aspirazione di soffermarsi su meno elementi, ma più precisi. Anche il disegno, attualmente usato solo in fase progettuale, potrebbe trovare una nuova ragion d’essere, probabilmente con una maggiore autonomia.

La mancanza di una documentazione in grado di raccontare e rendere più evidente tutte le fasi di mutazione dell’opera, potrebbe essere considerata una lacuna nella produzione dell’artista, nonché un punto critico sul quale prestare maggiore attenzione in futuro.

La consapevolezza tecnica ─ anche di fronte a materiali insoliti e difficilmente prevedibili ─ sia cromatica sia compositiva, sono per noi evidenti punti di forza, che rendono la ricerca dell’artista solida e riconoscibile nel vivace contesto contemporaneo. Interessante sarà capire come evolverà ulteriormente in futuro, soprattutto alla luce della sua attuale ridefinizione.